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Quasi 15 milioni di italiani a rischio povertà o esclusione sociale

Nel nostro Paese, nel 2021 il rischio povertà o esclusione sociale è purtroppo talmente diffuso da aver raggiunto un quarto della popolazione, che corrisponde al 25,4% del totale (circa 14 milioni 983 mila persone). Ad affermarlo l’Istat nel rapporto “Condizioni di vita e reddito delle famiglie”, pubblicato il 10 ottobre scorso sulla base dei dati riferiti al 2021. Quanto alla tendenza, gli analisti evidenziano che la quota è sostanzialmente stabile rispetto al 2020 (25,3%) e al 2019 (25,6%).

L’Italia sopra la media europea. Le cose vanno peggio solo in Romania (34%), Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe 28%), in base ai dati Eurostat. In particolare, dall’ultima indagine dell’ufficio statistiche Ue emerge che nell’UE ci sono 95,4 milioni di persone, cioè il 21,7% della popolazione, a rischio di povertà o esclusione sociale, ossia vivevano nel 2021 in famiglie colpite da una delle seguenti condizioni: povertà, grave deprivazione sociale e/o residenza in una famiglia con intensità di lavoro molto bassa. Al contrario, le percentuali più basse si registrano nella Repubblica ceca (11%), Slovenia (13%) e Finlandia (14%).

Anche in Italia, come sempre il fenomeno è molto variabile sul territorio: la situazione peggiore resta nel Mezzogiorno, dove il rischio di povertà o esclusione sociale è del 41,2%, in diminuzione rispetto al 2019 (42,2%). La riduzione riguarda in particolare la Puglia e la Sicilia, mentre è in sensibile aumento in Campania per l’incremento della grave deprivazione e della bassa intensità lavorativa. Nel Nord-est, invece, con la minore quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, questo valore peggiora nel 2021 (14,2% rispetto al 13,2% del 2020 e del 2019), con il Trentino-Alto Adige e l’Emilia Romagna stabili sia nel 2020 sia nel 2021, il Friuli Venezia Giulia in calo nel 2021 (dopo il sensibile aumento nel 2020), il Veneto in crescita. Nel Nord-Ovest, il rischio di povertà o esclusione sociale riguarda il 17,1% degli individui (16,9% nel 2020, 16,4% nel 2019), con la Lombardia stabile, il Piemonte e la Liguria in aumento.

Più figli hai più alto il rischio. Nelle famiglie numerose il rischio è maggiore rispetto alle tipologie: per le coppie con figli, passa dal 24,7% del 2020 al 25,3% del 2021. Nel 2019 era al 24,1%.

Nel 2020, il reddito netto medio delle famiglie è di 32.812 euro annui, con una riduzione del 1,9% in termini nominali rispetto al 2019. Gli interventi di sostegno (reddito di cittadinanza e altre misure straordinarie) ne hanno limitato il calo (-0,9% in termini nominali, -0,8% in termini reali). La contrazione complessiva dei redditi familiari rispetto al 2007, anno che precede la prima crisi economica del nuovo millennio, resta ancora notevole, è del 6,2%. La contrazione è pari a -10,2% al Centro, a -7,8% nel Mezzogiorno, a -4,8% nel Nord-est e a -3,4% nel Nord-ovest. Guardando alle diverse tipologie familiari, sempre rispetto al 2007, la diminuzione è maggiore per le famiglie più numerose (-2,7% per quelle con tre componenti, -5,9% per quelle con quattro e -11,7% per le famiglie con cinque o più componenti), è molto più limitata per le famiglie con un solo componente (-0,6%) mentre le famiglie con due componenti registrano una lieve crescita (0,9%). Notevole la differenza tra la perdita subita dalle famiglie composte da soli cittadini italiani (-5%) e quella delle famiglie con almeno un componente straniero (-13,8%).

Cresce la disuguaglianza tra redditi nel 2020: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie più povere (5,7 nel 2019).

Fiorito Leo

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