il Punto Coldiretti

Produzione integrata, serve un disciplinare unico con deroghe regionali

Il Ministero delle Politiche Agricole ha convocato un ulteriore incontro con Coldiretti e le altre realtà del settore per illustrare la messa a punto del Sistema di Qualità di Produzione Integrata e le linee guida nazionali per la redazione dei piani di controllo. Dal 2014, la difesa integrata sarà obbligatoria per tutte le imprese agricole convenzionali e non sarà più incentivata tramite gli aiuti dei Piani Regionali di Sviluppo Rurale. Ciò che, invece, sarà incentivato è il sistema di qualità in corso di elaborazione che prevede, per le imprese che aderiscono, uno standard più restrittivo di produzione.

Il Ministero ha evidenziato che, attualmente, su circa un milione di ettari coltivati viene praticata la difesa integrata, una scelta che riguarda il 10% delle imprese agricole italiane per la maggior parte ad indirizzo ortofrutticolo.

Il pacchetto di misure, elaborato dal Mipaaf, contempla le procedure per l’adesione al sistema da parte delle aziende, la disciplina della produzione integrata che si traduce in  linee guida nazionali e regionali con i relativi piani di controllo.

La certificazione delle produzioni così ottenute, identificata da uno specifico marchio, sarà garantita da organismi di certificazione accreditati ai sensi della norma Uni En 45011 che ne garantisce la terzietà. Gli organismi abilitati alla certificazione sono quelli già operanti per l’agricoltura biologica, le produzioni a denominazione d’origine ed il vino.

Il marchio nazionale di identificazione delle produzioni integrate è al momento all’esame del Ministro. Il sistema, elaborato ai sensi della direttiva 98/34/Cee, sarà esaminato dalla Commissione Europea che dovrà approvarlo in quanto norma tecnica.

Coldiretti, insieme alle altre organizzazioni e alle associazioni dei produttori ortofrutticoli, ha espresso perplessità rispetto alla proposta ministeriale di elaborare delle linee guida nazionali affiancate da disciplinari regionali in quanto è verosimile che nonostante la presenza di linee guida nazionali, le Regioni tenderanno a differenziarsi in modo netto l’una dall’altra, creando svantaggi competitivi tra le imprese e, soprattutto, portando a dei vuoti nella disciplina, se le amministrazioni regionali stesse non osserveranno scrupolosamente i tempi di invio dei singoli disciplinari. Il rischio è che, quindi, con tali modalità il sistema non parta in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Pertanto, Coldiretti e tutto il settore agricolo presente al tavolo, ha chiesto al Ministero di portare in Conferenza Stato Regioni una proposta diversa e, cioè, l’elaborazione di un disciplinare unico nazionale rispetto al quale le Regioni potranno indicare le eventuali modifiche per renderlo più aderente alla realtà produttiva locale. Finché non invieranno tali modifiche, le imprese agricole si atterranno al disciplinare nazionale. Ovviamente è previsto un sistema informativo a livello centrale nel quale sono pubblicati tutti i provvedimenti aggiornati. Il Ministero ha preso atto della richiesta e valuterà tale proposta. Se ne tornerà a parlare a settembre.

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