il Punto Coldiretti

Uso sostenibile dei fitofarmaci, troppi oneri ma solo per gli agricoltori italiani

L’attuazione della direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei fitofarmaci evidenzia già delle forti differenze tra i diversi paesi dell’Ue. Mentre l’Italia discute una proposta di piano contenente misure restrittive che vanno bel al di là degli obblighi stabiliti dalla direttiva per le imprese agricole, Francia, Gran Bretagna (leggi)  e Spagna (leggi)  hanno approvato dei piani nazionali che si limitano a perfezionare le misure già attuate,  per favorire un utilizzo dei prodotti corretto in modo da limitare l’impatto di tali sostanze sulla salute umana e l’ambiente.

I tre piani nazionali, infatti, partono dal presupposto che l’attuazione delle misure della Politica Agricola Comunitaria, incluse quelle agroambientali, nonché la legislazione in materia di tutela delle acque,  già hanno consentito di formare gli agricoltori ad un uso responsabile nell’impiego di tali sostanze. Le misure previste dai singoli piani si limitano, quindi, in modo molto semplificato ad integrare, in modo minimale, quanto già stabilito dalle diverse norme nazionali prevedendo alcuni indicatori per misurare come nel tempo migliorerà ulteriormente l’impiego di tali prodotti.

L’impostazione del piano britannico, ad esempio, è esattamente l’opposto di quella adottata in Italia: le associazioni di categoria, in particolare quelle agricole, sono state consultate sin dall’inizio nella fase  di elaborazione del piano e non state escluse come, invece, é avvenuto nel nostro Paese dove il Ministero dell’Ambiente ha imposto, senza incontrare opposizione da parte delle altre amministrazioni competenti,  una netta estromissione delle organizzazioni professionali agricole considerate, inopportunamente, semplici portatrici di interesse e non soggetti in grado di fornire un quadro realistico dei progressi e dei problemi incontrati dalle imprese agricole, in questi anni, nell’impiego dei fitofarmaci.

Oltretutto, Gran Bretagna e Spagna, a differenza dell’Italia, hanno  rispettato rigorosamente nel piano l’obiettivo previsto dalla direttiva che è quello di ridurre il rischio nell’impiego di tali prodotti attraverso la previsione di misure di mitigazione e non la riduzione quantitativa nell’uso degli stessi che può essere solo una naturale conseguenza dell’evoluzione innovativa delle tecniche agronomiche e della ricerca, qualora sul mercato siano introdotte nuove molecole di sintesi in grado di combattere le patologie delle piante con efficacia, ma avendo minore pericolosità sul piano tossicologico ed ambientale.

Molto interessante è il piano adottato dai francesi Ecophito (http://agriculture.gouv.fr/Les-avancees-du-plan-par-axe)   che a differenza di quello italiano pone sì degli obiettivi mirati, ma è supportato per la sua realizzazione da ben 41 milioni di euro, quando, invece, in Italia, il piano nazionale sull’uso sostenibile dei fitofarmaci non ha alcuna copertura finanziaria. Il piano francese é articolato in nove assi attorno ai quali ruotano 114 azioni.

I nove assi prevedono: monitorare l’impiego di fitofarmaci; diffondere pratiche agricole e sistemi a ridotto impiego di fitofarmaci; ricerca per coordinare e accelerare l’innovazione; formare e inquadrare per un uso monitorare e sicuro; sorvegliare per trattare nel modo più corretto; tenere in debita considerazione le differenze regionali; agire sulle aree non agricole; organizzare la governance del piano e comunicare; rafforzare la sicurezza per gli utilizzatori.

Il piano promuove l’innovazione  in termini agronomici nell’uso dei fitofarmaci e la valutazione dei progressi realizzati in materia di riduzione del loro impiego. Ampio spazio è dato alla diffusione di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale tramite la creazione di una rete di 1.900 imprese agricole che aderiscono volontariamente alla misura di riduzione dell’impiego di fitofarmaci rispetto alla media regionale.

La formazione di tale rete ha consentito di selezionare 41 dossier di sperimentazione oggetto di finanziamento. In sostanza, le imprese agricole si sono rese disponibili ad applicare nel loro contesto produttivo tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale suggerite da progetti di ricerca mirati. 

Il piano fa perno sul principio che ricerca, dimostrazione e pratiche agricole, sono strettamente collegate. Gli agricoltori esprimono i loro bisogni in materia di ricerca. Tali bisogni sono recepiti tramite il finanziamento di progetti di ricerca i cui risultati  sono poi applicati nelle stesse imprese agricole che intendono volontariamente partecipare.

In sostanza, il piano francese sull’uso sostenibile, ha un approccio diametralmente opposto a quello italiano in quanto è di fatto articolato come un progetto operativo, ad adesione volontaria, opportunamente finanziato per consentire di raggiungere l’obiettivo di riduzione dell’uso dei fitofarmaci attraverso l’attuazione di azioni mirate ed opportunamente incentivate.

Tutto l’opposto di quello che viene indicato nel piano italiano dove si elencano una serie di adempimenti obbligatori a carico delle imprese agricole, senza considerare minimamente  il settore della ricerca e, quindi, rispondere alle difficoltà che le imprese agricole incontrano nel ridurre l’uso di fitofarmaci  sul piano agronomico, ma soprattutto pretendendo una riduzione quantitativa ed indifferenziata dell’uso dei fitofarmaci in agricoltura lasciando gli interi costi di tale operazione a carico delle imprese agricole.

Il Ministero dell’Ambiente, che ha coordinato l’elaborazione del piano, propone, infatti, obiettivi ambiziosi non solo senza voler investire alcuna risorsa economica del proprio bilancio, ma senza neanche preoccuparsi di individuare concretamente a priori, delle risorse finanziarie con le quali supportare le imprese agricole in questa complessa operazione di diffusione delle tecniche di coltivazione a basso uso di fitofarmaci.

E’ evidente che ancora prima di attuare la direttiva n. 2009/128/CE, l’agricoltura italiana che paradossalmente è all’avanguardia nel mondo, rispetto all’impiego corretto dei fitofarmaci,  risulta già penalizzata da un piano di attuazione che se dovesse essere approvato così come è ora, pone le imprese italiane in una condizione di svantaggio concorrenziale non solo rispetto a quelle inglesi, francesi e spagnole, ma anche alle altre imprese che operano sul mercato europeo.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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