il Punto Coldiretti

Tutela delle acque, l’Italia deve conformarsi alla normativa europea

L’Italia non si è conformata alla legislazione dell’Unione europea sulla protezione qualitativa e quantitativa delle acque, in quanto il recepimento nel diritto nazionale della direttiva comunitaria in materia è stato ritenuto per molteplici aspetti lacunoso. Da qui l’avvio nel 2010 di una procedura d’infrazione, tutt’ora in corso.

Nel mese di marzo la Commissione europea ha inviato un parere con le motivazioni per le quali si ritiene violata la normativa comunitaria che regola le procedure per la tutela delle acque e dove si invita l’Italia ad adottare le disposizioni necessarie per conformarsi alla stessa.

Se l’Italia non risponderà entro il 25 maggio o darà una risposta giudicata insoddisfacente, la Commissione potrà ricorrere alla Corte di Giustizia europea. In particolare, la Commissione contesta il mancato rispetto delle norme concernenti  le misure sul controllo dell’inquinamento delle acque da fonti diffuse, visto che nella normativa italiana non si prendono in considerazione tutte le tipologie di inquinanti, ma unicamente le forme di inquinamento in riferimento ai nitrati ed ai fitofarmaci.

Non sono state recepite correttamente una serie di norme sulla predisposizione delle misure per conseguire un "buono stato" dei bacini idrografici e sull’obbligo di adottare un registro aggiornato delle aree protette.

Inoltre, non sono conformi alla direttiva le disposizioni adottate sui requisiti del monitoraggio dello scarico di quantitativi supplementari di acqua nei corpi idrici sotterranei nonché le disposizioni sull’elaborazione di mappe per indicare i livelli chimici e i quantitativi di acqua.

In considerazione delle eccezioni avanzate dalla Commissione, la normativa nazionale deve, dunque, conformarsi a quella europea. A tale proposito si auspica che, per quanto concerne il controllo sulla qualità delle acque, vengano prese in considerazione tutte le forme inquinanti, in quanto, rispetto all’inquinamento delle falde sotterranee, negli ultimi anni soltanto l’agricoltura è stata sottoposta ad onerosi provvedimenti  in conseguenza di una supposta responsabilità per la contaminazione delle acque da nitrati attribuita, ingiustamente, in maniera esclusiva al settore primario senza prendere in considerazione altre cause.

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