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Rapporto Uniocamere, giù il valore aggiunto nei campi ma imprese sempre più strutturate

Calano valore aggiunto e numero complessivo di imprese, salgono occupati, export e numero di società. Sono alcuni degli aspetti che emergono dalla fotografia del settore agricolo italiano scattata dal Rapporto 2015 di Unioncamere.

Se l’agricoltura rappresenta un assetto strategico sul quale puntare “per dare una spinta alla ripresa economica” deve far riflettere che tra i dati più negativi spicca l’andamento del valore aggiunto che in agricoltura si è ridotto al 2,2 per cento nel 2014.

Una flessione le cui cause vanno ricercate soprattutto nei danni provocati dal maltempo, ma che non può essere disgiunta, come evidenziato da Coldiretti, dal grave squilibrio nella filiera agro-alimentare in cui il settore primario non acquisisce una remunerazione adeguata, tale spesso da non coprire neppure i costi di produzione.

Per quanto attiene alla dinamica imprenditoriale, ad una contrazione del numero delle imprese agricole (-2,5 per cento), che conferma la tendenza del periodo 2010-2014 (-11 per cento), fa riscontro una maggiore strutturazione sotto il profilo gestionale, con l’aumento delle società di capitali (+3,3 per cento) e delle società di persone (+1,2 per cento). La maggior parte delle 754.000 imprese agricole è sono comunque gestite come imprese individuali (88,5 per cento).

Segnali positivi per il settore agroalimentare giungono dalle dinamiche occupazionali in agricoltura (+1,6 per cento degli occupati) e dall’export agro-alimentare, che nel 2014 si attesta sui 34,3 mld di euro (+2,4 per cento). Cresce nel contempo, però, anche l’importazione di materie prime agricole dall’estero, con la bilancia commerciale che registra addirittura un peggioramento del deficit (+3,9 per cento).

Un focus a parte è stato dedicato nel rapporto al fenomeno dell’illegalità, che il 62 per cento delle imprese ritiene in crescita, mentre il 20 per cento percepisce e afferma che le intimidazioni o prepotenze subìte limitano la propria libertà d’impresa. In proposito si evidenzia l’importanza delle azioni preventive quali la diffusione della cultura della legalità e delle azioni di coesione sociale. Un esempio in tal senso viene dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare promosso da Coldiretti.

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