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Pronto entro dicembre il Sistema di Qualità Nazionale di produzione Integrata

Il Ministero delle Politiche Agricole ha incontrato le Regioni per procedere in merito alla stesura dei contenuti tecnici delle Linee guida nazionali di produzione integrata che supportano il Sistema di Qualità Nazionale, il solo ad essere finanziato dai Piani Sviluppo Rurale, la cui stesura è stata effettuata con il supporto dei servizi fitosanitari delle medesime amministrazioni territoriali. Le linee guida contengono, per ogni coltura, le tecniche agronomiche  e le sostanze attive ammesse.

L’approvazione definitiva delle linee guida nazionali avverrà, presumibilmente,  a fine novembre da parte del Comitato Nazionale di Produzione Integrata. L’obiettivo delle Linee guida nazionali è quello di evitare quanto è avvenuto negli scorsi anni, per cui  le Regioni hanno adottato disciplinari di produzione molto diversi l’uno dall’altro creando così condizioni di gap concorrenziale tra le imprese agricole.

Nel mentre, le Regioni si stanno già attivando per l’elaborazione dei disciplinari di produzione visto che comunque già conoscono i contenuti delle linee guida nazionali avendo preso parte al tavolo tecnico nazionale. I disciplinari che dovranno essere inviati al MIPAAF dopo l’approvazione delle linee guida nazionali, saranno sottoposti a valutazione di conformità rispetto alle linee guida da parte dell’organo tecnico del Comitato nazionale di produzione integrata il quale verificherà che a parità di coltura non ci siano differenze significative tra un disciplinare e l’altro, salvo quelle che si rendono necessarie per diversità climatico ambientali notevoli e che siano conformi alle linee guida nazionali. 

Coldiretti, in una lettera indirizzata al Ministero delle Politiche Agricole, ha chiesto di prevedere un momento di consultazione prima dell’approvazione definitiva delle linee guida. Rispetto all’impiego delle Sostanze Candidate alla Sostituzione,  il Ministero delle Politiche Agricole, d’accordo con le Regioni ha scelto, trattandosi di un sistema di qualità volontario oggetto di aiuto, di esaminarle una per una prima di escluderne eventualmente  l’impiego.  Tale scelta avverrà solo se è scientificamente dimostrato che per la lotta ad una determinata avversità esistono sostanze attive o tecniche alternative.

Del resto, tali sostanze, a dispetto del nome, non sono destinate ad essere eliminate, nell’immediato, dal mercato, in base al riesame della Commissione UE, ma, come stabilito dal Reg. CE 1107/2009, gli agrofarmaci contenenti tali molecole, alla fine dell’iter di valutazione, necessiteranno di una gestione specifica basata sull’avvio di un processo di valutazione comparativa, come stabilito dall’articolo 50 del Regolamento 1107/2009, che considererà l’esistenza sul mercato di soluzioni significativamente più sicure per la salute umana e l’ambiente. La valutazione delle Sostanze Candidate alla Sostituzione ammesse, tra cui ci sono principi attivi importantissimi come il rame, comporterà, quindi, che il gruppo di lavoro delle Regioni dovrà riunirsi ancora una volta prima di poter sottoporre il testo delle Linee guida all’approvazione definitiva del Comitato di Produzione Integrata.

Il Sistema di Qualità Nazionale è caratterizzato da modalità di erogazione in automatico degli aiuti ma soprattutto consente di individuare esattamente l’origine del prodotto agricolo in quanto si fonda un sistema di rintracciabilità (tutte le particelle sono censite) dal campo fino alla tavola per cui un prodotti agricolo ottenuto sulla base del disciplinare di produzione del SQNPI è sicuramente di origine italiana.

Rispetto, quindi, alla possibilità di identificazione degli alimenti – made in Italy al 100% – secondo il Mipaaf il Sqnpi garantirà la riconoscibilità degli stessi al consumatore grazie ad un marchio,   al pari delle Dop ed Igp. Per quanto riguarda invece la produzione integrata obbligatoria che non è oggetto di finanziamento da parte dei Psr in quanto cogente dal 1° gennaio 2014, l’unico adempimento che si richiede all’agricoltore è di dimostrare di poter accedere ad un bollettino meteorologico in modo che i trattamenti fitosanitari siano fatti, non a calendario, come nella lotta fitopatologica tradizionale, ma solo in caso di necessità, a seconda delle condizioni climatico ambientali.

Nella difesa integrata obbligatoria l’agricoltore deve fare riferimento ai principi indicati in allegato III del d.lgs 150/2012 ed alle sue conoscenza tecniche in materia di produzione integrata acquisite nell’ambito dei momenti di formazione previsti per il rilascio del patentino.

I principi indicati dall’allegato III del d.lgs. 150/2012 sono : rotazione colturale,  utilizzo di tecniche colturali adeguate (ad esempio falsa semina, date e densità della semina, sottosemina, lavorazione conservativa, potatura e semina diretta), utilizzo, ove appropriato, di «cultivar» resistenti/tolleranti e di sementi e materiale di moltiplicazione standard/ certificati, utilizzo di pratiche equilibrate di fertilizzazione, calcitazione e di irrigazione/drenaggio, prevenzione della diffusione di organismi nocivi mediante misure igieniche (per esempio mediante pulitura regolare delle macchine e attrezzature),  protezione e accrescimento di popolazioni di importanti organismi utili, per esempio, attraverso adeguate misure fitosanitarie o l’utilizzo di infrastrutture ecologiche all’interno e all’esterno dei siti di produzione. Inoltre, gli organismi nocivi devono essere monitorati con metodi e strumenti adeguati, ove disponibili.

Tali strumenti adeguati dovrebbero includere, ove possibile, osservazioni sul campo nonché sistemi di allerta, previsione e diagnosi precoce scientificamente validi, così come l’utilizzo di pareri di consulenti qualificati professionalmente nonché bollettini di assistenza tecnica. In base ai risultati del monitoraggio, l’utilizzatore professionale deve, poi, decidere se e quando applicare adeguate misure di controllo. Valori soglia scientificamente attendibili e validi costituiscono elementi essenziali ai fini delle decisioni da prendere.

Per gli organismi nocivi, i valori soglia definiti per la regione, aree e colture specifiche e condizioni climatiche particolari devono essere presi in considerazione, ove possibile, prima del trattamento. Ai metodi chimici devono essere preferiti metodi biologici sostenibili, mezzi fisici e altri metodi non chimici se consentono un adeguato controllo degli organismi nocivi. L’allegato III del d.lgs. 150/2012 specifica che i prodotti fitosanitari sono quanto più possibile selettivi rispetto agli organismi da combattere e hanno minimi effetti sulla salute umana, gli organismi non bersaglio e l’ambiente. L’utilizzatore professionale dovrebbe mantenere l’utilizzo dei prodotti fitosanitari e di altre forme d’intervento ai livelli necessari, per esempio utilizzando dosi ridotte, riducendo la frequenza dei trattamenti o ricorrendo a trattamenti localizzati, avendo cura che il livello di rischio per la vegetazione sia accettabile e che non aumenti il rischio di sviluppo di meccanismi di resistenza in popolazioni di organismi nocivi.

Ove il rischio di resistenza a un trattamento fitosanitario sia conosciuto e il livello di organismi nocivi richieda trattamenti ripetuti sulla coltura, le strategie antiresistenza disponibili dovrebbero essere messe in atto per mantenere l’efficacia dei prodotti. Ciò può includere l’utilizzo di diversi prodotti fitosanitari con diversi modi di azione. Sulla base dei dati relativi all’utilizzo dei prodotti fitosanitari e del monitoraggio di organismi nocivi, l’utilizzatore professionale dovrebbe verificare il grado di successo delle strategie di difesa applicate.

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