Riciclare il letame producendo il vermicompost, opportunità per le aziende
Il vermicompost nell’ambito del mercato italiano dei fertilizzanti rappresenta un percentuale inferiore al 5%. Si tratta, pertanto, di una produzione di nicchia. Le aziende agricole esclusive nell’allevamento di lombrichi sono in realtà ancora poche, ma molte di più sono le aziende che integrano già le proprie attività agricole con la lombricoltura. Al fine di stabilire se l’investimento nella produzione di vermicompost risulti conveniente occorre effettuare un’indagine di mercato ed un piano di fattibilità che consideri costi e margini di profitto. In merito all’allevamento di lombrichi finalizzato alla produzione e vendita di humus, si evidenzia che esiste una normativa nazionale in materia di fertilizzanti la cui applicazione è di competenza del Ministero delle Politiche Agricole presso il quale è istituita una Commissione tecnica che valuta le domande inoltrate dai soggetti che intendono produrre fertilizzanti e, quindi, anche il vermicompost. In base alla legislazione vigente, l’humus per essere tale deve essere prodotto solo ed esclusivamente con letami provenienti da allevamenti non industriali e non utilizzando scarti organici ovvero scarti di mense, da ristoranti o da industrie conserviere. Le norme di produzione del vermicompost sono stabilite dal Decreto Legislativo 29 aprile 2010, n.75 che regolamenta l’utilizzo e la classificazione dei fertilizzanti, definendo che il vermicompost deve essere prodotto solamente da letame bovino, suino, equino e ovino o loro miscele per digestione da parte dei lombrichi e successiva maturazione. Il decreto citato classifica il vermicompost come ammendante e stabilisce anche i parametri del contenuto di azoto e carbonio organico. Se il vermicompost è destinato ad essere impiegato in agricoltura biologica gli allegati al decreto legislativo prevedono dei parametri aggiuntivi. Un primo problema, quindi, da valutare è dove reperire tale tipo di letame se non lo ha disponibile in azienda. Qualora lo debba acquistare deve ovviamente considerare i costi inclusi il trasporto e gli oneri burocratici relativi alla movimentazione del letame. Si noti che il legislatore non contempla, nel caso di vermicompost destinato alla commercializzazione, l’impiego di letami del pollame e di altri animali da cortile, ma se l’humus prodotto è utilizzato esclusivamente all’interno dell’azienda agricola senza ulteriore commercializzazione, i vincoli posti dal decreto legislativo n. 75/2010 non sussistono. Per quanto riguarda il prodotto, l’humus, dopo analisi svolte presso laboratori accreditati, deve seguire un iter di valutazione presso il Ministero delle Politiche agricole al quale bisogna presentare una seconda istanza per ottenere l’iscrizione del vermicompost che si intende commercializzare, nel registro dei fertilizzanti che è condizione necessaria per poter essere immesso sul mercato. Per quanto concerne la produzione di lombrichi, la loro funzione naturale è la produzione di vermicompost, ammendante organico comunemente conosciuto come humus. La lombricultura è, pertanto, l’allevamento professionale di lombrichi con il fine di commercializzare sia i lombrichi sia l’humus prodotto. La lombricultura consente di produrre un ottimo humus per farne utilizzo privato o aziendale al fine di migliorare la qualità dei propri terreni, orti e giardini. Il lombrico si alimenta di tutto ciò che marcisce ed accelera la trasformazione degli scarti che vengono arricchiti dai suoi succhi gastrici e resi inodore. I lombrichi prolificano soltanto nei terreni soffici e freschi, mentre sono assenti in quelli magri, compatti e asciutti. La loro presenza è indizio di fertilità in quanto strisciando nel terreno, inghiottendo e digerendo le parti organiche in esso presenti, contribuiscono alla ventilazione, al drenaggio e alla qualità del terreno. Tra le quasi 8.000 specie esistenti, quella maggiormente allevata è l’Eisenia Fetida comunemente conosciuto come “verme rosso californiano”. Appartenente al genere dei Lombrichi, a loro volta inclusi nell’ordine degli Anellidi. Questa specie ha una straordinaria capacità riproduttiva e riesce a mangiare una quantità di materia organica, il suo cibo, pari al doppio del suo peso corporeo in un solo giorno. Il lombrico è anche un ottimo cibo per animali e viene utilizzato come integratore proteico per lo svezzamento di polli, anguille, uccelli e animali esotici. Il 70% della carne di lombrico è costituito da proteine. È quindi anche un’ottima esca da pesca, usato da migliaia di pescatori di tutto il mondo. Nello specifico, i lombrichi Incrementano l’areazione del terreno, favorendo la decomposizione aerobica dello stesso. Aumentano la permeabilità del terreno scavando gallerie fino a due metri di profondità, favoriscono le popolazioni batteriche autoctone del terreno, aumentano la dispersione dei nutrienti nel terreno.La loro presenza rivela l’assenza di sostanze tossiche. Rispetto alle proprietà ammendanti del suolo, i lombrichi facilitano la mineralizzazione della sostanza organica per cui sono utilizzati in processi di bio-risanamento, cioè biodegradare sostanze inquinanti. Il mercato europeo e mondiale in teoria avrebbe necessità di lombrichi e humus, perché la domanda supera di gran lunga l’offerta. Per quanto concerne gli sbocchi tradizionali e meno legati all’agricoltura, i lombrichi hanno un alto tasso di riproduzione e possono essere venduti a loro volta per i seguenti e vari scopi: dai negozi di pesca, agli altri allevamenti di lombrichi per popolare le colonie, da cibo per allevamenti di animali, all’impiego in impianti di compostaggio, dall’uso in impianti di acquacoltura ai trattamenti del terreno in aziende agricole. Oltre a questi utilizzi diretti del lombrico, il prodotto più importante ricavato dalla lombricoltura è senza dubbio la produzione di humus, una sostanza organica complessa, contenente carbonio, derivata dalla decomposizione dei residui vegetali e animali e dall’attività di sintesi dei microrganismi. In sostanza, è la parte più fertile del terreno tanto che in tutti i paesi dell’America settentrionale è chiamato “Black Magic”, ovvero “Magia Nera”, per il suo colore scuro e le sue eccezionali qualità. Un problema che si può incontrare nella commercializzazione del vermicompost è che non sempre tutti sono consapevoli della notevole qualità del vermicompost se confrontato con un altro fertilizzante ad es. a base di pollina e, quindi, bisogna valutare se siano disposti a pagare un po’ di più rispetto ad un diverso fertilizzante che potrebbe sembra simile, ma che in realtà è qualitativamente inferiore ed ha il vantaggio di avere un prezzo di mercato più basso. Una condizione ottimale sarebbe quella di individuare una struttura cooperativa che nel raggio di massimo 200 km dal sito dell’azienda produttrice il vermicompost possa trasformare e commercializzare il prodotto perché non vanno dimenticati anche i costi del confezionamento. Qualche società cooperativa di maggior rilievo che opera nel settore è presente nell’area di Mantova, in Toscana ed in Puglia. |
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