il Punto Coldiretti

Summit Pac, Ciolos: “Niente soldi ad agricoltori da salotto”

“Per la Riforma della Pac abbiamo tentato di considerare le situazioni che c’erano nei vari Paesi dell’Unione”. Ha iniziato così il suo intervento al summit Coldiretti il Commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Ciolos.

“Gli strumenti che la Pac mette a disposizione devono essere finalizzati alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale, il tutto in una prospettiva a medio e lungo termine. L’agricoltura non è un settore che può essere visto solo in un’ottica economica. Abbiamo lavorato sul sostegno diretto agli agricoltori e sul mantenimento di un budget importante per la Pac. L’obiettivo è il miglioramento degli strumenti di gestione del mercato anche tramite migliori Organizzazioni di produttori.

Puntiamo a una ridefinizione delle capacità dell’agricoltura. Fra i punti chiave della proposta della Commissione c’è la gestione dei pagamenti diretti con una convergenza fra Stati membri e regioni, con una proposta che tenta di essere ragionevole. Per l’Italia questo significherà un contributo del 4,7 per cento del budget dei pagamenti diretti. Il criterio delle superfici per i pagamenti diretti è stato usato come criterio comune. La superficie non è rappresentativa di realtà diverse, ma è su quelle superfici che si producono  beni mercantili e beni non mercantili che hanno proprio le superfici come riferimento.

L’obiettivo non è avere pagamenti uguali per tutti, ma in regioni omogenee gli agricoltori devono essere trattati in modo più omogeneo  e simile. Per quanto riguarda la definizione di agricoltore attivo, abbiamo voluto definirne anche l’attività con un mix di due elementi. Gli Stati potranno tenere conto della limitatezza di questa definizione, dovuta anche al fatto che l’Omc ci imponeva di non collegare la produzione agricola agli aiuti Pac e la Ue si è impegnata in tal senso. La definizione di attività minima lascia agli Stati la facoltà di dare una definizione più esatta. Restano alcune falle nel sistema corrente che hanno portato un numero limitato di casi molto pubblicizzati di “agricoltori da sofà”, speculatori, aeroporti o campi da golf a beneficiare delle risorse della Politica agricola europea (Pac).

Di conseguenza stiamo cercando una definizione più stringente nella riforma che escluderà gli agricoltori non attivi. La nostra proposta mira a escludere grandi società che hanno piccoli interessi in agricoltura, ma stiamo anche dando una certa flessibilità agli stati membri di escludere quelli che hanno terra ma non ci fanno nulla. L’orientamento della riforma Pac è anche verso nuove misure ambientali, in modo uniforme per ciascun agricoltore, favorendo una buona gestione delle risorse con il greening.

In tal senso va, ad esempio, la riserva del 7 per cento dei terreni come zone di interesse ecologico. Si tratta di un criterio di facile applicazione. Pensiamo ad esempio alle colture frutticole, dove si riconosce agli alberi un valore ambientale. Esistono poi misure per dare visibilità agli agricoltori sul mercato, con un approccio globale ma con strumenti specifici. Abbiamo ampliato la possibilità di intervenire in caso di perturbazioni del mercato e non solo a riguardo dei prezzi. Il ruolo delle Organizzazioni di produttori (Op) diventerà fondamentale  se ci sarà bisogno di migliorare la gestione dei mercati, come già succedere per i settori lattiero caseari e del vino. Bisogna rinforzare il ruolo delle Op.

Gli Stati potranno dare soldi alle Op che potranno operare in termini di pianificazione delle produzioni agricoli e degli investimenti in comune (ma senza accordi sui prezzi) senza dover dimostrare a priori che si viola la concorrenza, mentre sarà l’Antitrust a intervenire che noterà delle violazioni della concorrenza”.

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