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Stop alle speculazioni sul fotovoltaico a terra, Marini: “Bene Galan”

Un importante stop alle speculazioni dei grandi impianti fotovoltaici che sottraggono campi fertili facendo impennare i prezzi per l’ acquisto e l’affitto dei terreni che, è bene ricordarlo, sono un fattore di produzione per le imprese agricole.

E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nell’esprimere apprezzamento per le modifiche apportate dal Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan allo schema di decreto legislativo sulle fonti di energia rinnovabile che è stato approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri.

Il testo, senza compromettere le nuove opportunità di reddito che il fotovoltaico può offrire alle imprese agricole, prevede che, decorso un anno dalla data di entrata in vigore, “per gli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, l’accesso agli incentivi statali è consentito a condizione che: a) la potenza nominale dell’impianto non sia superiore a 1 megawatt b) il rapporto tra potenza nominale dell’impianto e la superficie del terreno nella disponibilità del proponente non sia superiore a 50 kilowatt per ogni ettaro di terreno”.

Secondo Coldiretti la produzione di energia rinnovabile rappresenta una necessità ambientale e una occasione di sviluppo imprenditoriale, anche per il settore agricolo che non può diffondersi se non nel rispetto della legalità e degli elementi identitari dei territori, che rappresentano le leve di uno sviluppo economico equilibrato e sostenibile.

Uno sviluppo delle energie rinnovabili nel Paese rispettoso degli equilibri ambientali e paesaggistici dei diversi territori non può prescindere da una pianificazione, a livello locale, che sappia realmente integrare lo sviluppo energetico ed economico nell’ambito di una puntuale valutazione ambientale, territoriale e paesaggistica.

L’incremento della produzione di energia rinnovabile, deve dunque avvenire garantendo il minor consumo possibile di territorio ed il riutilizzo di aree già degradate da attività antropiche. Per quanto riguarda gli impianti destinati all’inserimento in aree agricole, occorre prevedere una vera e propria valutazione agronomica, oltre che territoriale, con lo scopo di verificare la compatibilità con il sistema produttivo locale e rispettare gli equilibri necessari al mantenimento nel tempo dell’attività agricola in tale area.

Per quanto riguarda la produzione di energia da biomassa e da biogas, è necessario individuare criteri capaci di considerare le prestazioni ambientali degli impianti in un’ottica estesa di ciclo di vita, privilegiando, ad esempio, il concetto di filiera corta, di provenienza e di tracciabilità della materia prima in base ad accordi quadro; la produzione di biogas esclusivamente da reflui zootecnici; la cogenerazione da biomasse solide combustibili a piccola scala; le tecnologie complementari alla produzione energetica come, ad esempio, per quanto attiene alla produzione del biogas, l’abbattimento dei livelli di azoto nel digestato; i procedimenti più efficienti e virtuosi, come l’uso a fini energetici dei sottoprodotti agricoli.

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