il Punto Coldiretti

Uso sostenibile dei fitofarmaci, anche le Regioni spingono per la semplificazione

L’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni, in veste di Coordinatore nazionale Agricoltura in Conferenza Stato-Regioni, ha presentato, in occasione di un incontro tenutosi con le organizzazioni professionali agricole, le “Osservazioni sul Pan condivise da tutte le Regioni e Province Autonome”, in merito allo schema di Piano Nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in corso di elaborazione.

Il documento delle Regioni evidenzia quanto sostenuto da Coldiretti e, cioè, l’impostazione restrittiva dell’attuale schema di Piano che rischia di procurare oneri economici e appesantimenti burocratici a danno delle imprese agricole, mettendole in una situazione di svantaggio concorrenziale rispetto alle imprese di altri Stati membri i cui Piani nazionali, sono, diversamente, ispirati al principio della massima semplificazione come è emerso da uno studio presentato nell’ambito della Giornate fitopatologiche 2013 presso l’università di Bologna.

In particolare, Coldiretti condivide la richiesta di individuare puntualmente le risorse finanziarie necessarie per l’attuazione delle misure e l’attivazione di un sistema di incentivi per le imprese agricole da prevedere nell’ambito della programmazione dei Piani di Sviluppo Rurale per il periodo 2013 – 2020. A tale proposito appare opportuno recuperare, come è stato correttamente evidenziato dalle Regioni nel corso della riunione del 18 giugno scorso, le risorse finanziarie derivanti dalla tassa sui fitofarmaci riscossa ai sensi dell’art. 59 della l.  23 dicembre 1999, n. 488 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2000).

Coldiretti ha espresso, quindi, apprezzamento per il documento che è stato consegnato il 3 luglio scorso, dalle Regioni  al Ministro delle Politiche Agricole, come posizione ufficiale di tutti gli assessorati all’agricoltura chiedendo una riformulazione del Piano nazionale nell’ottica di allinearsi a quanto previsto dagli altri Stati membri dell’Ue come indicato da Coldiretti in occasione della consultazione pubblica indetta sullo schema di Piano nazionale nel mese di gennaio.

Del resto la richiesta di semplificazione del Piano nasce da un dato certo: l’Italia è attualmente il paese che al momento garantisce, nel mondo,  i migliori parametri di sicurezza nell’uso dei fitofarmaci. Il nostro paese ha anticipato di diversi anni quanto oggi previsto dalla legislazione comunitaria per l’uso sostenibile dei fitofarmaci.

Secondo gli ultimi dati Istat nel decennio 2001-2011 la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo è diminuita complessivamente di 5.346 tonnellate (-3,6 per cento). Considerando il livello di tossicità, la quantità di prodotti molto tossici e tossici si è ridotta del 27,4 per cento, quella dei prodotti. In confronto, ci sono paesi con una rilevante cultura ambientalista come la Danimarca che registrano un +35 per cento nell’uso di fitofarmaci negli ultimi anni.

Inoltre, nel quarto Rapporto annuale sui residui dei fitosanitari in Europa , elaborato dall’Efsa si legge che a livello comunitario i Limiti Massimi di Residui (Lmr) dei fitosanitari rimangono estremamente bassi. Oltre 77.000 campioni (aumento del 13,4 per cento rispetto all’anno precedente) di oltre 550 alimenti, su 982 fitosanitari: queste le misure del piano. L’Italia è in vetta alla classifica, con solo lo 0,3 per cento dei campioni oltre tale limite.

Ovviamente ciò è il risultato della professionalità con la quale le imprese agricole italiane impiegano la chimica in agricoltura grazie ad un processo di continuo di formazione ed aggiornamento incentivato anche dalle misure agroambientali della Pac e dai regolamenti comunitari in materia di sicurezza alimentare nonché dalla legislazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Coldiretti e le Regioni condividono, quindi, l’obiettivo di migliorare il sistema attuale rafforzando la formazione e l’aggiornamento degli operatori professionali e non che impiegano tali prodotti, ma escludendo misure inutilmente restrittive che penalizzano l’agricoltura italiana che attualmente presenta già elevati standard di sicurezza sul piano ambientale e della tutela della salute umana.

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