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Professionisti, il no all’iscrizione alla Gestione Separata dell’Inps

Le 20 Casse dei professionisti: avvocati, notai, medici, infermieri, farmacisti, architetti, agenti di commercio, commercialisti, geometri, ragionieri, consulenti del lavoro e così via difendono con forza la loro autonomia grazie al sistema introdotto dal D.Lgs. 509/1994, che ha disposto la privatizzazione di questi enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.

Un settore questo che, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Covip, registra un attivo alla fine del 2020 stimato in 100,7 miliardi, in crescita dal 2011 al 2020 in media del 6,8% annuo. Quanto agli iscritti: oltre 1,6 milioni secondo l’ultimo Rapporto Adepp, l’Associazione che riunisce gli Enti previdenziali privati.

A riaccendere di recente il dibattito su questi Enti, oltre il passaggio dal 1° luglio prossimo dall’Inpgi all’Inps della gestione previdenziale per i giornalisti dipendenti, c’è anche l’annosa questione relativa agli obblighi contributivi dei professionisti, che risultano iscritti ad Albi o Collegi professionali e che contemporaneamente all’attività professionale, svolgono anche un’altra attività di lavoro coperta da contribuzione. Questi professionisti a seguito di un’interpretazione giudizialmente sostenuta dall’Inps continuano a ricevere avvisi di addebito dall’Istituto, per l’iscrizione d’ufficio alla Gestione Separata, pur essendo già iscritti ad una propria cassa di previdenza.

Una possibile soluzione potrebbe arrivare da una proposta di Legge presentata il 16 marzo scorso alla Camera che intende superare l’interpretazione dell’Inps che comporta, di fatto, per questi professionisti una doppia imposizione previdenziale sulla medesima attività. Interpretazione su cui anche il tribunale di Rieti ha già chiesto l’intervento della Consulta per verificarne la legittimità costituzionale.

La proposta di Legge vuole escludere l’iscrizione presso la gestione separata dell’Inps dei liberi professionisti appartenenti a categorie già dotate di una propria Cassa di previdenza” a partire dal 1995 “con riferimento ai redditi percepiti a seguito dell’esercizio dell’attività prevista dal rispettivo Albo professionale”.

Nell’attesa di conoscere i passi successivi della proposta, conosciamo più da vicino il mondo delle Casse grazie ai dati contenuti nell’XI Rapporto Adepp: nel 2020 si contano 1.680.000 iscritti attivi, vale a dire +0,5% rispetto al 2019, + 28% in 16 anni. La crescita del numero di iscritti è dovuta in parte ai nuovi ingressi, in parte all’aumento dell’età di pensionamento e del numero di pensionati che continuano a esercitare l’attività professionale anche dopo il pensionamento. I liberi professionisti rappresentano circa il 6% dei lavoratori italiani. La maggior parte degli iscritti AdEPP rientra nelle fasce d’età 40-60 anni (circa il 53%). Negli ultimi 14 anni la percentuale di iscritte donne è cresciuta notevolmente, rappresentando, al 2020, il 41% del totale.

Fiorito Leo

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