il Punto Coldiretti

Un progetto per disciplinare i mercati volontari dei crediti di carbonio

Un gruppo di lavoro Uni (Ente italiano di normazione), che per la prima volta ha visto la partecipazione di Coldiretti, si è riunito con l’obiettivo di mettere a punto una norma di supporto alla promozione di iniziative mirate alla valorizzazione delle attività di assorbimento di carbonio da parte delle imprese agroforestali nell’ambito dei mercati volontari. Si tratta di un progetto di norma intitolato “Gas ad effetto serra – Specifiche per la realizzazione del sistema nazionale di gestione del mercato volontario dei crediti di CO2 e derivanti da progetti di riduzione delle emissioni o di aumento delle rimozioni di GHG” avviato dal Gruppo 15 “GHG – Gas ad effetto serra” della Commissione Ambiente Uni.

Sul tema degli assorbimenti di carbonio, infatti, Coldiretti ha più volte ribadito la necessità di giungere ad un definitivo riconoscimento del ruolo delle imprese agroforestali nell’ambito delle strategie di mitigazione climatica, attraverso la messa a punto di strumenti operativi, condivisi ed affidabili in grado di consentire la valorizzazione economica degli assorbimenti di CO2 prodotti. In questa ottica, il progetto dovrebbe permettere proprio di certificare gli assorbimenti di carbonio nell’ambito di progetti aziendali, territoriali o di filiera, per la loro collocazione nell’ambito dei mercati volontari della CO2.
 
Si assiste oggi, infatti, ad una crescente domanda, in termini di disponibilità agli investimenti, da parte di soggetti pubblici e privati, desiderosi di distinguersi, nelle strategie di comunicazione, per la loro azione di sostegno a progetti di miglioramento delle performance ambientali e climatiche realizzati “in loco”, verificabili e riconoscibili. Questa modalità di valorizzazione economica degli assorbimenti di CO2, volutamente rivolta ad un mercato costituito da soggetti diversi da quelli interessati all’acquisto di crediti di carbonio a fini esclusivamente compensativi, dovrebbe essere in grado di superare, di fatto, anche gli attuali problemi legati alla cosiddetta doppia contabilizzazione dei crediti di carbonio.

Come è noto, infatti, in Italia gli assorbimenti di carbonio che vengono contabilizzati dallo Stato per bilanciare le emissioni nazionali, ai fini del raggiungimento degli obiettivi nazionali del protocollo di Kyoto, non possono, contemporaneamente, essere scambiati nell’ambito dei mercati volontari. Questo ha innescando forti polemiche in merito all’effettiva titolarità dei crediti di carbonio, tra Stato e privati. Si ricorda, infatti, che, rispetto al totale delle superfici interessate dalle cosiddette misure LULUCF contabilizzate dallo Stato nell’ambito del primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto 2008-2012 (afforestazione, riforestazione e gestione forestale), il 60% risulta gestito da privati.

Inoltre, in prospettiva, il problema potrebbe ripresentarsi nell’ambito della contabilizzazione degli assorbimenti legati alle attività agricole (gestione dei pascoli e dei seminativi), visto che per questi è in corso, a livello ministeriale, la valutazione circa l’opportunità della loro elezione nell’ambito del secondo periodo del protocollo di Kyoto (2013-2020) e che, comunque, la loro contabilizzazione diverrà obbligatoria a partire dal 2022, in attuazione delle previsioni contenute nella decisione 529/2013/UE.

Il progetto, quindi, si inserisce in questo percorso puntando, in generale, alla regolamentazione dei mercati volontari, ma ponendosi anche l’obiettivo di risolvere il problema della doppia contabilizzazione, puntando alla certificazione di attività caratterizzate da benefici ambientali e climatici (compresi gli assorbimenti di CO2), riconducibili a progetti collocabili sui mercati volontari a condizione che non se ne faccia un uso “compensativo” (evitando, così, la sovrapposizione con le finalità del registro nazionale dei crediti di carbonio).

Attraverso la norma Uni, quindi, gli interventi volti ad aumentare lo stock di carbonio nella biomassa epigea, ipogea, nella lettiera e nel suolo (adottando particolari tecniche agronomiche e coltivando specie arboree ed arbustive a diversa finalità), quindi, potrebbero essere finalmente collegati alla possibilità di ottenimento di un riconoscimento economico proprio grazie alla loro inclusione in progetti certificati in grado di attirare investimenti da parte di soggetti pubblici e privati sempre più interessati a caratterizzare i propri prodotti e servizi in un contesto di buon governo del territorio e di contributo positivo all’ambiente e al clima.

In questo ambito un elemento importante è rappresentato dalla “prossimità” degli assorbimenti agro-forestali prodotti, rispetto a dove risiede l’attività del soggetto interessato all’investimento. La prossimità dei progetti, infatti, costituisce un elemento distintivo e motivazionale, oltreché più facilmente comunicabile, rispetto ad investimenti fatti in altri Paesi ed in cui i benefici ambientali non sono direttamente percepibili dai consumatori/utenti locali.

Più in generale, una norma Uni volta alla regolamentazione dei mercati volontari della CO2 risulta opportuna rispetto alle carenze che interessano questo settore (anche in termini di credibilità circa agli effettivi benefici ambientali generati), caratterizzato da una sostanziale assenza di norme e di indirizzi condivisi. In questo senso è, infatti, necessario giungere  al più presto alla definizione di criteri di eleggibilità trasparenti dei crediti e delle metodologie di contabilizzazione impiegate, per garantire che questi assorbimenti siano reali, permanenti, addizionali ed unici, come stabilito dalle metodologie di riferimento internazionali (“Good Practice Guidance for Land Use, Land Use Change and Forestry” dell’IPCC).

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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