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Ue: Covid, nuova malattia professionale per sanitari e lavoratori a rischio

Covid come malattia professionale nei settori dell’assistenza socio-sanitaria e domiciliare nonché, in un contesto pandemico, nei settori in cui sono maggiori le attività con un rischio comprovato di infezione. E’ questo il principio dell’intesa raggiunta il 19 maggio scorso dal Comitato consultivo Ue per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (Ccss), che ha chiesto a tutti gli Stati membri Ue, tra cui l’Italia, di aggiornare il proprio elenco nazionale delle patologie legate alle attività lavorative. La Commissione europea ha anche annunciato l’aggiornamento dell’attuale lista delle malattie di origine lavorativa.

La decisione Ue in accordo con lavoratori e datori di lavoro arriva pochi giorni prima della pubblicazione in Italia del nuovo report della Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail relativo ai contagi sul lavoro da Covid-19, con 260.750 infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto dall’inizio della pandemia, in crescita del 6,3% rispetto al monitoraggio precedente.

Infatti Covid – 19 è già riconosciuta dalla maggior parte degli Stati membri come malattia professionale o infortunio sul lavoro, ma questa intesa Ue è ora importante per promuoverne il riconoscimento come malattia professionale da parte di tutti gli Stati membri.

Secondo quanto dichiarato da Nicolas Schmit, Commissario Ue al Lavoro e diritti sociali, questo accordo invia un segnale politico forte per riconoscere non solo l’impatto del Covid sui lavoratori, ma anche il contributo fondamentale del personale socio-sanitario e degli altri lavoratori esposti ad un rischio maggiore di contrarre la malattia. Una volta che il Covid sarà riconosciuto come malattia professionale in uno Stato membro, i lavoratori dei settori interessati che hanno contratto la malattia sul posto di lavoro potranno acquisire diritti specifici ai sensi delle norme nazionali, come il diritto all’indennizzo.

In Italia si potrebbe aprire così la porta al riconoscimento della malattia professionale anche per tutti quei sanitari non iscritti all’Inail (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, odontoiatri liberi professionisti, farmacisti privati, e altri sanitari liberi professionisti) che fino ad oggi non hanno potuto godere del trattamento da infortunio sul lavoro corrisposto invece ai loro colleghi dipendenti iscritti all’Inail.

Il report dell’Inail del 24 maggio aggiorna anche le informazioni relative ai contagi da Covid-19 riconosciuti e indennizzati. Alla data del 30 aprile, il 76% di tutte le denunce pervenute dall’inizio della pandemia è stato riconosciuto positivamente dall’Istituto, generando nella stragrande maggioranza dei casi (95%) un indennizzo. Gli indennizzi sono quasi interamente costituiti da inabilità temporanee (99%), con il restante 1% suddiviso tra menomazioni permanenti (circa lo 0,7%) e rendite a superstiti per casi mortali (inferiori allo 0,3%).

Fiorito Leo

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