il Punto Coldiretti

Quote latte, i primi dati di marzo confermano che il pericolo è scampato

Dopo il calo fatto registrare a febbraio, anche le prime previsioni per marzo indicano che dovrebbe essere ormai lontano il pericolo di “sforare” le quote latte. L’andamento che ha portato la produzione nazionale sotto il fatidico tetto dei 10 milioni e 883mila tonnellate assegnato dall’Unione Europea, sottolinea la Coldiretti, sembra, infatti, confermato dai dati rilevati sui controlli funzionali dall’Associazione Italiana Allevatori (Aia) per marzo, ultimo mese della campagna 2012-2013.

Ricordiamo che a febbraio il monitoraggio ufficiale delle consegne aveva fatto registrare una diminuzione dello 0,6 per cento, la prima dall’aprile 2012. Quella appena conclusa è la terz’ultima campagna lattiera in cui vige il regime delle quote che secondo l’Unione Europea sparirà nel 2015.

La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte. Per ultimo con la legge di stabilità è stata introdotta una efficace norma per la riscossione coattiva, che prevede di affiancare all’Agea (Agenzia per l’erogazioni in agricoltura) l’esperienza e la capacità operativa di Equitalia e della Guardia di Finanza.

Dei quasi 4.000 milioni dovuti complessivamente per la multa, 1.700 milioni sono stati versati dallo Stato per sanare il periodo 1984-1996. Il prelievo complessivamente richiesto ai produttori per il periodo successivo ammonta a 2.264 milioni di euro, di cui ne sono stati riscossi solo 246 e altri 346 milioni sono in rateizzazione con la legge n. 119/2003. 175 milioni sono ormai irrecuperabili per fallimento, per incapacità definitiva di versare, per sentenza di annullamento. Restano quindi da riscuotere circa 1.500 milioni, di cui 700 non sono al momento esigibili a causa di sospensive giurisdizionali mentre 800 sono esigibili.

L’Agea ha intimato il pagamento del prelievo esigibile ai circa 2.000 produttori coinvolti. 600 di loro devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. La stragrande maggioranza dei circa 40mila allevatori presenti in Italia, nel corso degli ultimi anni si è invece messa in regola acquistando o affittando quote.

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