il Punto Coldiretti

Rinnovabili e territorio, l’assenza di regole alimenta la speculazione

Nel territorio sannita sta andando in scena un’altra delle numerose vicende che vedono il contrapporsi degli interessi dei grandi impianti eolici con quelli della popolazione residente. Il tema è quello dell’integrazione degli impianti rinnovabili nel territorio e della creazione di modelli di sviluppo compatibili con le attività e le aspettative della popolazione locale. In Campania la situazione è particolarmente preoccupante in quanto la Regione non ha seguito le indicazioni delle Linee guida nazionali per favorire il corretto inserimento degli impianti a fonti rinnovabili sul territorio.

Proprio questa carenza normativa sta scatenando gli appetiti delle multinazionali del “grande” eolico che, senza sottoporsi ad alcuna forma di concertazione con le rappresentanze sociali ed economiche del luogo, si preparano ad installare numerose torri eoliche a ridosso dei centri abitati e ricorrendo all’esproprio di ingenti superfici di suolo agricolo. Anche qui, come in altri numerosi casi avvenuti anche in altre Regioni, il tema non è tanto quello della “lotta all’eolico”, ma, semmai, quello della tutela di un territorio che, in assenza di strumenti di salvaguardia e di una visione di sviluppo in grado di tutelare gli interessi di chi in certe aree vive e lavora, rischia di perdere le sue valenze fondamentali.

Si tratta di quei valori che, in questa come in molte altre aree del Paese, fanno riferimento alla storia, alla cultura, all’arte, alla tradizione, alla presenza di produzioni agroalimentari tipiche e di pregio, così come alla biodiversità, all’ambiente, al paesaggio.  L’avvento delle fonti rinnovabili, infatti, ha  evidenziato, ancora una volta, come la pianificazione territoriale sia fondamentale per gestire il processo di integrazione territoriale degli interventi energetici e come una assenza della politica e delle istituzioni, in questo campo, possa comportare gravi distorsioni e danni. Si pensi, ad esempio, a come il ruolo delle norme possa essere stravolto quando “l’indifferibilità e l’urgenza di impianti di pubblica utilità” (come quelli che producono energia rinnovabili) si trasforma in espropri indiscriminati di superfici agricole, così come la “possibilità” di localizzare gli impianti in aree agricole si traduce in perdita di destinazione del suolo ed abbandono dell’attività agricola, e ancora, una discrezionalità introdotta nella fase istruttoria, al fine di una migliore valutazione degli elementi di specificità locale, possa trasformarsi, invece, in una anarchia normativa e in una disomogeneità nell’applicazione delle norme.

Ma non è tutto, se si considera anche come la semplificazione degli iter autorizzativi possa, a volte, tramutarsi in elusione dei principi fondamentali che sono alla base del valore ambientale delle rinnovabili e come gli strumenti economici di incentivo possano divenire un incoraggiamento per  fenomeni speculativi su ampia scala. Non si tratta, quindi, della mancanza di norme, ma, bensì, della loro corretta attuazione, in funzione di un modello di sviluppo che, specialmente in certe aree, più che sull’arrivo di investimenti “sterili” da parte della multinazionali, dovrebbe essere maggiormente ritagliato sulle caratteristiche del made in Italy agroalimentare, evitando di prescindere dalla tutela e dalla valorizzazione di quegli elementi, sia materiali che immateriali, che identificano le produzioni agricole e su cui l’agricoltura italiana sta investendo tutta la sua capacità di sviluppare valore aggiunto, innovazione ed eccellenza.

Anche nel caso del Sannio, territorio di grande tradizione e vocazione agricola ed in cui il rischio di una proliferazione incontrollata degli impianti eolici è sempre più incombente, le carenze pianificatorie della Regione stanno arrecando danni sempre più evidenti. Proprio su queste premesse si è basata l’iniziativa “Il territorio del Sannio tra uso rurale e anarchia: trivellazioni, eolico selvaggio e spreco della riserva idrica” recentemente svoltasi presso la Sala del Consiglio Comunale di Santa Croce del Sannio (Bn).

Si è trattato di un convegno, organizzato direttamente dal Comune di Santa Croce e dalla Coldiretti di Benevento, resosi necessario anche per richiedere alla Regione Campania una urgente moratoria sulla realizzazione degli impianti eolici, nell’attesa che vengano definite le aree non idonee alla realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, così come previsto dalle linee guida, emanate con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 settembre 2010. Quest’ultime, infatti, sono state predisposte proprio allo scopo di accompagnare i procedimenti autorizzativi degli impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, assicurando il loro corretto inserimento nel paesaggio attraverso la possibilità, da parte delle amministrazioni regionali, di individuare le aree e i siti da dichiarare non idonei sulla base di alcuni criteri.

Con riguardo alla localizzazione in aree agricole, tra l’altro, le linee guida stabiliscono la rilevanza dell’integrazione dell’impianto nel contesto delle tradizioni agroalimentari locali e del paesaggio rurale, avendo riguardo sia alla sua realizzazione che al suo esercizio. Sempre nelle citate linee guida viene, inoltre, ribadito che nell’autorizzare progetti localizzati in zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni Dop, Igp, Stg, Doc, Docg produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, deve essere verificato che l’insediamento e l’esercizio dell’impianto non compromettano o interferiscano negativamente con le finalità perseguite dalle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale.

Con specifico riferimento all’individuazione delle aree non idonee all’inserimento di impianti alimentati da fonti rinnovabili,  le regioni devono svolgere un’apposita istruttoria avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale, le quali identificano obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento di specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti. Proprio l’inadempienza della Regione Campania rispetto a quest’ultima disposizione ha fatto sì che Coldiretti, insieme a numerosi sindaci del Sannio, si sia fatta promotrice di una esplicita richiesta di moratoria.

Visto, infatti, che la Regione Campania non ha provveduto ad individuare e pubblicare gli elenchi e le planimetrie delle aree e dei siti dichiarati non idonei con le modalità e secondo i criteri del D.Lgs n.387/2003 e del D.M. 10 settembre 2010 citato e che, in assenza di adeguati strumenti di pianificazione e programmazione energetica, in Campania si sta procedendo ad autorizzare impianti di produzione di energia di elevato impatto territoriale e paesaggistico in territori che, diversamente, proprio in considerazione delle specifiche caratteristiche, dovrebbero essere, appunto, dichiarati come non idonei all’installazione degli impianti medesimi, alla Regione Campania, è stata fatta esplicita richiesta di: individuare e pubblicare urgentemente gli elenchi e le planimetrie delle aree e dei siti dichiarati non idonei, con le modalità e secondo i criteri previsti dal  D.Lgs n.387/2003 e del D.M. 10 settembre 2010; assicurare la promozione dello sviluppo delle agro-energie a dare priorità ad impianti di piccola taglia ed operanti nel raggio di una filiera corta, con utilizzo prevalente di residui di produzione presenti sul territorio; disciplinare le procedure di autorizzazione, prevedendo il preventivo coinvolgimento delle Amministrazioni locali, delle Organizzazioni delle imprese agricole e delle altre categorie interessate, nonché delle forze sociali e della cittadinanza, al fine di garantire la completa condivisione delle migliori modalità di inserimento nel territorio di eventuali impianti; intraprendere tutte le azioni utili a contrastare l’insediamento di impianti, anche se a fonti rinnovabili di energia, che possano causare impatti significativi sull’ambiente,  sul territorio e sulle attività agricole ed economiche; a non procedere all’autorizzazione di nuovi impianti eolici di rilevanti dimensioni,  nelle more dell’adozione degli strumenti di pianificazione e di programmazione indicati.

Al convegno, che ha fatto da cornice alla presentazione della citata proposta, sono intervenuti numerosi sindaci, rappresentanti della Coldiretti (locale e nazionale), l’associazione Italia Nostra, il vice presidente della Regione Molise (in quanto regione confinante con il comune di Santa Croce) oltre ad alcuni consiglieri regionali della Campania. Le conclusioni dell’evento sono state affidate a Gennaro Masiello, presidente della Coldiretti di Benevento, che non ha mancato di ribadire: “Non vogliamo un modello di sviluppo basato sulle speculazioni, vogliamo che si punti sull’economia reale. In questo Paese abbiamo bisogno di riscattarci, di risollevarci e dobbiamo puntare sul Made in Italy agroalimentare. Basta con i finanziamenti che non servono a nulla, investiamo sull’agricoltura come settore centrale di un modello di sviluppo vincente e per il quale la salvaguardia del territorio è una precondizione”.

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