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Un decreto ad hoc per la lotta ai nematodi della patata

Emanato il decreto legislativo che stabilisce i provvedimenti di natura fitosanitaria da adottare per la lotta obbligatoria contro i nematodi a cisti della patata. Sotto questa denominazione ricadono, in particolare, quegli organismi nocivi annoverabili fra i principali parassiti della patata nelle regioni temperate o fredde, sotto il nome di Globodera pallida (Stone) Behrens (popolazioni europee) e Globodera rostochiensis (Wollenweber) Behrens (popolazioni europee).

L’infestazione di questi organismi si manifesta con la comparsa sul campo di chiazze, di anno in anno sempre più estese, in cui lo sviluppo della pianta appare stentato, con foglie che tendono prima ad ingiallire ed in seguito a seccarsi. Si tratta di una sintomatologia legata ad un anomalo funzionamento dell’apparato radicale, colpito da gravi alterazioni delle cellule dovute proprio all’azione delle cisti.

L’entità dei danni dipende dal numero di nematodi presenti nel terreno, ma si possono avere perdite di raccolto anche dell’80%. Una curiosità storica a testimonianza della perciolosità di questi parassiti: furono proprio le gravi perdite di raccolto di patate e barbabietole, verificatesi nei primi del 900 e causate dalle infestazioni di nematodi, a costituire una delle principali cause delle grandi emigrazioni di agricoltori tedeschi ed inglesi verso l’America.

Il nuovo decreto (D.L. n. 186 dell’8 ottobre 2010), che recepisce la direttiva 2007/33/CE e abroga la direttiva 69/465/CEE (recepita in Italia con decreto Mipaaf 18 maggio 1971), stabilisce, dunque, che la lotta contro i nematodi a cisti della patata debba essere eseguita effettuando i seguenti interventi: a) localizzarne la presenza e determinarne la distribuzione; b) prevenirne la diffusione; c) qualora vengano individuati, combattere i nematodi secondo le indicazioni contenute nel decreto stesso.

Le misure di lotta previste, infatti, sono subordinate ai risultati di una serie di indagini ufficiali, effettuate a cura del servizio fitosanitario competente per territorio, mirate a determinare l’effettivo livello di diffusione dei parassiti. I risultati di queste indagini vengono riportati in un apposito registro a cui si fa riferimento per i metodi di lotta da applicare.

In particolare, nelle parcelle che risultano infestate da nematodi a cisti non è possibile piantare patate destinate alla produzione di tuberi-seme di patata, né immagazzinare o impiantare piante di altre specie, le cui radici possono fungere da ospite degli stessi nematodi (elencate nell’allegato II del decreto). Inoltre, per quanto riguarda le parcelle destinate alla coltivazione di patate (diverse dai tuberi-seme) e che risultano infestate dalle indagini ufficiali, queste devono essere oggetto di un programma di lotta fitosanitaria, a cura del servizio fitosanitario territorialmente competente, caratterizzato da disinfestazioni con metodi adeguati.

Il menzionato programma ufficiale di lotta fitosanitaria, il cui contenuto è trasmesso al Servizio Fitosanitario centrale (che, come previsto dalla direttiva europea recepita, provvederà a notificarlo alla Commissione europea e agli altri Stati membri) deve tener conto del particolare sistema di produzione e commercializzazione delle piante ospiti di nematodi a cisti della patata nel territorio di competenza dei Servizi fitosanitari territoriali; delle caratteristiche della popolazione di nematodi a cisti della patata presenti e del ricorso a varietà di patate che presentino il massimo livello possibile di resistenza (come specificato nella sezione I dell’allegato IV del decreto in oggetto).

Il decreto, in sostanza, si prefigge di applicare innanzitutto quella che è la principale arma contro la diffusione di questi parassiti, e cioè la prevenzione, con l’obiettivo di mantenere il livello di infestazione al di sotto della soglia di danno economico. Si ricorda, in proposito, che le possibilità di intervenire con mezzi chimici contro questi fitofagi si sono dimostrate spesso aleatorie: l’estrema resistenza della cuticola della cisti, difficile da penetrare con i normali prodotti nematocidi, rende inutile questo tipo di intervento, mentre la fumigazione del terreno prima della semina, oltre ad un notevole impatto ambientale, nonché economico, riesce in qualche modo a ridurre la popolazione ma non ad eradicarla completamente, col frequente risultato di una rapidissima reinfestazione successiva.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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