il Punto Coldiretti

Riforma del biologico, il testo di compromesso non tutela aziende e consumatori

Il Consiglio dei Ministri agricolo ha presentato  il testo di compromesso frutto di una complessa mediazione tra la Commissione Ue e gli Stati membri in merito alla proposta di regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, predisposta dalla Presidenza italiana. L’obiettivo della Presidenza italiana è di ottenere un accordo su un ‘orientamento generale parziale’ (accordo comune sui principali elementi) in sede di Consiglio “Agricoltura e pesca” il 15 dicembre 2014.

L’esame tecnico della proposta, da parte del Consiglio, è iniziato sotto la Presidenza greca ed è continuato nei Gruppi di lavoro del Consiglio sotto la Presidenza italiana che ha avviato un dibattito politico (tramite un questionario) nei  contenuti di merito di questa proposta e per individuare le principali preoccupazioni dei Ministri.

Un certo numero di delegazioni ha accolto con favore, in linea di principio, l’intenzione  della Commissione di elevare gli standard di qualità degli alimenti bio, di semplificare la legislazione e di impostare regole armonizzate per rafforzare il settore, ma le delegazioni dei paesi nord-Europei hanno espresso preoccupazioni in merito all’introduzione di una normativa più restrittiva rispetto a quella attuale che, secondo loro, potrebbe avere l’effetto opposto e influenzare la futura la crescita del settore della produzione biologica.

Pertanto, la Presidenza italiana ritiene che è necessario raggiungere un equilibrio tra la necessità di garantire una crescita sostenibile del settore, con le aspettative dei consumatori e le esigenze delle imprese agricole biologiche. Sulla base dei dibattiti svolti nei mesi precedenti, alcuni elementi della proposta devono essere modificati, mentre altri si stanno avviando nella giusta direzione.

Al fine di compiere progressi, in sede di esame della proposta, la Presidenza intende concentrare i propri sforzi nella definizione degli elementi di base di un compromesso e, pertanto, ha ritenuto necessario introdurre  alcune modifiche essenziali alla proposta. In merito al campo di applicazione del regolamento, si propone di specificare che i prodotti di origine animale, a cui non si applicano le norme di produzione specifiche, possano essere venduti come biologici se sono soddisfatte le prescrizioni generali per la produzione animale.

Molte delegazioni sono, poi, fortemente contrarie ad estendere il sistema di controllo in tutta la filiera alimentare (ad esempio per includere i rivenditori). La Presidenza ha proposto di escludere i dettaglianti che vendono solo prodotti alimentari confezionati per il consumatore finale. In merito al fatto se mantenere o meno le aziende miste, che praticano nella stessa unità produttiva sia il metodo bio che quello convenzionale seppure in unità separate, gran parte degli Stati membri si sono espresse a favore del loro mantenimento in quanto l’obbligo che vorrebbe imporre la Commissione di conversione di tutta l’azienda al solo metodo biologico potrebbe indurre molti operatori ad abbandonare l’agricoltura biologica.

Per quanto concerne il periodo di conversione, la proposta della Commissione mira ad eliminare la mancanza di trasparenza e la possibile concorrenza sleale tra gli operatori legati al riconoscimento retroattivo del periodo di conversione, attualmente previsto dal regolamento (CE) n 834/2007. Tuttavia, molte delegazioni si sono preoccupate per il possibile impatto sullo sviluppo del settore biologico. Per questo motivo la Presidenza ha proposto  di prevedere la possibilità di ridurre il periodo di conversione in circostanze particolari (ad esempio pascoli) mediante atti delegati.

Circa la proposta della Commissione di eliminare gran parte delle deroghe previste dall’attuale legislazione a partire dal  2021, molti Stati membri hanno espresso la loro opposizione, per cui, al fine di garantire un equilibrio tra il principio di utilizzare mezzi tecnici di produzione organici e la realtà dello sviluppo del mercato, la Presidenza propone di prevedere più tempo per consentire al settore di espletare ulteriori modifiche e di consentire la possibilità di autorizzare l’uso di un elenco positivo di ingredienti non biologici per i mangimi e alimenti, che non sono disponibili sul mercato in quantità sufficiente.

Rispetto alla previsione di una soglia di contaminazione su alimenti bio per le sostanze non consentite, quali ad esempio i fitofarmaci, la Presidenza intende rivedere l’articolo 20 che limita l’applicazione di fitofarmaci  e la fissazione di un limite chiaro, inferiori ai limiti massimi di residui (LMR) applicati per i prodotti convenzionali nell’atto di base, allo scopo di garantire la trasparenza. Inoltre, saranno introdotte alcune regole chiare per l’utilizzo del logo Ue, quale ad esempio, il divieto di utilizzare il logo per i prodotti con meno del 95 per cento di ingredienti biologici.

Il testo di compromesso reintroduce il principio di equivalenza in luogo di quello di conformità previsto dalla proposta originaria della Commissione che avrebbe obbligato i paesi terzi a produrre secondo norme conformi alla regolamentazione comunitaria. Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato uno specifico mandato alla Commissione di negoziare tali accordi con i paesi terzi.

Per gli altri paesi, al fine di garantire una concorrenza leale tra gli operatori nell’Unione europea e nei paesi terzi, la proposta garantisce che i prodotti importati siano prodotti e controllati nel rispetto delle norme comunitarie, allo stesso modo e con gli stessi requisiti dei prodotti ottenuti nell’Unione tenendo conto del fatto che il logo Ue può essere usato sui prodotti importati.

Per quanto concerne i controlli, la proposta della Commissione non contiene norme specifiche visto che queste sono state incluse nel regolamento che disciplina in modo orizzontale i controlli sugli alimenti.  La Presidenza ritiene che l’assenza di norme specifiche di controllo nella proposta biologica porterebbe a una mancanza di trasparenza per gli operatori e i consumatori.

In merito all’introduzione della  certificazione di gruppo, questa novità  è stata apprezzata da molte delegazioni. L’approccio basato sul rischio rafforzato è stato così accolto, ma alcune delegazioni hanno sottolineato che la disposizione attuale, per quanto riguarda la visita annuale di controllo obbligatoria, deve essere reintrodotta in quanto è un elemento distintivo del sistema di controllo biologico ampiamente conosciuto dai consumatori. In ogni caso, questo controllo annuale non preclude visite aggiuntive utilizzando un approccio basato sul rischio.

Infine, semplificazione e sussidiarietà dovrebbero essere al centro di ogni futuro sviluppo della legislazione. In tale contesto, ogni deroga eccezionale sarebbe applicabile a tutti i livelli nell’Ue, senza obblighi di notifica particolari. Coldiretti, in occasione della riunione convocata dal Ministero delle Politiche Agricole sul testo oggetto di compromesso, ha evidenziato come il lavoro di mediazione della Presidenza italiana si stia  traducendo in un complessivo snaturamento degli obiettivi condivisibili posti dalla proposta iniziale della Commissione che dopo vent’ anni di disciplina del metodo di produzione biologico vorrebbe introdurre norme di produzione più restrittive, in modo da alzare gli standard di qualità degli alimenti bio. 

Si sta, quindi, di fatto recependo la posizione dei paesi nord Europei che vogliono un sistema di norme il più possibile flessibile, mantenendo la fattispecie delle aziende miste,  le deroghe sulle sementi e sulla zootecnia, volendo una soglia di contaminazione accidentale da Organismi geneticamente modificati e per i residui di fitofarmaci ed Ogm, pur di non far decadere la proposta di regolamento della Commissione Ue.

Coldiretti evidenzia la contraddizione  di paesi quali Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia  e Olanda che stanno creando ultimamente difficoltà agli esportatori italiani di alimenti bio in quanto contestano al nostro paese l’ampio ricorso all’uso delle sementi convenzionali, perché si avvalgono in modo esteso della deroga, ma poi, non vogliono abolire il sistema delle deroghe come prevede, invece, la proposta della Commissione. In sostanza, sono proprio i paesi dove i consumatori sono più fedeli ai prodotti biologici, a volere un sistema di regole che non é osservante di alcuni principi fondamentali del metodo bio salvo poi boicottare l’esportazione di alimenti biologici italiani pretendendo che siano totalmente esenti da contaminazioni accidentali di fitofarmaci ed ottenuti ricorrendo a sementi biologiche.

D’altra parte non si comprende anche perché l’Olanda che ha abolito il ricorso all’uso della deroga per alcune varietà di sementi, si opponga poi a che nella proposta di regolamento, si procede in modo analogo a quanto è stato fatto nel loro paese. Secondo Coldiretti, pertanto, una riforma della legislazione sull’agricoltura biologica che non vada ad accogliere l’impostazione inizialmente presentata dalla Commissione che garantisce una filiera agroalimentare molto più osservante del metodo biologico, rispetto alla normativa vigente, è un’operazione che non ha alcun senso, anche perché non è chiaro come mai all’agricoltura convenzionale sia stato chiesto in questi ultimi anni di compiere un grande salto in avanti verso l’adozione di processi a basso impatto ambientale affrontando enormi sforzi a causa dell’aumento dei costi di produzione che ciò ha comportato mentre il metodo di produzione biologico, ormai sperimentato da oltre vent’anni, debba restare fermo ad un sistema di regole che non garantisce ai consumatori di acquistare un prodotto al 100 per cento biologico.

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