Fondi pensione, aumentano gli iscritti di oltre 5 punti percentuali
Un settore, quello della nuova previdenza, che vale 313 miliardi di euro e conta tra iscritti e pensionati oltre 12 milioni di persone. Le turbolenze dei mercati finanziari hanno inciso sui risultati di gestione delle forme complementari registrando perdite, in particolare, nei comparti azionari del -11,7% nei fondi negoziali, -12,5% nei fondi aperti e – 13,2% nei Pip. A rilevarlo, l’ultimo rapporto Covip del 7 giugno scorso, che nonostante tutto registra un numero di aderenti in ascesa: il tasso di partecipazione, infatti, sale al 36,2% del totale della forza lavoro, contro il 34,7% del 2021, ma è ancora troppo basso, se paragonato alla platea potenziale di oltre 25 milioni di occupati in media. La crescita è dovuta per lo più a 14 fondi, dove si applica l’adesione contrattuale. Le risorse destinate alle prestazioni di previdenza complementare diminuiscono di 3,6 punti percentuali rispetto al 2021 e sono in totale 205,6 miliardi di euro, attestandosi al 10,8% del PIL e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Ma qual è l’identikit del lavoratore che aderisce alla previdenza complementare? Tra i dipendenti iscritti, 590 mila appartengono al settore pubblico. Nettamente inferiore il numero di lavoratori autonomi aderenti, ossia 1,169 milioni (+1,5% rispetto al 2021), dei quali 677 mila hanno scelto di aderire ai Pip “nuovi” e 421 mila alla categoria ai fondi aperti. Vi sono poi soggetti diversi dai lavoratori circa 1,388 milioni denominati “altri iscritti” (+3,2% rispetto al 2021), ovvero, coloro che sono fiscalmente a carico, coloro che hanno perso i requisiti di partecipazione alla forma pensionistica per perdita o cambio di lavoro, ovvero, per pensionamento obbligatorio e, soprattutto, altri soggetti non classificati per i quali la forma pensionistica non dispone di informazioni aggiornate sulla situazione occupazionale. I tassi maggiori di partecipazione sono in quelle realtà dove l’offerta previdenziale è completata da iniziative di tipo territoriale, come in Trentino-Alto Adige (58,4% delle forze di lavoro), Valle d’Aosta (45,7%) e Veneto (44,9%). Il Friuli-Venezia Giulia restituisce il 42,4% e la Lombardia il 39,3%. Nelle regioni del Centro Italia, invece, il Lazio registra un tasso di adesione del 30,3%, mentre il Sud restituisce valori più bassi e decisamente inferiori alla media nazionale. In particolare, Campania e Sardegna restituiscono, invece, valori minimi intorno al 27%.
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