Riforma del biologico, tramonta la possibilità di elevare gli standard di qualità
Il 23 marzo 2014, la Commissione Ue ha presentato una proposta di revisione della legislazione in materia di agricoltura biologica, al fine di elevare gli standard di qualità degli alimenti ottenuti da tale metodo di produzione e di aumentare la fiducia dei consumatori. La proposta di regolamento prevedeva l’eliminazione di gran parte delle deroghe oggi contenute nella disciplina vigente e ciò avrebbero consentito un maggior rispetto dei principi base del metodo di produzione biologico che, oggi, per molte sue parti, prevede soluzioni di compromesso con il metodo di produzione convenzionale, soprattutto, nel settore zootecnico. Coldiretti ha sempre sostenuto l’iniziativa, condividendone obiettivi e modalità di intervento, ma la ferma opposizione della maggior parte dei paesi del Nord Europa, che non vogliono una rigorosa attuazione del metodo di produzione biologico, ha costretto la Presidenza italiana ad un faticoso lavoro di mediazione che ha condotto, alla fine, ad un testo decisamente meno restrittivo rispetto a quello inizialmente elaborato dalla Commissione. Infatti, l’ultima versione del documento di compromesso della presidenza italiana reintroduce molti elementi della normativa vigente rispetto ai quali Coldiretti è in totale disaccordo quali: il mantenimento della fattispecie delle aziende miste metà biologiche e metà convenzionali; le deroghe all’utilizzo di sementi non biologiche e animali non biologici, la possibilità di utilizzare ingredienti non biologici per la preparazione di alimenti e mangimi; la possibilità e capacità di etichettare prodotti in conversione; il mantenimento dello status quo per l‘uso di mangimi in conversione. Coldiretti condivide, invece, gli emendamenti introdotti volti a ottenere una riduzione significativa degli atti delegati; la possibilità di ricorrere a giovanili non biologici in acquacoltura biologica dal momento ché un settore nascente, l’ esclusione di alcune categorie di dettaglianti dal sistema di controllo, in quanto si tratta di venditori di prodotti confezionati; l’esclusione dell’obbligo di messa in atto di un sistema di gestione ambientale, in quanto si tratterebbe di imporre alle imprese biologiche un sistema nato per le imprese del settore industriale ed, oltretutto, è una certificazione ambientale aggiuntiva rispetto ad adempimenti già inclusi nel metodo di produzione bio; il mantenimento della dichiarazione del venditore che conferma l’assenza di ogm nel prodotto bio; il mantenimento della possibilità di usare preparati biodinamici; il mantenimento delle norme di conversione attualmente in vigore. Il Consiglio Europeo è dell’avviso che occorre difendere i punti di compromesso raggiunti dalla Presidenza italiana e, quindi, occorre vedere, ora, cosa succederà nel corso del semestre di Presidenza della Lettonia. Certamente, è ormai esclusa la possibilità che si profili un recupero del testo iniziale della Commissione visto il “naufragio” del tentativo di imprimere un salto di qualità nei processi di produzione del metodo biologico a livello comunitario per cui Coldiretti, pur riconoscendo il grande lavoro di mediazione del Ministero, ritiene il risultato raggiunto decisamente deludente in quanto non utile agli interessi competitivi della rete di imprese impegnate, anche in questo settore, nella direzione della distintività. |
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