il Punto Coldiretti

Prezzi troppo alti per i fertilizzanti, presentata l’indagine Codliretti

In occasione della 13a Fiera internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile tenutasi a Rimini dal 28-31 ottobre, Coldiretti ha presentato i risultati di un indagine condotta presso alcune regioni del Nord, del Centro e del Sud sui problemi riscontrati presso le imprese nell’uso dei fertilizzanti ed in particolare del compost.

L’indagine, illustrata nell’ambito di un convegno organizzato dal Consorzio Italiano Compostatori, ha evidenziato come, in linea generale,  i  prezzi dei fertilizzanti  continuino ad essere elevati nonostante un lieve ribasso registrato nel 2009 ed incidano in modo significativo sui costi di produzione.

In particolare, nelle regioni del nord Italia, i vincoli imposti dalla direttiva nitrati allo spandimento degli effluenti di allevamento, entro il limite dei 170 kg di azoto per ettaro/anno, hanno determinato un aumento da parte delle imprese delle domanda di fertilizzanti chimici e ciò ha contribuito a mantenere alto il livello dei prezzi dei fertilizzanti.

L’incidenza sui costi di produzione di tali prodotti è un fattore negativo perché determina un erosione dei margini di reddito aziendali, né è possibile per l’impresa agricola  diminuire le dosi di prodotto perché altrimenti si avrebbe una  riduzione delle rese.

Parimenti, si registra, come pure in altre regioni italiane, un minore ricorso alle concimazioni fosfatiche perché molto costose e un trend decrescente dei consumi di urea a favore di altre sostanze alternative quali, ad esempio, la Cornunghia e la borlanda da melasso attualmente classificati dal dlgs 217/07 come concimi organici azotati.

In altre realtà produttive, invece, come la Sardegna, si è avuto un calo nei consumi dei fertilizzanti a causa sia dell’andamento climatico siccitoso che ha determinato un minor ricorso alle concimazioni sia per un calo delle superfici investite a seminativo.

In molti casi, le imprese agricole non  riscontrano  un buon rapporto qualità/prezzo dei fertilizzanti: se si acquista un prodotto meno caro, infatti, spesso la qualità dello stesso è piuttosto scadente, e quindi l’utilizzatore professionale è costretto ad orientarsi verso i fertilizzanti contraddistinti da una fascia di prezzo superiore.

Per quanto concerne  le prospettive di impiego del compost, queste appaiono maggiori per le colture ad alto reddito (produzioni biologiche, florovivaismo, ortive), mentre sono minori per le grandi colture (ad es. grano e mais).

L’uso del compost in agricoltura può avere delle prospettive di mercato se ne viene garantita la qualità anche avvalendosi di un apposito marchio che certifichi la provenienza e la tipologia delle matrici di partenza. Va segnalato, in questo senso, l’impegno del Consorzio Italiano Compostatori con cui Coldiretti sta collaborando per rendere il compost sempre più un prodotto rispondente alle esigenze delle imprese agricole.

Senza dubbio è interessante l’esperienza della Regione Piemonte che ha previsto, nell’ambito della misura agroambientale n. 214 del Piano di Sviluppo Rurale, la concessione di un aiuto alle imprese agricole che acquistano gratuitamente il compost dalle aziende che lo producono come attività complementare al riciclaggio dei rifiuti.

Il sistema di incentivazione previsto dal Psr piemontese ha i seguenti vantaggi: le imprese agricole riescono ad avere il compost gratuitamente e, quindi, se ne diffonde l’uso vincendo le eventuali resistenze; le aziende di riciclaggio dei rifiuti che cedono gratuitamente il compost, compiono un’operazione d’immagine in quanto si liberano della frazione organica reinserendola in un ciclo produttivo aziendale e hanno la prospettiva che si possa incentivare in tal modo un mercato del compost in agricoltura.

Ad ogni modo, le prospettive di utilizzo del compost sono maggiori nelle regioni del centro sud, povere di sostanza organica, mentre al nord essendo al momento l’esigenza primaria  quella di poter utilizzare agronomicamente gli effluenti di allevamento, il compost potrebbe in alcuni casi suscitare un minore interesse presso le imprese agricole. In sostanza, almeno nelle regioni del nord, la diffusione del  compost in agricoltura può entrare in  contrasto con l’esigenza di smaltire gli effluenti di  allevamento, a seguito dei vincoli imposti dalla direttiva nitrati. Una soluzione possibile potrebbe essere quella di creare una filiera che utilizzi gli effluenti di allevamento per la  produzione di compost.

In conclusione, per quanto concerne le prospettive di impiego del compost queste dipendono da un’azione capillare di informazione sulla qualità e sugli impieghi  dello stesso. La divulgazione delle innumerevoli prove effettuate sul territorio italiano sull’uso del compost migliorerebbe la conoscenza di un nuovo mezzo tecnico per l’agricoltura. Allo stesso tempo, è necessario approfondire la definizione di stabilità/maturità del materiale. La mancata conoscenza della stabilità del compost porta, infatti, nella maggior parte dei casi a limitarne l’efficacia in applicazioni specialistiche.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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