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Pensioni, anche la Cassa forense adotta il metodo di calcolo contributivo

Grosse novità in arrivo, non solo per i pensionati italiani che aspettano di conoscere i contenuti nel dettaglio della prossima legge di bilancio, ma anche per gli iscritti alla Cassa Forense.

Anche la Cassa Forense, in tema di previdenza, dal 2024 cambia volto a seguito del nuovo Regolamento, deliberato dal Comitato dei Delegati di Cassa Forense, dopo due anni di attento studio da parte di un’apposita Commissione. Il nuovo Regolamento della Previdenza sarà inviato ai Ministeri Vigilanti per l’approvazione unitamente alla relazione tecnico attuariale ed è prevista la sua entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2024.

La nuova Riforma traghetterà gradualmente anche la classe forense verso il sistema pensionistico dell’Avvocatura dal calcolo retributivo delle pensioni a quello contributivo, per cui si colgono punti in comune della c.d. “Riforma Dini” (legge 335/95) e si legge l’intento di ripensare il sistema previdenziale per non compromettere l’adeguatezza delle prestazioni delle future generazioni, senza penalizzare i diritti e le aspettative degli iscritti già pensionati o prossimi al pensionamento.

La Commissione che si è occupata di studiare la nuova Riforma per la Cassa Forense ha prestato molta attenzione ai “diritti quesiti’ e alle ‘aspettative’ in corso di maturazione, con assoluto rispetto del principio del pro-rata temporis.

La scelta della Cassa è stata dettata da esigenze di sostenibilità nel medio-lungo periodo, previste dall’ultimo bilancio tecnico attuariale a 30 anni, a causa della mutata demografia della professione.

Ma vediamo quali sono i punti cardine della Riforma per gli iscritti alla Cassa Forense. Si parla di entrata in vigore a gamba tesa del nuovo calcolo contributivo, che sarà applicato come metodo di calcolo per la pensione di tutti i nuovi iscritti.

L’anno spartiacque per i futuri pensionati avvocati sarà il 2023. Si farà, infatti, una distinzione tra chi ha o meno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 2023. Solamente coloro i quali potranno vantare almeno 18 anni di contribuzione a detta data conserveranno l’attuale sistema retributivo, con la modifica del coefficiente di rendimento per il calcolo della pensione da 1,40% a 1,30%, solo per gli anni successivi all’entrata in vigore della riforma.

Ci saranno poi coloro che presentano un’iscrizione inferiore a 18 anni al 31/12/2023, i quali si vedranno applicato un sistema di calcolo “misto”, equivalente al contributivo pro-rata, ovvero il retributivo sarà applicato per tutti gli anni antecedenti al 2024, mentre contributivo per gli anni successivi.

Ma le novità non sono finite qui. È previsto un aumento graduale dell’aliquota per il calcolo del contributo soggettivo di due punti (16% dal 2024 e 17% dal 2026), d’altro canto diminuisce, invece, il contributo soggettivo minimo da circa 3.000 euro attuali a 2.200 euro per andare a tutelare la fascia più fragile dell’Avvocatura con un reddito inferiore a 17.324€, la quale vedrà ridursi sostanzialmente la contribuzione da versare.

Sono previste, poi, misure di agevolazione per i nuovi iscritti. Per i primi quattro anni non sarà necessario il versamento del contributo minimo, ma la contribuzione soggettiva sarà direttamente proporzionale al reddito professionale prodotto. Fino all’ottavo anno, poi, vi sarà un abbattimento del contributo soggettivo minimo a 1.100€, ovvero del 50%. Si alza invece per i pensionati che continuano a lavorare l’aliquota del contributo soggettivo dal 7,5% al 10%, che però d’altro canto incrementeranno la loro pensione a scadenza triennale. Le regole per l’accesso ai pensionamenti di vecchiaia, vecchiaia anticipata e anzianità non cambieranno; solo per coloro che verseranno il primo contributo dal 2024 si avrà la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia con calcolo contributivo con soli 20 anni di anzianità contributiva, così come succede già per i contribuenti dell’INPS.

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