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Sviluppo sostenibile, appello per un “new green deal” in Italia

Superare la crisi auspicando un “green new deal” per l’Italia. E’ l’invito giunto dall’incontro promosso da Roma dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il cui presidente, il professor Edo Ronchi, ha invitato gli ospiti e tutti i presenti a riflettere sulla necessità di riqualificare l’economia in termini di sostenibilità ambientale. Il Meeting di Primavera ha rappresentato l’occasione per fare un primo bilancio sui cinque anni di attività della Fondazione, e si è preso atto della necessità di affrontare la crisi attuale attraverso misure idonee a riavviare l’economia, a ridurre il degrado degli ecosistemi e a combattere la povertà.  

La crisi, infatti, non va intesa soltanto in senso economico, ma anche in senso ambientale e sociale. Nel nostro presente, ad esempio, è aumentato il debito pubblico, è cresciuta la pressione fiscale (che è la più alta rispetto alla media europea), ma è anche salita la disoccupazione, specie quella giovanile. Da qui la necessità di pensare ad un “green new deal” per l’Italia,  valorizzando le risorse del nostro territorio, sostenendo economicamente le imprese più rispettose dell’ecosistema, incentivando la diffusione della cosiddetta eco-innovazione, sviluppando la filiera agricola eco-sostenibile e riducendo la dipendenza energetica dall’estero.

È un dato interessante il 4° posto guadagnato dall’Italia nel campo delle rinnovabili. E, per garantire alla nostra nazione di conservare questa posizione, occorre costantemente monitorare le vie di sviluppo e di incentivo per questo settore in crescita: ad esempio, investire nelle industrie del riciclo può rappresentare un approccio vincente in termini di aiuto alle industrie manifatturiere e di risoluzione dei problemi legati alla gestione dei rifiuti. A tal fine, Ronchi propone una riforma fiscale in chiave ecologica.

L’argomento è stato ripreso dal Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ideatore degli Stati generali di Green Economy: egli auspica la ripresa della riforma fiscale in chiave ecologica e sottolinea la necessità di superare il vincolo del patto di stabilità, perché le risorse vanno impiegate e liberate per consentire la creazione e la circolazione di nuove risorse. Occorre, inoltre, procedere ad un cambiamento del sistema elettrico tradizionale e promuovere il ricorso alle fonti rinnovabili.

Il prof. Enrico Giovannini, Presidente Istat, ha proposto di sostituire il termine “sostenibilità” con quello di “vulnerabilità”, che meglio spiegherebbe i limiti del sistema attuale e meglio consentirebbe di individuare le misure da applicare per superare i momenti di criticità. Questo cambiamento di prospettive si collega alla necessità di percepire diversamente il ruolo della statistica: generalmente, infatti, la statistica viene applicata per misurare gli accadimenti del passato o del momento attuale. In questo senso, essa si pone come resistenza al cambiamento, perché le misure da adottare alla luce dei risultati statistici producono sempre, almeno nel primo periodo, un effetto negativo e, pertanto, disincentivante.

Invece, se si guarda alla statistica come strumento di individuazione dei fattori di rischio, il punto di osservazione diventa il futuro, nel senso che occorre chiedersi quali azioni porre in essere oggi per evitare i rischi di domani. Il termine “sostenibilità” lascerebbe, dunque, separato il presente dal futuro. Parlare, infatti, di sostegno delle generazioni attuali alla conservazione di ciò che dovrà essere ereditato dalle generazioni future, allontana gli attuali fruitori delle risorse ambientali dalla percezione degli interventi necessari per migliorare l’ecosistema.

Il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, auspica interventi immediati nel settore della mobilità per rivalutare il territorio, attuando vere e proprie opere di manutenzione delle aree interne, al fine di garantire servizi, welfare, turismo e forme di economia sostenibile. Il Ministro individua tre linee strategiche da perseguire: città, aree interne e mezzogiorno. Occorre procedere ad una forte innovazione in questo momento di austerità, sfruttando l’opportunità di mettersi in gioco, di rischiare per non stagnare. Occorre procedere con metodo sperimentale perché gli effetti delle scelte che si compiono oggi non sempre si possono prevedere a priori. Si suggerisce una flessibilità del patto di stabilità e l’adozione di misure fiscali che premino gli innovatori piuttosto che i conservatori.

Attraverso un audiomessaggio, Jean-Paul Fitoussi, Professore di Economia presso l’Institut d’Études Politiques de Paris, ha evidenziato la necessità di avviare immediatamente misure per eliminare la crisi e ridurre il debito pubblico. La recessione coinvolge l’Europa nel suo complesso e per questo si suggerisce di realizzare una Comunità europea dell’ambiente, valorizzando la sostenibilità del capitale globale comprensivo di capitale sociale, economico, nazionale, ambientale, infrastrutturale e umano. Occorre investire nella sostenibilità evitando la disoccupazione di massa, perché antidemocratica.    

Altri interventi sono seguiti da parte dei soci della Fondazione, coordinati dalla giornalista Silvia Zamboni e dai quali è emersa la necessità di disporre di un quadro normativo chiaro che disciplini il territorio in termini di sostenibilità e di prevedere misure dirette a garantire la manutenzione costante del paesaggio, inteso non solo nel suo aspetto estetico ma anche in termini di ambiente, attraverso la realizzazione di opere di difesa del suolo e delle risorse idriche.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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