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Regolamento biologico, un via libera tra luci e ombre

Il Comitato Permanente Agricoltura Biologica (SCOF) ha recentemente approvato le regole tecniche di applicazione del nuovo regolamento comunitario sul biologico (reg. CE n. 834/2007).

Questo nuovo regolamento entrerà in vigore il 1° gennaio 2009, insieme a quello quadro, mentre per l’introduzione del nuovo logo comunitario, di cui è stata sancita la natura obbligatoria e non facoltativa, si deve aspettare il luglio 2010.

Il regolamento applicativo detta, in sostanza, le norme tecniche che formano il disciplinare di produzione degli alimenti di origine vegetale e zootecnica, mentre non prevede le norme per la produzione di vino biologico e per l’acquacoltura. Tali settori saranno oggetto di due distinti regolamenti e risultano in corso di elaborazione le norme specifiche per l’ottenimento dei lieviti utilizzati nei processi di produzione degli alimenti biologici.

Nel complesso, la normativa sull’agricoltura biologica, sostitutiva del regolamento n, 2092/91, se, da un lato, aggiorna le norme tecniche sulla base dell’evoluzione che il settore che ha conosciuto negli ultimi venti anni, rafforzando anche il sistema di controllo, dall’ altro lato, però, presenta degli elementi di criticità. Per quanto concerne il campo di applicazione del nuovo regolamento non si condivide il fatto di aver escluso due fattispecie importanti che, sia sul mercato nazionale che internazionale, hanno una significativa  diffusione, ossia  la ristorazione collettiva con alimenti biologici e i prodotti non alimentari ottenuti con metodo di produzione biologico (ad es. tessuti e cosmetici).

Inoltre, anche rispetto alle norme applicative del nuovo regolamento comunitario, permane la preoccupazione che il principio di flessibilità che esso introduce, per cui si autorizzano gli Stati membri ad applicare norme di produzione meno rigorose in funzione delle diverse realtà locali, costituisca uno strumento molto delicato, capace di aprire le porte verso uno snaturamento sensibile dei principi del metodo di produzione biologico a svantaggio della qualità degli alimenti biologici.

In sostanza, esiste il rischio concreto che tale maggiore flessibilità, frutto delle pressioni esercitate in tal senso da alcuni Stati membri – soprattutto del nord-Europa – permetta di produrre alimenti biologici anche quando le condizioni oggettive, in realtà, non lo consentano.

Per tali motivi, bisogna valutare positivamente lo sforzo compiuto dall’Unione Europea per aggiornare il quadro normativo sull’agricoltura biologica, con l’obiettivo di promuovere ulteriormente lo sviluppo della filiera. Le nuove disposizioni destano, però, preoccupazione, in quanto non sembrano in grado di garantire la promozione di un modello di agricoltura biologica fortemente legato al territorio, caratterizzato dalla valorizzazione della biodiversità e da standard qualitativi elevati.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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