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Rapporto Ispra sul consumo di suolo, l’agricoltura è il settore più colpito

Attraverso il Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 – presentato a Milano, nel corso di un convegno svoltosi all’Expo2015 dal titolo "Recuperiamo Terreno" – l’Ispra ha presentato i risultati della mappatura del territorio italiano rispetto alla diffusione della "copertura artificiale". I risultati più eclatanti vedono la cementificazione come responsabile dell’impermeabilizzazione del 19,4 per cento del suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi del 16 per cento compreso tra i 300-1000 metri. Erosi anche 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9 per cento delle zone a pericolosità idraulica, il 5 per cento delle rive di fiumi e laghi e, addirittura, anche il 2 per cento delle zone considerate non consumabili (montagne, aree a pendenza elevata, zone umide).

L’Italia del 2014, quindi, sta perdendo ancora la risorsa suolo (anche se più lentamente rispetto agli ultimi report): le stime portano al 7 per cento la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato (il 158 per cento in più rispetto agli anni ’50) e ad oltre il 50 per cento il territorio che, anche se non direttamente coinvolto, ne subisce gli impatti devastanti.

Il consumo di suolo in Italia, quindi, continua a crescere in modo significativo: tra il 2008 e il 2013 il fenomeno ha riguardato mediamente 55 ettari al giorno, con una velocità compresa tra i 6 e i 7 metri quadrati di territorio che, nell’ultimo periodo, sono stati irreversibilmente persi ogni secondo.
Un consumo di suolo che continua a coprire, quindi, ininterrottamente, notte e giorno, aree naturali e agricole con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade, a causa di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio e dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa densità. I dati mostrano come a livello nazionale il suolo consumato sia passato dal 2,7 per cento degli anni ’50 al 7,0 per cento stimato per il 2014, con un incremento di 4,3 punti percentuali.

In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 21.000 chilometri quadrati del nostro territorio e i nuovi dati confermano che la perdita prevalente è quella che interessa le aree agricole coltivate  (60 per cento), seguita da quelle urbane (22 per cento) e dalle terre naturali vegetali e non (19 per cento).
Nella pianura padana, un area tra le più produttive al mondo dal punto di vista agricolo, il consumo di suolo è salito al 12 per cento. Facendo una stima della perdita di suolo agricolo, inoltre, il rapporto Ispra mostra come, in un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani.

Anche le città non se la passano bene, continuando ad espandersi disordinatamente (sprawl urbano) esponendosi sempre di più al rischio idrogeologico.
Nella classifica delle regioni "più consumate", si confermano al primo posto Lombardia e Veneto (intorno al 10 per cento), mentre alla Liguria va il “primato” della copertura di territorio entro i 300 metri dalla costa (40 per cento), della percentuale di suolo consumato entro i 150 metri dai corpi idrici e quello delle aree a pericolosità idraulica, ormai impermeabilizzate (il 30 per cento).

Tra le zone a maggior rischio idraulico c’è, invece, l’Emilia Romagna, con oltre 100.000 ettari.
A livello provinciale, la provincia di Monza e della Brianza, risulta quella con la percentuale più alta di suolo consumato rispetto al territorio amministrato, con quasi il 35 per cento. Seguono Napoli e Milano, con percentuali comprese tra il 25 e il 30 per cento, quindi Varese e Trieste, che sfiorano il 20 per cento.

In termini assoluti, le province di Roma e Torino superano, entrambe abbondantemente, i 50.000 ettari di suolo consumato (57.000 per Roma, 54.000 Torino), Brescia e Milano seguono con valori superiori ai 40.000 ettari, mentre Napoli, Verona, Cuneo, Lecce, Padova, Treviso, Salerno, Bari e Venezia hanno valori compresi tra i 30.000 e i 35.000 ettari.

Le strade rimangono una delle principali cause di degrado del suolo, rappresentando, nel 2013, circa il 40 per cento del totale del territorio consumato (strade in aree agricole il 22,9 per cento, urbane 10,6 per cento, il 6,5 per cento in aree ad alta valenza ambientale).

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