il Punto Coldiretti

Riforma Atc, dall’Umbria un modello per tutte le regioni

Coldiretti ha molto apprezzato l’iniziativa “pionieristica” della regione Umbria che sta discutendo una proposta di legge per la razionalizzazione dell’attività amministrativa degli Atc, gli Ambiti territoriali di caccia, al fine di definire un diverso assetto organizzativo e funzionale di tali enti, individuando un unico ambito gestionale e, sulla base della conformazione faunistico venatoria,  un ristretto numero di unità operative (Uot). Il risparmio conseguito, in termini di spesa, infatti, potrebbe essere utilmente dirottato per l’indennizzo dei danni da fauna selvatica.

La riforma avviata dall’Umbria degli Atc costituisce un esempio interessante che dovrebbe essere seguito anche dalle altre Regioni visto che ormai sono anni che sussistono perplessità sulle attività e modalità di gestione di tali enti, che appaiono un modello decisamente superato rispetto alle esigenze di una nuova e moderna pianificazione faunistico venatoria sul territorio.

La Regione ha tenuto conto del fatto che le nuove disposizioni in materia di revisione della spesa pubblica hanno come obiettivo far rientrare il funzionamento dell’apparato statale entro un quadro razionale di valutazione e programmazione attraverso l’ottimizzazione delle procedure e delle articolazioni dello Stato, l’accorpamento o dismissione degli enti non necessari e la progressiva riduzione degli organici, privilegiando la distribuzione razionale delle risorse umane e materiali a disposizione delle pubbliche amministrazioni.

Pertanto, appare decisamente apprezzabile che sulla base dell’esperienza maturata in questi anni in ordine all’attività di gestione e organizzativa degli Ambiti Territoriali di Caccia si avvii, finalmente, una riforma radicale degli stessi prevedendo una nuova suddivisione del territorio destinato all’attività venatoria ed un nuovo assetto organizzativo e funzionale per la gestione.

A tal proposito come assetto organizzativo e funzionale si è proposto di costituire un unico Atc con  un comitato di gestione e suddividere il territorio in unità operative territoriali. In tal modo, la Regione passa  quindi dai tre organismi attualmente esistenti, ad un unico organismo regionale, consentendo un notevole risparmio dei relativi oneri economici di funzionamento ed  una razionalizzazione della spesa derivante da una unitarietà di conduzione delle attività di gestione (ad esempio la riduzione delle spese per l’acquisto di beni e servizi con l’obbligo di un’unica fonte di approvvigionamento).

Anche la suddivisione del territorio, ai fini della pianificazione e del governo della fauna, in conseguenza della riconduzione ad un unico organismo regionale di gestione, comporta una revisione della ripartizione del territorio regionale destinato all’attività venatoria, in unità operative di  applicazione degli interventi. Tale ripartizione, comporta la suddivisione in almeno cinque unità operative territoriali. Con questa nuova ripartizione in Uot si ottiene una riduzione di superficie che ha tra l’altro il vantaggio di consentire una più precisa ed accurata programmazione e realizzazione di tutti quegli  interventi  gestionali (piani di abbattimento, miglioramenti ambientali, pianificazione distretti di caccia cinghiale e capriolo, ripopolamenti ecc.) che costituiscono le attività basilari a cui sono preposti i  Comitati di gestione.

Sarebbe opportuno in tale riassetto prevedere anche, ad es., che la nomina del Presidente del comitato di gestione non provenga dalla Giunta regionale, ma dalla maggioranza dei componenti dell’UOT. Si potrebbe introdurre una regola in base alla quale, se non si può far fronte ai danni, è escluso di poter realizzare interventi diversi di immissione di fauna selvatica.

L’unico aspetto che non è condiviso da Coldiretti rispetto al modello di riforma proposto dall’Umbria  è  l’indicazione di un progetto di centralizzazione della produzione di selvaggina attività che dovrebbe essere svolta di norma dalle imprese agricole del territorio e regolata con le convenzioni di cui all’art 15 del D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 228 Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell’articolo 7 della L. 5 marzo 2001, n. 57.

Si evidenzia, infine, come il modello proposto dall’Umbria ha il pregio tramite la previsione di un unico Comitato di gestione, di contemperare allo stesso tempo l’esigenza di razionalizzazione della spesa perseguita attraverso la diminuzione dei costi riferibili agli “organi politici” (membri del comitato e presidenti) e l’economia di esercizio ottenuta dalla unitarietà di gestione per tutto il territorio regionale,  con un miglioramento delle attività gestionali ottenuto a seguito della riduzione della superficie di riferimento delle costituende unità operative territoriali.

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