il Punto Coldiretti

Psr e agricoltura bio, manca il coordinamento tra le Regioni

Lo studio compiuto dall’Inea  su come le Regioni hanno ripartito  i fondi a favore dell’agricoltura biologica nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale per il periodo 2014-2020, presentato nell’ambito del Seminario europeo di Ifoam ed Aiab su  “I nuovi piani di sviluppo rurale le opportunità per il settore del biologico”, ha evidenziato che l’investimento sulla  misura 11 (agricoltura biologica) in una Regione  è tanto più elevato quanto più è diffusa, in quell’area, l’adesione a tale metodo di produzione. 

Le Regioni hanno finanziato per il 77,6 per cento la superficie già convertita a biologico e solo in misura residuale le superfici in conversione, venendo così meno all’obiettivo di promuovere quanto più possibile la produzione biologica visto lo scarto esistente tra l’elevata richiesta di alimenti bio da parte dei consumatori e l’inadeguatezza dell’offerta nazionale a coprire tale fabbisogno.

La Soi (Superficie oggetto d’impegno/intervento) prevista rappresenta il 75 per cento della Sau biologica al       31 dicembre 2014. Ipotizzando che nessun produttore esca dal regime biologico e sulla base degli indicatori di output relativi alla conversione, l’incidenza di Sau biologica arriverà al 13 per cento alla fine del 2020 (+16,8 per cento rispetto alla Sau biologica 2014). Pertanto, dall’analisi Inea emerge una scelta che Coldiretti ritiene discutibile da parte delle Regioni,  in quanto si è deciso di premiare meno la fase di conversione delle nuove aziende e di sostenere di più il mantenimento delle superfici già convertite a biologico e questo non risolve il problema  dello squilibrio tra domanda ed offerta di prodotti biologici che caratterista il mercato italiano.

Infatti, solo due Psr danno priorità nei premi alle aziende in conversione. Si riscontra, inoltre, tra le diverse Regioni, criteri differenti per la determinazione degli aiuti per la conversione ed il mantenimento delle superfici coltivate a biologico. In linea generale comunque le Regioni hanno dato un premio maggiore per la conversione rispetto a quello per il mantenimento. Occorre favorire l’entrata soprattutto delle piccole aziende che sono scoraggiate dall’eccessivo carico burocratico e dai costi connessi al controllo ed alla certificazione. In tal senso, appare opportuno informatizzare completamente la parte amministrativa a carico delle aziende così come promuovere la certificazione di gruppo.

Rispetto all’elargizione dei premi ben 13 regioni hanno scelto di dare gli aiuti solo alle imprese che hanno tutta la superfice investita biologico o tutti i capi animali allevati biologici  con alcune eccezioni qualora i corpi aziendali siano separati. Ben 16 Regioni hanno fissato nei Psr la Sau e densità di carico minime (12 Regioni), anche differenziate per fascia di altitudine,  per accedere all’aiuto della misura 11.  Quando l’adesione alla misura 11 avviene da parte di più produttori, 3 Regioni hanno stabilito una soglia minima e un numero di agricoltori, come requisiti per l‘accesso al beneficio.

Un solo Piano di sviluppo rurale dà priorità ad aziende con allevamenti biologici, mentre sono ben 15 quelli nei quali si da priorità ad aree specifiche come NAT2000 o Zone vulnerabili da nitrati. Solo 4 Regioni nei Psr hanno dato priorità o un premio maggiorato agli agricoltori che partecipano in forma associata (ad es. associazioni di agricoltori, distretti biologici ecc.) Soltanto due Regioni hanno finanziato misure di formazione e tutoraggio e questo, secondo Coldiretti,  costituisce il limite più grave che si riscontra attualmente in quanto la formazione degli agricoltori è fondamentale al fine di poter convertire nuove aziende al biologico, ma anche per consentire che gli imprenditori, già biologici, possano aggiornarsi in merito alle tecniche di coltivazione ed allevamento.

Alcune Regioni hanno scelto di adottare pagamenti tarati sulla densità di carico animale pari a 2 UBA/ha e, se inferiore a tale parametro, hanno riconosciuto pagamenti ridotti; 4 Piani hanno stabilito pagamenti degressivi in base all’estensione della Sau per economie di scala; si riscontrano, inoltre, pagamenti per la zootecnia biologica differenziati tra bovini e ovini da latte e da carne (le produzioni da latte hanno un premio più alto perché i costi di produzione sono superiori alle produzioni da carne). I dati evidenziano, inoltre, pagamenti ridotti per le colture perenni non ancora in produzione (un Psr) o per vendemmia verde (un Psr).

Per evitare che le aziende producano solo al fine di prendere il premio, le Regioni hanno adottato diverse strategie: in un caso nell’ambito del mantenimento delle superfici bio, i punteggi nei bandi sono diversificati in base alla percentuale di prodotto commercializzato e certificato. In caso di conversione, il premio viene concessolo solo alle aziende che non hanno avuto accesso alla misura  e al sistema di certificazione (6 Psr),  nelle due precedenti programmazioni. Per quanto riguarda la semplificazione i costi di certificazione sono inclusi nel calcolo del pagamento oppure si prevede la fissazione di un sostegno finanziario minimo (1 Psr).

In sostanza, l’analisi dei Psr evidenzia che ci sono alcuni aspetti da migliorare  quali, il rapporto tra la misura 11 (agricoltura biologica)  e la misura 10 (pagamenti agro-climatico-ambientali), l’attivazione di altre misure che hanno una ricaduta positiva per l’agricoltura biologica, un maggior sostegno alla zootecnia biologica, garantire un approccio di filiera, il miglioramento del sistema di controllo tramite un’armonizzazione del sistema sanzionatorio (alcune Regioni revocano il premio altre ne chiedono la restituzione solo parziale).

In merito al rapporto tra le due misure, molte Regioni non hanno considerato che l’agricoltura biologica avrebbe potuto essere premiata anche all’interno della misura relativa ai pagamenti agro-climatico-ambientali (M10). In 14 Psr   è stata attivata l’azione sull’agricoltura conservativa, ma solo uno prevede la cumulabilità con la M11 e un altro da la priorità alle aziende biologiche. La cumulabilità degli aiuti relativi alle due misure sulle stesse superfici è esclusa in quattro Psr mentre negli altri è limitata ad alcune operazioni o sottomisure. Solo due Psr danno priorità alle aziende bio in alcune sottomisure.

Ma vediamo ora quali sono le misure o sottomisure in cui l’agricoltura biologica è più ricorrentemente privilegiata (priorità, criteri di selezione, premi maggiorati o perché rientra tra i temi su cui far vertere informazione e consulenza). Queste sono: M2 (servizi di consulenza, 12 Psr), M3 (nuova adesione a regimi di qualità, 9 Psr), M4 (investimenti in immobilizzazioni materiali nelle aziende agricole, 12 Psr), M6 (giovani agricoltori 7 Psr),   M9 (costituzione associazioni e organizzazioni di produttori, in  7 Psr).

Rispetto alla misura1 dei Psr,  sulla formazione e informazione e azioni dimostrative, l’agricoltura bio è quasi sempre assente (solo 5PSR la prevedono) . Importante è la misura 16 (cooperazione) che è trasversale per tutta l’agricoltura biologica, ma è previsto solo in un Psr. Per quanto riguarda la dotazione finanziaria destinata alla misura agricoltura biologica nell’ambito dei singoli Psr, le maggiori risorse sono investite dalla Calabria (25.6 per cento), Sicilia (20.4), Lazio (17.1 per cento), Toscana (14.5 per cento). Singolare e molto discutibile appare la scelta della Puglia di concentrare le risorse destinate alla misura 11 solo per il mantenimento delle superficie già coltivate a biologico, mentre non da alcun premio per la conversione.

Per quanto concerne, l’incidenza delle misure 10 ed 11 sui Psr in riferimento alla priorità 4 dei Psr (preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura), lo studio Inea evidenzia che la misura 11 assorbe il 24,6 per cento dei fondi destinati alla P4 mentre a sostenere in misura più rilevante la misura 11 nell’ambito della P4 sono il Lazio, le Marche la Sicilia, la Toscana e l’Emilia Romagna. Per quanto concerne il livello dei pagamenti nulla è cambiato rispetto alla programmazione 2007-2013 in quanto i premi continuano ad essere estremamente eterogenei nelle diverse Regioni e, quindi, l’indirizzo spesso dato a livello nazionale dal Mipaaf e dalle Organizzazioni professionali agricole è stato decisamente ignorato. Spesso per la medesima coltura i premi sono profondamente diversi da Regione e a Regione.

In proposito, non c’è stato alcun coordinamento tra le Regioni per cui per le diverse colture si va, ad esempio,  per i seminativi da un minimo di 308 ad un massimo di 706 euro per la conversione e per il mantenimento da 257 a 642 euro, per i fruttiferi da 390 a 950 euro per la conversione e da 264 a 1180 euro per il mantenimento. Per i prati e pascoli destinati alla zootecnia biologica, i premi oscillano addirittura da un minimo di 31 euro per la conversione ad un massimo di 650 euro e di 140 euro per il mantenimento fino ad un massimo di 400 euro. E’ evidente che, in tal modo, non sarà possibile aumentare le superfici a pascolo e ciò è molto grave considerato che i dati del Sinab evidenziano una netta diminuzione delle stesse con rilavanti conseguenze sulle possibilità di sviluppo della zootecnia biologica che invece in questi ultimi anni ha avuto un trend in netta crescita.

Una contraddizione che si può spiegare solo con la mancanza di una pianificazione a livello centrale che appare, invece, indispensabile per costruire una filiera dell’agricoltura biologica che possa svilupparsi adeguatamente e senza squilibri, ma anche una mancanza di consapevolezza e di concertazione tra le Regioni rispetto agli obiettivi da raggiungere sulla base dell’analisi dei dati del Sinab. Secondo Coldiretti, urge, pertanto, l’approvazione del Piano strategico nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, da parte del Ministero delle Politiche Agricole, affinché siano dati indirizzi concreti  per riorganizzare al meglio la filiera.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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