il Punto Coldiretti

Sì all’uso a fini energetici delle biomasse forestali, ma la legge va cambiata

Il 18 ottobre scorso si è svolta a Roma una conferenza nazionale sulla valorizzazione a fini energetici delle biomasse forestali. Nel corso dell’incontro, organizzato da Ispra in collaborazione con la Regione Lazio, con la partecipazione della Coldiretti, sono stati presentati i risultati del progetto Ue Proforbiomed (a cui Ispra partecipa come partner) finanziato dall’Unione nell’ambito del programma europeo di coesione sociale.

La conferenza ha evidenziato i caratteri di diversità delle risorse forestali del Lazio, il loro potenziale di produrre energia e opportunità di sviluppo per le popolazioni rurali, formulare proposte di sviluppo rurale attraverso la valorizzazione di una risorsa energetica rinnovabile e carbon neutral (o quasi), condividendo con le altre istituzioni regionali e locali il metodo e i risultati ottenuti con il progetto Proforbiomed.  Nel corso della giornata è stato proposto il ruolo della bioenergia di provenienza forestale nell’ambito degli accordi internazionali relativi alle questioni energetica e climatica.

Nella tavola rotonda Coldiretti  ha sottolineato come tra le varie opportunità energetiche, il settore più interessante per le imprese agricole (anche in termini di potenzialità ancora inespresse) risulta essere proprio quello termico, il cui principale fattore di sviluppo risiede proprio nel fatto che si tratta di una energia a misura di territorio.

Per le specificità dell’energia termica (difficoltà di trasporto), le relative filiere di  produzione da impostare, infatti, non possono che essere territoriali. Volendo immaginare una filiera nazionale da dedicare alla valorizzazione termica delle biomasse legnose, in termini di risorsa principale si deve pertanto partire dal bosco. Lo scenario stimato al 2020 prevede che le superfici potenzialmente interessate siano le seguenti. Per le biomasse combustibili si ipotizzano 10,7 milioni di ettari di foreste 70mila ettari di colture dedicate e 6,7 milioni di ettari di residui delle attività agricole. Per i biocarburanti si stimano 360mila ettari.

Coldiretti ha evidenziato che in termini di contributo energetico, pur non direttamente collegabili alle superfici, vanno aggiunti i residui zootecnici e le biomasse e i residui agroindustriali destinati alla produzione di biogas e alla sua conversione in energia elettrica e termica.

Volendo immaginare una filiera nazionale da dedicare alla valorizzazione termica delle biomasse legnose, in termini di risorsa principale si deve partire dal bosco. Promuovendo l’utilizzo efficiente della biomassa legnosa si possono conseguire risultati importanti ben oltre il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, come la valorizzazione della risorsa forestale, la tutela attiva del bosco contro gli incendi e a prevenzione di frane e alluvioni, il sostegno al mondo rurale, l’utilizzo di tecnologie e di capacità industriali italiane.

L’impiego energetico della biomassa legnosa può essere assolutamente compatibile con una gestione forestale sostenibile ed in grado di contribuire al sequestro del carbonio (mitigazione climatica) Inoltre, nel comparto delle stufe a legna e pellet l’industria italiana ha una posizione di leader mondiale, copre il 90 per cento della domanda sul mercato interno e una quota importante (35 per cento) della produzione nazionale viene esportata. Molto forte è anche la posizione dell’industria italiana nella filiera delle tecnologie per la cogenerazione e il teleriscaldamento da biomasse.

Un esempio interessante è quello della  GRANDE STUFA, un’esperienza realizzata nella provincia di Como-Lecco da una società nata nel 2007, che, con una compagine sociale variegata, ha inaugurato un proprio impianto nel settembre 2012. Si tratta di un progetto di “Filiera Biomassa-Energia” realizzato in un comune di 7.000 abitanti con l’installazione di una struttura per la produzione combinata di energia elettrica e calore (impiegato per il riscaldamento delle abitazioni) alimentata dalla biomassa legnosa vergine ottenuta dalle attività agricole e forestali del territorio circostante con raggio di 20/25 chilometri stradali e 15 chilometri in linea d’aria.

Altro esempio virtuoso è quello realizzato dal Consorzio Comunale Parmensi. l Consorzio, nato nel 1957, amministra un territorio di quasi 14.000 ettari, formato da 29 Comunalie e 8 Consorzi forestali. Da qualche anno sono stati attivati progetti per la produzione di energia rinnovabile. Tra questi il Progetto filiera-legno che vede l’istallazione di una caldaia presso l’Ospedale Santa Maria di Borgo Val di Taro (Parma) con lo scopo di valorizzare la legna da ardere e il cippato prodotti nell’ambito territoriale.

Coldiretti ha fatto notare che rispetto all’incentivazione dell’energia termica, l’Italia vive un  paradosso che non può essere sottaciuto. L’Italia, che si configura come un Paese dalla consistente superficie boscata (il dato forestale complessivo è di circa oltre 10 milioni di Ha), è anche il primo importatore mondiale di legna da ardere ed il quarto con riferimento al cippato ed agli scarti legno.

Se allo scenario si aggiunge l’elevato livello del consumo residenziale di legna da ardere (che attualmente sfugge alla contabilizzazione ai fini del raggiungimento degli obiettivi energetici), appare evidente l’importanza di rilanciare la gestione dei boschi che, oltre alle note valenze territoriali, sociali e paesaggistiche, potrebbero contribuire in modo decisivo anche al raggiungimento degli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale, secondo il quale le biomasse (tra le quali spicca il ruolo dei prodotti legnosi), devono coprire entro il 2020 il 44 per cento dei consumi di fonti rinnovabili e il 58 per cento dei consumi di calore totale, fornendo biomassa ottenuta con metodi sostenibili (sia nella produzione che nel taglio).

Tuttavia la politica stabilita con  decreto ministeriale 28 dicembre 2012 di incentivazione della produzione di energia termica da fonti rinnovabili e che promuove  interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni, disciplinando il regime di sostegno per il settore di produzione di energia termica, presenta degli aspetti di criticità.

Infatti, se particolare interesse riscontrano gli incentivi dedicati alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore alimentati da biomassa, rispetto alla possibilità che questi possano effettivamente costituire un volano per la filiera bosco-legna-energia, si rilevano alcuni elementi di forte perplessità, sia a causa dell’entità degli stanziamenti (nemmeno paragonabili a quelli destinati al settore elettrico), sia per l’impostazione metodologica del decreto

Altro limite è costituito dal fatto che manca una differenziazione degli incentivi rispetto alla diversa provenienza della biomassa impiegata, in quanto quelli  dedicati alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore alimentati da biomassa non prevedono differenziazioni in base alla provenienza della biomassa impiegata. Questa indifferenziazione rischia, infatti, di avvantaggiare l’impiego di biomassa importata, replicando gli errori commessi nel settore elettrico.

L’introduzione nell’articolato – in analogia con quanto previsto anche dagli altri decreti incentivanti per il settore energetico – della nozione di filiera corta e la previsione di un incentivo premiale per le biomasse impiegate in prossimità del luogo di produzione avrebbero, senz’altro, contribuito maggiormente al rilancio della gestione dei boschi ed alla riduzione delle importazioni di materia prima dall’estero.

Altro aspetto che suscita perplessità è la definizione di requisiti tecnici obbligatori ai fini dell’accesso agli incentivi, con particolare riferimento al pellet. Pur condividendo, da un lato, la necessità di assicurare la qualità del pellet e di prevenire le emissioni inquinanti in atmosfera, si ritiene che le specifiche tecniche attualmente richieste potrebbero risultare penalizzanti ed impedire l’accesso agli incentivi per prodotti provenienti dall’ambito agricolo e forestale nazionale, in quanto più facilmente ottenibili a partire da tipologie varietali di diffusione non prevalente nel nostro Paese.

Pertanto, in Italia la partita dell’energia termica si deve considerare appena iniziata. Il comparto necessita di interventi di armonizzazione tra i provvedimenti  rivolti alla promozione delle rinnovabili termiche e quelli relativi all’efficienza energetica. In generale, mancano ancora strumenti specifici per dare la possibilità alle imprese agricole e forestali di trovare una convenienza nella valorizzazione energetica della biomassa prodotta a livello locale, attraverso il recupero della gestione dei boschi. 

Il comparto necessita di interventi di armonizzazione tra i provvedimenti  rivolti alla promozione delle rinnovabili termiche e quelli relativi all’efficienza energetica. Coldiretti ha, inoltre, sollevato l’attenzione sul fatto che la promozione dell’energia termica con ricorso alla biomassa legnosa presuppone una gestione del bosco non più conservazionistica ma multifunzionale nella quale viene riconosciuta l’importanza del patrimonio forestale anche come fonte di reddito e di sviluppo.

Ciò presuppone, a monte,  una modifica sostanziale della legislazione forestale, con particolare riferimento al Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani che con le sue disposizioni vincolistiche appare ormai del tutto superato rispetto al nuovo contesto di politica forestale promosso dall’Ue. Senza un intervento in tal senso difficilmente si potrà pensare di realizzare un progetto di filiera attorno al bosco in quanto, contrariamente a quanto avviene nel nord-Europa, l’aspetto protezionistico costituirà sempre un insormontabile ostacolo all’utilizzo economico del patrimonio forestale. La gestione del bosco richiede oggi che si tenga conto non solo dell’aspetto della tutela, ma anche di quello dell’utilizzo del patrimonio forestale al fine di produrre energia e legno in un’ottica di sviluppo economico atta a produrre reddito e sviluppo per le popolazioni che vivono in tali contesti ambientali.

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