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Riforma agricoltura bio, luci ed ombre nel voto della Commissione agricoltura Ue

Qualche riscontro positivo e più numerose criticità si rilevano nel voto espresso dalla Commissione agricoltura del Parlamento Europeo per il testo di compromesso di riforma del regolamento comunitario 834/2007 sull’agricoltura biologica. Gli emendamenti approvati snaturano la proposta di regolamento presentata inizialmente dalla Commissione Ue volta ad elevare gli standard di qualità delle produzioni biologiche e fortemente osteggiata, soprattutto, dai paesi nord europei che hanno elevati consumi di tali alimenti e che sono anche forti importatori. Si prospetta, quindi, una revisione della legislazione vigente che porterà ad un abbassamento dei parametri di sicurezza e qualità degli alimenti biologici a tutto detrimento dell’agricoltura biologica italiana che ha finora mantenuto processi di produzioni molto aderenti ai principi fondamentali del metodo di produzione biologico.

A questo punto, per Coldiretti, non è comprensibile che senso abbia approvare un nuovo regolamento che sostituisca il reg. CE 834/2007 segnando così un passo indietro rispetto alla normativa attuale. I deputati della Commissione agricoltura del Parlamento UE hanno approvato la relazione sulla proposta di regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, con 34 voti a favore, 4 contro e 7 astensioni. Nel corso del voto i deputati hanno approvato tutti gli emendamenti di compromesso che sono stati presentati, in particolare per quanto riguarda il campo di applicazione, la definizione dei gruppi di operatori, la moltiplicazione di varietà biologiche e di animali biologici, gli obiettivi e i principi dell’agricoltura biologica, le deroghe per la produzione di alimenti e mangimi trasformati, le aziende miste, le relazioni con l’ambiente, il periodo di conversione, le deroghe per l’utilizzo del seme biologico e i casi eccezionali, le misure precauzionali necessarie per evitare la presenza di processi, prodotti non autorizzati o di sostanze nella produzione biologica , il regime di importazione e i sistemi di controllo e certificazione.

Gli emendamenti approvati del testo di compromesso che secondo Coldiretti più incidono negativamente  rispetto al giusto ed ambizioso obiettivo iniziale della Commissione UE di elevare gli standard qualitativi degli alimenti affinché siano biologici al 100% sono quelli relativi alla  presenza di sostanze e prodotti non autorizzati nei prodotti biologici, le imprese agricole miste,  la permanenza della deroga all’utilizzo di sementi biologiche. 

Tali previsioni rischiano di abbassare la qualità delle produzioni biologiche italiane ed europee, con gravi conseguenze per i consumatori che sul mercato scelgono di acquistare tali alimenti ritenendoli ottenuti con i processi di produzione piu’ sostenibili in assoluto dal punto di vista ad ambientale. La maggioranza degli Stati membri si è opposta, infatti, alla previsione del declassamento immediato delle produzioni da biologiche a convenzionali quando si riscontrano contaminazioni accidentali da sostanze non autorizzate inclusi i prodotti fitosanitari di origine chimica.  La scelta di denunciare la sospetta contaminazione  e di ritirare temporaneamente il prodotto dal mercato è affidata all’onestà dell’operatore biologico e l’autorità di controllo ha tempo due mesi per verificare se la contaminazione è effettiva o meno prima di ritirare il prodotto dal mercato.

Ben diversa era invece la norma proposta inizialmente dalla Commissione che a fronte del rilevamento di sostanze non autorizzate disponeva l’immediato divieto di commercializzazione del prodotto come biologico. Ciò significa che gli alimenti bio oltre a poter essere etichettati come tali in presenza di una soglia di contaminazione da ogm al di sotto dello 0,9% come tutti i prodotti dell’agricoltura convenzionale se viene definitivamente approvata la norma di cui sopra potranno essere in commercio anche in presenza di una contaminazione accidentale da sostanze non autorizzate, ad es. con residui di prodotti fitosanitari. L’emendamento di compromesso approvato mina, quindi, in modo innegabile il sistema di controllo ed etichettatura dei prodotti biologici a tutto svantaggio dei consumatori, oltre al fatto che non garantisce una netta distinzione tra alimenti bio e convenzionali.

Inoltre, sempre in tema di Ogm nessuno Stato membro  ha inteso rimettere in discussione la questione della soglia di contaminazione esistente sui prodotti bio anzi parallelamente nella stessa giornata la Commissione Ambiente e Sanità pubblica del Parlamento Ue ha bocciato, come già aveva stabilito la Commissione agricoltura,  la proposta della Commissione europea di  dare agli Stati membri la possibilità di vietare la  commercializzazione  e, quindi, l’importazione di Ogm all’interno dei propri confini nazionali.

E’ paradossale che proprio la Commissione ambiente del Parlamento UE che dovrebbe essere maggiormente sensibile a questo tema e, per giunta, in relazione al biologico, non abbia sollevato minimante la questione e per lo più sul tema generale del divieto di commercializzazione degli alimenti Ogm si sia allineata sulla posizione contraria della Commissione agricoltura. In merito, al regime di importazioni, Coldiretti esprime soddisfazione per l’approvazione della proposta iniziale della Commissione volta a garantire che tutti i prodotti importati siano conformi alle norme dell’Ue. Le regole di equivalenza attuali, che richiedono ai paesi terzi il rispetto di requisiti simili ma non identici, devono essere eliminate entro i prossimi cinque anni. Tuttavia, al fine di evitare improvvise interruzioni delle forniture sul mercato dell’UE, i deputati hanno chiesto alla Commissione di essere in grado, entro due anni, di adeguare i requisiti di importazione di alcuni prodotti che non rispettano pienamente le norme comunitarie, per esempio a causa delle condizioni climatiche e questa appare un’ulteriore elemento di flessibilità della normativa che si poteva evitare.

Positiva invece in termini di controlli è la conferma della visita annuale nelle aziende da parte degli Organismi di controllo che l’esecutivo Ue intendeva eliminare. Altro aspetto negativo secondo Coldiretti, è aver soppresso la norma inizialmente proposta dalla Commissione Ue che escludeva la fattispecie delle aziende miste nelle quali convive il metodo convenzionale con quello biologico seppure in unità separate. Tale disposizione poteva avere un senso vent’anni fa quanto il metodo di produzione iniziava a diffondersi nell’Unione Europea, ma oggi a fronte di anni di sostegni finanziari garantiti nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale per la misura agricoltura biologica e di un affinamento delle tecniche di coltivazione, allevamento e gestione economica di tali modelli d’impresa appare inopportuno continuare a prevedere aziende miste dove comunque il rischio della contaminazione è sempre possibile.

Altra scelta che Coldiretti non condivide e in antitesi con la proposta iniziale è il permanere della possibilità di ricorrere a sementi convenzionali, possibilità questa che ha impedito in tutti questi anni lo sviluppo di un mercato di sementi biologiche nonostante per alcune varietà almeno in Italia si sia raggiunta l’autosufficienza così come ha evidenziato il Piano Nazionale sementiero per l’agricoltura biologica. Parimenti, sono rimaste le deroghe in zootecnia biologica che consentono di aprire al convenzionale rispetto all’origine degli animali e all’alimentazione seppure in percentuale leggermente più restrittiva rispetto alla normativa vigente, ma anche in questo caso respingendo la proposta iniziale della Commissione che anche in questo settore intendeva  realizzare allevamenti biologici al 100%.

In conclusione, secondo Coldiretti, il voto espresso dalla Commissione agricoltura del Parlamento UE conferma che si sta perdendo a livello comunitario un’occasione importante per realizzare un modello produttivo di agricoltura che sia al 100% biologico senza Ogm, deroghe ed eccezioni profilando così l’offerta al consumatore di alimenti che non si differenziano in modo netto dai prodotti dell’agricoltura convenzionale, grazie alla Politica Agricola Comunitaria,  improntata a garantire il rispetto del benessere animale e processi di produzione a sempre minor impatto ambientale.  In definitiva, il testo di compromesso approvato appare un’occasione mancata per la valorizzazione di un’agricoltura biologica legata al territorio essendosi preferito optare per scelte di carattere commerciale contando sulla scarsa conoscenza da parte dei consumatori dei principi fondamentali del metodo di produzione biologico.

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