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Rio+20 e sostenibilità, ecco la “ricetta” di Coldiretti

Bisogna intervenire per promuovere la sostenibilità dell’agricoltura e dell’uso delle risorse e del suolo, ma anche per modificare i consumi, le modalità di approvvigionamento alimentare e delle fonti energetiche, con il risultato di sviluppare virtuose reti di produzione, distribuzione e consumo.

Queste le conclusioni di Coldiretti al Seminario “Il ruolo dell’Italia per Rio+20 e per il dopo Rio”, organizzato dalla Fondazione Icef, con il patrocinio del Comune, del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare.

Coldiretti ha sottolineato come, a fronte della presa di coscienza dei Governi, 20 anni fa, dell’insufficienza del tradizionale modello produttivo e di sviluppo e della necessità di ripensarne gli elementi caratterizzanti, mettendo in campo misure alternative, le istituzioni e la società, però, siano ancora impreparate ad affrontare costruttivamente questa situazione. Lo sviluppo economico e – per quanto interessi l’agricoltura – la produzione agroalimentare e l’alimentazione moderna manifestano ancora gravi inefficienze che si ripercuotono sotto il profilo ambientale.

La Commissione europea ha evidenziato come una delle grandi sfide per l’agricoltura consista nel riuscire a sfamare 9 miliardi di persone entro il 2050 senza degradare ed inquinare ulteriormente i terreni, precisando che l’uso sostenibile del suolo e dell’agricoltura sarà la chiave di volta dell’economia verde.

Non è condivisibile, quindi, uno scenario che punti su un modello di crescita meramente quantitativa. Si tratta, infatti, di mettere a fuoco alcuni paradossi della nostra agricoltura: da un lato il persistere della fame nei paesi poveri e, dall’altro lato, la crescita dell’obesità nei paesi ricchi. Ancora, la cementificazione ed il consumo di suolo nei paesi del nord a fronte della caccia di terre nei paesi più poveri (land grabbing).

Anche la Commissione europea ha sottolineato che l’agricoltura sostenibile può aumentare notevolmente le rese, in special modo nelle aziende di piccole dimensioni, ma che non si investe a sufficienza nelle tecniche di gestione sostenibile del suolo.

Per garantire un’offerta sostenibile di prodotti alimentari, quindi – ha sottolineato Coldiretti all’incontro – risulta prioritaria una buona governance, mediante il rispetto della proprietà e dei diritti fondiari, delle comunità e delle popolazioni locali.

Non solo per rimuovere i motivi della persistenza della fame, quanto anche per favorire un diverso modello di sviluppo agroindustriale occorre, quindi, puntare alla valorizzazione delle risorse a livello locale, sovvertendo un modello di agricoltura legato alle esportazioni, piuttosto che al soddisfacimento dei bisogni alimentari in termini di quantità, ma anche di qualità. Solo così è possibile ridurre la pressione sul suolo e sull’ambiente, incidendo sul progressivo impoverimento delle risorse naturali.

Aprire i mercati ed abbattere le barriere, quindi, non è sufficiente. Occorre, in positivo, ripristinare la sovranità alimentare delle comunità. Rendendosi conto che uno dei problemi centrali è, ancora, quello della delocalizzazione produttiva e del disimpegno agricolo, risulta strategico avvicinare produttori e consumatori, accorciare la filiera, costruire un’agricoltura porta a porta.

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