il Punto Coldiretti

Rinnovabili termiche, servono energie “a misura di territorio”

Le fonti rinnovabili termiche sono state protagoniste per due giorni a Milano della quarta edizione della “Conferenza nazionale per le rinnovabili termiche” organizzata dall’associazione Amici della Terra in collaborazione con il Carte (Coordinamento della Associazioni di impresa per le Rinnovabili Termiche e l’Efficienza energetica). L’evento, nato nel 2010 in seguito all’emanazione della Direttiva 2009/28/CEE, è infatti rivolto alla promozione e alla valorizzazione delle tecnologie per consumi termici con ridotte (o nulle) emissioni di CO2 e con un elevato tasso di efficienza energetica.

Alla conferenza hanno partecipato esperti del settore, enti governativi, aziende ed associazioni, confrontandosi sulle prospettive del settore che, nel nostro Paese, non ha goduto, sino ad ora, della stessa attenzione riservata alle rinnovabili elettriche: “fin dalla sua prima edizione – spiega Rosa Filippini, Presidente di Amici della Terra – abbiamo messo in luce le dimensioni dei consumi termici che, ricordiamo, rappresentano il 45% dei consumi totali di energia e, di conseguenza, la grande importanza delle fonti rinnovabili che incidono su di essi ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei al 2020. Le rinnovabili termiche rappresentano un’opportunità perché per la maggior parte sono già competitive e si sono affermate sul mercato senza incentivi, al contrario di quello che è accaduto per le rinnovabili elettriche. La loro diffusione dipende dalle scelte dei consumatori, famiglie e imprese, e non dalle aziende di produzione di energia come avviene nel settore elettrico”.

Va segnalato, tra l’altro, che gli impianti e gli apparecchi per l’utilizzo delle fonti rinnovabili termiche sono spesso realizzati in filiere produttive nazionali con beneficio diretto in termini di ricadute occupazionali e professionalità. “Nonostante questi elementi siano stati più volte portati all’attenzione del dibattito pubblico – prosegue Rosa Filippini – le potenzialità di penetrazione delle rinnovabili nei consumi termici sono state costantemente sottostimate dalle previsioni governative e le relative politiche di promozione sempre ritardate o subordinate rispetto a quelle per le rinnovabili elettriche. La Sen (Strategia energetica nazionale), approvata con decreto ministeriale dal Governo uscente, pur riconoscendo gli errori di valutazione compiuti dal Piano di Azione Nazionale (Pan) per le energie rinnovabili, non muta indirizzi e conferma le previsioni dei consumi di Fer termiche per il 2020 ad un valore di 11 Mtep. Questo anche se i dati (rilevazioni 2012) dimostrano che è già stato raggiunto il 10% di penetrazione delle rinnovabili nei consumi di energia termica, previsto dal Pan per il 2015.

Ulteriori elementi di riflessione – ha concluso Rosa Filippini – riguardano le penalizzazioni del mercato delle rinnovabili termiche che hanno la loro radice nelle distorsioni del sistema di incentivazione delle rinnovabili elettriche. Questi ritardi e queste criticità rendono difficile uno sviluppo delle potenzialità delle rinnovabili termiche per il mercato italiano al 2020, che era stato stimato in circa 20 Mtep dagli Amici della Terra in collaborazione con le associazioni di settore. Per ripartire con il piede giusto, occorre cambiare passo ed elaborare fin da ora una strategia di maggior respiro con un obiettivo di penetrazione per le Fer termiche del 35 % al 2030”.

Alla conferenza è intervenuta anche Coldiretti, sottolineando come, tra le varie opportunità energetiche, il settore termico risulti essere forse quello più interessante per le imprese agroforestali (anche in termini di potenzialità ancora inespresse). La motivazione risiede nel fatto che l’energia termica si presta ad essere una energia a misura di territorio, visto anche che, per le sue specificità (difficoltà di trasporto), le relative filiere di produzione non possono che essere corte e basate sull’approvvigionamento di biomassa a livello locale.

Tra l’altro, volendo immaginare una filiera nazionale da dedicare alla valorizzazione termica delle biomasse legnose, in termini di risorsa principale si dovrebbe partire dal bosco, la cui gestione, oltre alle potenzialità in campo energetico, risulta fondamentale per numerose ed importanti altre funzioni sociali, ambientali e territoriali. Per quanto riguarda il contributo energetico potenziale, infatti, si ricorda che l’Italia si configura come un Paese dalla consistente superficie boscata (il dato forestale complessivo è di circa oltre 10 milioni di Ha), a fronte, però, del primato mondiale dell’importazione di legna da ardere e del quarto posto per quanto riguarda il cippato ed agli scarti legno. Se a questo scenario paradossale si aggiunge l’elevato livello del consumo residenziale di legna da ardere (che attualmente sfugge alla contabilizzazione ai fini del raggiungimento degli obiettivi energetici), appare evidente l’importanza di rilanciare la gestione dei boschi che, oltre alle note valenze territoriali, sociali e paesaggistiche, potrebbero contribuire in modo decisivo anche al raggiungimento degli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale, secondo il quale le biomasse (tra le quali spicca il ruolo dei prodotti legnosi), devono coprire, entro il 2020, il 44% dei consumi di fonti rinnovabili e il 58% dei consumi di calore totale, fornendo biomassa nell’ambito di una filiera sostenibile (sia nella fase di produzione che nelle modalità di trasformazione energetica), come nel caso delle centrali di teleriscaldamento alimentate con biomassa territoriale.

Nell’ambito dell’intervento di Coldiretti sono state anche sottolineate le aspettative riposte nel nuovo sistema incentivante dedicato all’energia termica, definito dal decreto ministeriale 28 dicembre 2012, specie per quanto riguarda gli incentivi dedicati alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore alimentati da biomassa. Nonostante l’importanza del decreto, che costituisce il primo passo per il riconoscimento del valore strategico del settore termico nell’ambito delle politiche energetiche nazionali, Coldiretti rileva, tuttavia, alcuni elementi di criticità, legati alla mancata differenziazione degli incentivi rispetto alla diversa provenienza della biomassa impiegata ed alla definizione di requisiti tecnici obbligatori ai fini dell’accesso agli incentivi, con particolare riferimento al pellet, che non tengono conto delle caratteristiche qualitative della biomassa nazionale. L’applicazione di un incentivo indifferenziato e requisiti qualitativi non rispondenti alla realtà nazionale rischiano, infatti, di avvantaggiare l’impiego di biomassa importata, replicando gli errori commessi nel settore elettrico.

Si segnala, inoltre, che nell’ambito della due giorni di Milano, l’Associazione Amici della terra ha presentato un interessante dossier dal titolo “Rinnovabili termiche: stato e prospettive al 2030” che contiene una dettagliata analisi delle prospettive del settore.

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