il Punto Coldiretti

Pianificazione urbanistica, più potere alle associazioni ambientaliste

Le associazioni ambientaliste sono legittimate ad impugnare gli atti di pianificazione urbanistica destinati a produrre effetti negativi sull’ambiente. Lo conferma il Consiglio di Stato in una recente pronuncia che ha visto un’associazione ambientalista opporsi alla scelta di un Comune di consentire la trasformazione di un’area agricola di 27.000 mq in un insediamento residenziale da riempire con dieci palazzine e un ristorante, con una perdita evidente di terreni coltivabili.

L’importanza della pronuncia risiede nell’aver riconosciuto alla materia ambientale un proprio valore la cui intensità è destinata ad aumentare con la crescente consapevolezza acquisita dai cittadini sul ruolo che l’ambiente riveste nel rapporto con il territorio, la salute, l’alimentazione e, più in generale, con la qualità della vita.

Non è vero, dunque, che le associazioni ambientaliste possano ricorrere in giudizio solo per questioni paesaggistiche, espressione di interessi diffusi che appartengono ad intere collettività, ma possono intervenire anche in questioni urbanistiche riguardanti soggetti ben identificati quando le loro azioni sono in grado di produrre impatti negativi sull’ambiente a danno della comunità non direttamente coinvolta.

L’orientamento espresso dal Consiglio di Stato risulta ampiamente confermato da numerose sentenze precedenti che riconoscono alle associazioni ambientaliste la facoltà di agire in giudizio non solo per interessi ambientali in senso stretto ma anche per interessi ambientali in senso lato, che comprendono la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio urbano, rurale, naturale, dei centri storici, del patrimonio artistico e culturale e di tutti i beni e i valori che conferiscono un’impronta originale ed irripetibile ad un territorio.

La pianificazione urbanistica, d’altra parte, non si limita a garantire l’ordinato sviluppo edilizio del territorio perché la destinazione di un’area ad una specifica finalità edilizia impone sempre un bilanciamento tra numerosi interessi pubblici, tra i quali l’ambiente svolge un ruolo fondamentale.  

Il rilascio di un’autorizzazione edilizia alla realizzazione di una civile abitazione, di uffici pubblici o di opifici industriali o artigianali, implica, dunque, una valutazione preliminare degli effetti sull’ambiente, affinché il diritto riconosciuto a singoli individui o l’autorizzazione all’esercizio di un’attività d’impresa non si ponga in contrasto con gli interessi della collettività.

È del tutto evidente, pertanto, l’interesse di un’associazione ambientalista ad impugnare un atto relativo alla pianificazione urbanistica che prevede una perdita irreversibile di suoli destinati all’agricoltura a fronte di una cementificazione che potrebbe essere evitata attraverso il recupero di aree già urbanizzate.

La sentenza, dunque, si pone in continuità non solo con le esigenze di contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato espresse dal disegno di legge del 3 febbraio 2014 che richiama l’obiettivo fissato dall’Unione europea del consumo di suolo pari a zero nel 2050, ma anche con gli ultimi dati riportati dal Rapporto Ispra del 2014 sul consumo di suolo in Italia, che denunciano la quotidiana cementificazione di terre sottratte all’agricoltura con perdite irreversibili di risorse destinate ad esaurirsi e l’aumento dei rischi legati ai disastri idrogeologici.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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