il Punto Coldiretti

Storno, chiesto l’inserimento tra le specie cacciabili

A seguito dei danni causati dallo storno alle produzioni agricole, compresa la diffusione di patologie infettive trasmissibili, tramite le deiezioni, agli animali da allevamento, nonché per i problemi provocati alla sicurezza aerea, il Ministero dell’Ambiente ha deciso di ripresentare alla Commissione Europea la domanda di inserimento di tale specie tra quelle cacciabili, in precedenza respinta.

Il Ministero, pertanto, ha chiesto la collaborazione di Coldiretti per acquisire il maggior numero di dati e documenti che possano dimostrare alla Commissione la necessità di accogliere tale istanza. Lo storno, infatti, a causa delle rotte migratorie, è presente in particolar modo in Italia e preferisce gli habitat del nostro paese rispetto ad altri Stati europei che non sono, pertanto,  interessati in modo sensibile a tale problema.

L’iniziativa del Ministero è senz’altro apprezzabile in quanto risponde ad un’istanza da tempo sentita dal mondo agricolo e che purtroppo non ha avuto modo negli anni scorsi di essere evasa con successo. I dati, seppure parziali, finora raccolti, evidenziano un’ incidenza negativa di tale specie sul piano dei danni che riguardano prioritariamente le colture frutticole con un picco nel periodo compreso tra la maturazione e la raccolta.

La necessità di ricorrere all’attività venatoria come strumento straordinario per il controllo della presenza in soprannumero dello storno si motiva anche con il fatto che le misure di prevenzione sperimentate nelle diverse Regioni hanno reso evidente che lo storno tende ad abituarsi rapidamente ai sistemi deterrenti ecologici che nel medio periodo finiscono per perdere qualsiasi efficacia.

L’auspicio, pertanto, è che la richiesta di inserimento dello storno tra le specie cacciabili di cui all’allegato II della direttiva Uccelli sia accolta in tempi brevi altrimenti l’Italia rischia di essere fortemente discriminata rispetto ad altri Stati membri che pure sono interessati dalle rotte migratorie dello storno, ma hanno già tempo inserito tale specie tra quelle oggetto di attività venatoria.

E’ evidente che l’attività venatoria in questo caso costituisce un strumento aggiuntivo e straordinario di controllo della presenza in sovrannumero di una specie problematica alla quale si è dovuto ricorrere in quanto non solo, come già evidenziato, le misure di prevenzione non hanno dato risultati soddisfacenti, ma anche perché la Commissione non ha voluto autorizzare il ricorso alle deroghe al divieto di caccia previste dalla stessa direttiva Uccelli.

In conclusione l’iniziativa del Ministero costituisce un opportuno passo verso una gestione dei danni da fauna selvatica maggiormente incisiva e rispondente a richieste che da anni sono avanzate dal mondo agricolo e che finora si sono tradotte quasi esclusivamente nell’adozione di misure di indennizzo dei danni che oltre a non reintegrare compiutamente il reddito agricolo non risolvono alla radice il problema del raggiungimento di un punto di equilibrio tra la tutela della fauna selvatica e dell’attività economica delle imprese agricole.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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