il Punto Coldiretti

Richiesta un’autorizzazione speciale per l’uso d’emergenza dell’1,3 – Dicloropropene

E’ stata inoltrata al Ministero della Salute una richiesta di autorizzazione eccezionale per usi di emergenza dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva 1,3-Dicloropropene, ai sensi dell’art.8 comma 3 del D.Lvo 194/95.

Il periodo per cui è stata avanzata la domanda è quello relativo al trimestre giugno-settembre 2011 e corrisponde al momento in cui vengono fumigati i suoli agricoli destinati ad importanti colture orticole e floricole, in serra e in pieno campo. Ma perché questa sostanza è da ritenersi particolarmente importante per il settore agricolo? E perché il suo iter autorizzativo sta trovando numerose difficoltà in ambito europeo?

Prima di rispondere a queste domande è opportuno, innanzitutto, ribadire l’importanza che le produzioni di pomodoro, melanzana, peperone, melone e fragola rivestono, specie per le aree di maggiore diffusione di tali colture coltivate in serra (centro-sud Italia e isole per le solanacee; nord-centro-sud per la fragola), oltre che quella di altre colture di pieno campo, quali carota e cipolla.

Per queste produzioni, a causa di motivazioni agronomiche ed economiche, il ricorso alla pratica della disinfestazione preventiva del suolo mediante fumigazione è divenuta, nel tempo, una pratica corrente.

Per quanto riguarda gli aspetti autorizzativi, si noti come, trattandosi di una sostanza usata per la geodisinfestazione, l’iter autorizzativo del 1,3 Dicloropropene va necessariamente ricondotto nell’ambito della strategia comunitaria di eliminazione di un altro importante fumigante, il bromuro di metile, visto che gli stessi organi tecnici della Commissione Europea, a suo tempo, avevano individuato proprio nel 1,3 Dicloropropene una delle alternative più mature, sia dal punto di vista tecnologico che commerciale.
 
Per ricostruire questa vicenda, facciamo un passo indietro: nel 1992, a causa del suo effetto lesivo sulla fascia di ozono stratosferico, il bromuro di metile, importante nematocida largamente utilizzato in agricoltura essenzialmete per la geodisinfestazione delle colture protette, è stato inserito tra le sostanze da eliminare.

Il processo di graduale eliminazione di questa sostanza è stato stabilito dal Protocollo di Montreal ed in Italia ha visto il coordinamento del Ministero dell’Ambiente (che, tra l’altro, ha dato vita ad un gruppo di lavoro con finalità consultive, a cui sono state invitate a partecipare anche le organizazioni professionali agricole). 

A questo proposito, si ricorda che, negli anni ’90, l’Italia era il maggior utilizzatore di bromuro di metile in Europa ed il secondo nel mondo dopo gli Usa; i principali motivi della sua diffusione sono da rincondursi alla gravità degli attacchi da nematodi arrecati alla produzioni agricole.

Negli anni successivi la decisione di eliminazione progressiva del bromuro di metile, il Ministero è stato chiamato ad intavolare una sorta di trattativa, a cadenza annuale, con la Commissione europea, per la concessione di quote di impiego sempre minori per gli usi agricoli cosiddetti “critici”, nell’ambito di una strategia di eliminazione progressiva degli impieghi agricoli, con l’obiettivo di cercare alternative che potessero tecnicamente ed efficacemente rispondere alle esigenze degli agricoltori.

Questa graduale diminuzione, iniziata nel 2005, ha avuto nel termine del 1 gennaio 2008 la scadenza ultima per l’utilizzo per gli usi critici del bromuro di metile in Italia. In questa vicenda, il Ministero dell’Ambiente, nonostante le riserve espresse più volte dalle rappresentanze agricole, ha, di fatto, finito per condividere (non presentando richiesta per gli usi critici per il 2008) l’impostazione della Commissione Europea che ha ritenuto sufficiente lo stato tecnologico e commerciale delle alternative in Europa.

La maturità e la “percorribilità” di queste alternative sono state a lungo oggetto di discussione durante il processo di eliminazione del bromuro di metile. Sin dall’inizio dei lavori consultivi, infatti, è risultato chiaro che l’eliminazione del fumigante in Italia avrebbe portato ad una forte dipendenza delle imprese agricole interessate nei confronti di altre (poche) sostanze.

Fatto sta che la strategia europea ed italiana per la sostituzione del bromuro di metile è stata basata sulla effettiva disponibilità di due nuovi mezzi chimici fumiganti per i terreni agrari: Cloropicrina e 1,3 Dicloropropene.

In Italia, in particolare, nei settori maggiormente intensivi (colture orticole solanacee e cucurbitacee, fragola per produzione di frutto e di materiale propagativo), l’1,3 Dicloropropene ha finito per rappresentare la sostanza fumigante in grado di meglio risolvere i problemi causati dalla presenza di nematodi galligeni.

Questo ha fatto sì che, negli anni successivi all’eliminazione del bromuro di metile, l’uso di 1,3 Dicloropropene abbia assunto una consolidata posizione dal punto di vista tecnico e la sua introduzione in certe aree ha anche contribuito a diffondere l’adozione di strategie di lotta non chimiche, quali l’impiego dell’innesto su piede resistente.

La combinazione della fumigazione del suolo con l’impiego di varietà resistenti o tolleranti ai nematodi consente, infatti, una notevole riduzione dei trattamenti chimici; ciò ha particolare rilevanza nelle colture a ciclo breve che sono principalmente orticole.

Per questi motivi la situazione attuale, vede le imprese agricole fortemente preoccupate proprio a causa del fatto che, sia la Cloropicrina, sia l’1,3 Dicloropropene, rischiano di non essere effettivamente disponibili sul mercato per problemi nella fase di revisione europea delle sostanze attive.

Il rischio è allora quello di pagare duramente le conseguenze dell’urgenza comunitaria dell’eliminazione del bromuro di metile, avvenuta senza le necessarie garanzie circa l’affidabilità delle sostanze alternative e del loro iter autorizzativo in ambito europeo.

Per quanto riguarda la sostanza 1,3 Diclopropene, la Daw Agroscience (società detentrice del brevetto), infatti, si è vista respingere i dossier per l’iscrizione all’allegato I della direttiva 91/414 e da tempo sta operando in un regime ormai caratterizzato da continue richieste di proroga e di uso in deroga.

La Commissione Europea, tuttavia, risulta sempre più restia ad accogliere queste richieste. Le perplessità della Commissione risiedono nel fatto che, trattandosi di una sostanza appartenente alla categoria dei fumiganti, i criteri di valutazione delle sostanze attive stabiliti dalla legislazione vigente potrebbero non essere adatti a valutarne gli effettivi impatti ambientali e sulla salute umana (si ricorda che la maggior parte dei prodotti fitosanitari viene distribuita sulle piante, mentre i fumiganti si applicano al terreno).

C’è da sottolineare, infatti, che la situazione di incertezza riguarda tutti i fumiganti e se a questo problema aggiungiamo quello legato alla generale complessità dei requisiti richiesti dalla normativa europea, che sta spingendo l’industria ad investire sempre meno nello sviluppo di nuovi prodotti, è evidente come le preoccupazioni degli imprenditori agricoli risultino sempre più comprensibili.

In tale contesto, l’attuale situazione di incertezza di reperimento sul mercato di geodisinfestanti adeguati, costituisce, infatti, un elemento in grado di destabilizzare economicamente numerose imprese agricole che, almeno dal 2005, hanno basato le loro strategie di lotta sull’uso di prodotti come l’1,3 Dicloropropene, utilizzando il fumigante anche in combinazione con metodi di lotta non chimici.

Si consideri, infine, che, anche se in Europa il bando del bromuro di metile si è compiuto nel 2009 (in Italia nel 2008), in altri Paesi, quali Stati Uniti, Canada e Australia, lo si continua ad utilizzare nell’ambito dei cosiddetti “usi critici” previsti dal Protocollo di Montreal, che riguardano numerose colture, tra cui la fragola, il pomodoro, il peperone, la melanzana, i vivai di piante frutticole e forestali e le colture ornamentali, creando problemi di concorrenza nei confronti delle produzioni italiane ed europee.

Occorre considerare, inoltre, che l’eliminazione del bromuro di metile in ambito europeo, pur se difficile, è stata possibile anche grazie alla pressochè immediata disponibilità di mezzi chimici alternativi. Oggi, se dovesse venire a mancare la disponibilità sul mercato di queste alternative, molte imprese agricole si troverebbero in una situazione di assoluta impotenza nei confronti dei parassiti del terreno, sia per quanto riguarda la lotta chimica, sia per l’uso combinato di mezzi diversi.

Per queste ragioni, pur contando sull’accoglimento, da parte del Ministero, della richiesta di autorizzazione eccezionale, ci auguriamo, soprattutto, che questa vicenda, iniziata dalla messa al bando del bromuro di metile, possa trovare al più presto una soluzione definitiva.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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