Indagine Coldiretti, muffe in 4 bottiglie di olio straniero su 10 vendute nei supermercati
In quattro bottiglie su dieci di olio vergine ed extravergine vendute al supermercato sono presenti muffe. A denunciarlo sono Coldiretti, Symbola e Unaprol, che hanno presentato a Roma la prima indagine sulla qualità degli oli di oliva in vendita in Italia in occasione del lancio del progetto “GeniusOlei”. Dall’analisi organolettica sui campioni acquistati nei supermercati ed esaminati da parte del panel costituito dall’Agenzia delle dogane, è emerso anche che il 16 per cento delle bottiglie contiene olio derivante da olive alterate e l’8 per cento addirittura rancido. Più della metà delle bottiglie di olio esaminate dovrebbe dunque essere declassato e non potrebbe quindi essere venduto come extravergine. Dall’analisi sono stati esclusi quelli a denominazione di origine (Dop) e quelli ottenuti al 100 per 100 da olive italiane, ma sono compresi gli oli di grande diffusione. Le dimensioni del fenomeno scoperto da Coldiretti, Symbola e Unaprol richiedono un immediato intervento delle autorità predisposte ai controlli soprattutto in vista del Natale, durante il quale l’extravergine è un dono particolarmente apprezzato. Una situazione che Coldiretti, Symbola e Unaprol intendono contrastare con il progetto GeniusOlei, che ha l’obiettivo di promuovere nel mercato una profonda conoscenza dell’olio e delle sue caratteristiche qualificanti, insieme ad un’azione di promozione delle eccellenze del settore. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. Di fronte ad una situazione che è causa di danni per i consumatori e per i produttori italiani Coldiretti, Symbola e Unaprol chiedono al neoministro delle Politiche Agricole Mario Catania di accelerare l’iter del decreto sulle dimensioni dei caratteri e sul posizionamento delle diciture, firmato quasi quattro mesi fa e non ancora pubblicato. Si parte dagli attuali 3,53 euro il chilo per un buon olio extra vergine già lavorato e disponibile per la vendita in un frantoio in Puglia anche se in Calabria si sale a 3,64 euro al chilo, in Sicilia 4,67 euro al chilo e al centro nord 5,80 euro al chilo. Al prezzo di base, vanno aggiunti i costi di confezionamento per bottiglia, etichetta ed etichettatura, tappo, imballaggio, trasporto, quantificabili in 0,74 euro. Seguono, poi, altre 0,76 euro per i costi di commercializzazione. Sono quelli che comprendono le spese di marketing: annunci, messaggi pubblicitari, grafica e di distribuzione alla rete vendite. Concorre, infine, a determinare il prezzo finale della singola confezione il ricarico del punto vendita, quantificato, quest’ultimo, in 0,62 euro a bottiglia. Si raggiunge, cosi, considerando come punto di partenza la cifra di 5,62 euro quale costo unitario di un chilo di olio extra vergine di oliva – cui va aggiunta l’Iva del quattro per cento. Si ottiene, quindi, un prezzo finale che arriva a sfiorare i 6,00 euro. Questi rappresentano solo i costi fissi, senza margini di profitto o di extra profitto, che un’azienda deve sostenere per presentare sul mercato il proprio prodotto. L’Italia è il principale importatore mondiale di olio di oliva per un totale di 470 mila tonnellate all’anno che vengono spesso miscelate alla produzione nazionale e alimentano i consumi nazionali di 700mila tonnellate e le esportazioni di circa 250mila tonnellate all’anno. La produzione nazionale si concentra in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento). Sono 40 gli oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea. “L’alta qualità dell’olio extra vergine di oliva italiano è ferma ai box. Una sorta di Formula 1 al contrario dove sullo scaffale competono oli chimicamente perfetti; che però al profilo sensoriale risultano difettati, in alcuni casi ex vergini spacciati per extra vergini per lo più taroccati dal punto di vista dell’origine del prodotto”, denuncia Massimo Gargano presidente di Unaprol – Consorzio olivicolo italiano a Roma durante la presentazione di “GeniusOlei”, il progetto di Coldiretti, fondazione Symbola e Unaprol, finalizzato a stimolare la domanda di qualità dell’olio extra vergine italiano e il consumo consapevole tra vecchi e nuovi consumatori. “GeniusOlei rappresenta un nuovo inizio – ha poi aggiunto Gargano – per sconfiggere l’imbrolio che è presente sullo scaffale italiano e che oggi senza una adeguata campagna di informazione dei consumatori rischia di far prevalere i più furbi prestigiatori e non i migliori oli I.O.O.% di alta qualità italiana”. |
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