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Uso sostenibile dei fitofarmaci, pronto il Piano nazionale

Il Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare ha inoltrato al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali lo schema di Piano nazionale che ciascun Stato membro è obbligato ad adottare in attuazione della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi la cui emanazione dovrebbe avvenire entro l’anno.

Il Piano, che applica le misure previste nella direttiva stessa per ridurre i pericoli, i rischi e l’impiego di agrofarmaci, prevede azioni relative a:
• formazione degli utilizzatori professionali dei consulenti e dei distributori di agrofarmaci;
• informazione e sensibilizzazione degli utilizzatori non professionali e dei consumatori
• controllo funzionale delle macchine irroratrici di agrofarmaci;
• al divieto di irrorazione aerea;
• misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di agrofarmaci  o dei rischi in aree specifiche;
• manipolazione e stoccaggio degli agrofarmaci, dei relativi imballaggi e dei residui;
• misure  di supporto, ricerca e sperimentazione dei sistemi di controllo e sanzioni.

Le misure di formazione, secondo il Piano, sono destinate agli utilizzatori professionali, ai rivenditori di agrofarmaci ed ai consulenti e  devono avere per oggetto:
1. la legislazione riguardante gli agrofarmaci ed il loro utilizzo;

2. i rischi e i pericoli associati agli agrofarmaci , in particolare:

 •   i rischi per l’uomo (sintomi di avvelenamento da agrofarmaci e misure di pronto soccorso;
 •   i rischi per l’ambiente (piante “non-target”, insetti utili, animali selvatici, biodiversità ecc.);

3. le strategie e le tecniche di produzione integrata e biologica.
 
 Più specificatamente le azioni di formazione dovrebbero riguardare:

1. sistemi di supporto alle decisioni per la scelta degli agrofarmaci;

2. corretta manipolazione, stoccaggio e miscelazione dei agrofarmaci, smaltimento dei contenitori vuoti;

3. idoneo utilizzo delle attrezzature (manutenzione, controlli periodici) e delle tecniche di irrorazione (ugelli antideriva, antigocciolamento);

4. strutture di monitoraggio sanitario;

5. registro dei trattamenti

Come evidenziato in una nota trasmessa da Coldiretti al Mipaaf, il Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile degli agrofarmaci ad una prima valutazione di carattere generale se, per alcuni aspetti, appare sostanzialmente condivisibile, per altri e più dettagliati motivi, solleva notevoli perplessità, richiedendo ulteriori momenti di approfondimento nell’ambito di un Tavolo istituzionale al quale possano  partecipare, oltre al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, insieme alle Organizzazioni Professionali Agricole ed alle associazioni rappresentative del settore degli agrofarmaci in osservanza del principio di concertazione.

Il Piano, che appare piuttosto ambizioso, non menziona le risorse finanziarie di cui ci si intende avvalere per porre in atto le misure indicate e, questo, è un aspetto centrale, considerato che la formazione e l’informazione devono essere adeguatamente supportate affinché gli obiettivi possano essere verosimilmente raggiunti.

Pertanto, si ritiene che il Piano, oltre ad indicare le risorse finanziarie stanziabili, dovrebbe stabilire una scala di priorità rispetto alle azioni proposte ed ai soggetti destinatari delle stesse. In caso contrario, il rischio è che si produca un atto di indirizzo che, poi, di fatto, rispetto al budget finanziario disponibile, resti  inattuato.

Le misure indicate nel Piano, infatti, dovrebbero riguardare prioritariamente le imprese agricole professionali dal momento che il peso della responsabilità rispetto al corretto uso degli agrofarmaci grava sostanzialmente sugli imprenditori agricoli che sono chiamati a rispondere della qualità e della sicurezza dei prodotti di fronte al mercato ed ai consumatori.

A tal fine, visto che esiste una  complementarietà tra gli obblighi di formazione derivanti dalla legislazione in materia di agrofarmaci e quelli relativi alla sicurezza nei luoghi di lavoro sarebbe opportuno un coordinamento dei momenti formativi, suggerendo, ad esempio, alle Regioni di evitare la duplicazione delle iniziative, al fine di evitare sprechi di risorse e moltiplicare il tempo che il lavoratore agricolo, sia esso autonomo o dipendente, è tenuto a dedicare a questo tema.

Il Piano manca, inoltre, di  qualsiasi riferimento ad un coordinamento istituzionale con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ed ad un’attività di coinvolgimento delle Organizzazioni Professionali Agricole, ponendosi come uno strumento di pianificazione di esclusiva elaborazione da parte del Ministero dell’Ambiente che non tiene conto né delle competenze e del pregresso lavoro compiuto da parte dell’amministrazione dell’agricoltura, né dell’esperienza e delle istanze proprie del mondo agricolo. Coldiretti ha chiesto, pertanto, che sia adottato un sistema di concertazione che sia formalizzato nell’ambito del Piano.

Tra le misure più importanti occorre citare senz’altro quella relativa alla difesa integrata, (IPM – Integrated Pest Management) visto l’importanza che tale tecnica agronomica riveste per le imprese agricole in prospettiva del fatto che  diventerà il metodo di produzione obbligatorio per l’agricoltura convenzionale,  a partire dal 2014. In merito é importante che il Piano preveda,  un esplicito coordinamento con gli uffici del Ministero che, da tempo, lavorano sulla difesa integrata e che hanno elaborato le linee guida alle quali si fa riferimento a livello nazionale.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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