il Punto Coldiretti

Un progetto contro l’erosione dei terreni agricoli

Riconoscendo l’importanza delle sfide ambientali poste dall’utilizzo dei terreni agricoli, il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di realizzare un progetto sperimentale su Agricoltura sostenibile e conservazione del suolo tramite tecniche colturali semplificate.

Si tratta di un progetto che è frutto della collaborazione tra la Direzione Generale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale e il Centro comune di ricerca della Commissione Europea, i cui risultati sono stati presentati il 28 maggio scorso a Bruxelles in un incontro tenutosi alla presenza dei portatori di interesse e degli operatori del settore.

Il dibattito, che si è sviluppato attorno al tema del degrado del suolo, che soltanto per alcuni processi è collegato all’agricoltura, ma che offre ad essa un ruolo prioritario nella sua protezione, mantenimento e miglioramento, ha toccato temi di sicuro interesse.

Le recenti tendenze a livello di uso del suolo, unitamente ai processi del cambiamento climatico (innalzamento della temperatura) hanno provocato una perdita di carbonio organico nel suolo, che, tradotto in CO2 equivalente, corrisponde a circa il 10% della totalità delle emissioni da combustibili fossili a livello Europeo.

A questo riguardo, si consideri che quasi la metà dei suoli europei è caratterizzata da un basso contenuto di sostanza organica (principalmente nell’Europa meridionale e in alcune zone di Francia, Regno Unito e Germania).

In Europa, suoli interessati dalla salinizzazione si trovano in Ungheria, Romania, Grecia, Italia e nella penisola iberica. Nell’Ue la salinizzazione del suolo interessa una superficie compresa tra uno e 3 milioni di ettari circa ed è considerata una delle cause principali della desertificazione e costituisce pertanto una grave forma di degrado del suolo.

Secondo le stime, 115 milioni di ettari, pari a un ottavo della superficie totale delle terre emerse europee, sono soggetti ad erosione idrica, mentre 42 milioni di ettari sono colpiti dal fenomeno dell’erosione prodotta dal vento. Il Mediterraneo è particolarmente soggetto all’erosione quando a lunghi periodi di siccità fanno seguito piogge abbondanti. Sempre secondo le stime, rispettivamente un terzo e un quinto degli orizzonti sub-superficiali dei suoli europei sono molto e moderatamente vulnerabili alla compattazione.

A fronte di un simile scenario è necessario sottolineare come l’urbanizzazione, a causa dell’effetto di sigillo, determina la perdita del suolo, oltre che generare effetti molto negativi sulla qualità dell’ambiente.

Da parte di molti soggetti interessati emerge la necessità di porre il suolo al centro dell’attenzione delle politiche di sviluppo e di protezione ambientale. Il metodo da adottare non può che essere integrato al tema dell’acqua, dell’inquinamento da nitrati, dell’uso di agrofarmaci, garantendo una coerente partecipazione da parte di tutti gli attori delle filiere interessate, nel rispetto delle condizioni locali oltre che delle esigenze complessive, adottando attente analisi del rischio.

Oltre a queste istanze, che emergono soprattutto riguardo il procedimento di approvazione della direttiva europea sul suolo, altre importanti questioni nascono nell’ambito della discussione sulla Pac, che svolge un ruolo importante nella prevenzione e nella mitigazione dei processi di degrado del suolo.

In questo senso, proprio in relazione alle azioni possibili, il progetto ha individuato ed analizzato alcuni sistemi di coltivazione capaci di ridurre gli effetti di uno o più processi di degrado del suolo e di contribuire ad una migliore protezione e mantenimento delle risorse del terreno.

Uno dei metodi oggetto dello studio è la cosiddetta agricoltura conservativa che promuove l’ottimizzazione dell’uso delle risorse contribuendo a ridurre il degrado del terreno attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche esistenti.

Questo sistema è basato sulla sostituzione delle arature con lavorazioni superficiali o non lavorazioni (semina su sodo), che favoriscono il rimescolamento naturale degli strati di suolo ad opera della fauna (lombrichi), delle radici e di altri organismi, i quali, inoltre, contribuiscono al bilanciamento delle sostanze nutritive presenti nel terreno. La fertilità viene gestita attraverso la copertura del suolo, le rotazioni colturali e la lotta alle erbe infestanti.

Oltre ad alcuni vantaggi (miglioramento delle riserve di carbonio organico, dell’attività biologica, della biodiversità aerea e sotterranea e della struttura del suolo, diminuzione dei costi di manodopera relativi alle operazioni di preparazione e sarchiatura del terreno, minore necessità di fertilizzanti), lo studio mette in risalto alcune criticità insite in una non corretta gestione degli elementi caratterizzanti questo metodo, oltre la necessità di un arco temporale di 5-7 anni di transizione prima di raggiungere una fase di equilibrio.

I risultati del progetto evidenziano come la condizionalità abbia sensibilizzato notevolmente gli agricoltori sulla questione del degrado del suolo e sulle ragioni ambientali che giustificano l’introduzione di norme volte a prevenire questo fenomeno.

Emerge, tra l’altro, come le misure agroambientali abbiano incoraggiato gli agricoltori a proteggere, conservare e accrescere la qualità ambientale dei terreni coltivati, favorendo l’adozione di sistemi agricoli sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale, come l’agricoltura conservativa e l’agricoltura biologica.

Nel corso dei lavori è stato ribadito che l’agricoltura europea deve guardare alla produzione e lo deve fare in maniera ecologica nell’ambito di una solida politica alimentare, in grado di coinvolgere anche i consumatori nelle problematiche del suolo. In questo senso, è importante anche consolidare definitivamente il ruolo dell’agricoltura come riserva di carbonio (carbon sink) ai fini della lotta alle emissioni.

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