il Punto Coldiretti

Tremonti: “Prima i conti a posto, poi la politica e lo sviluppo”

Il mondo si sta finalmente accorgendo che la globalizzazione è entrata nel mondo reale ed è la causa della situazione che stiamo vivendo. Ha preso le mosse da questa constatazione l’intervento al Forum di Cernobbio del ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, che ha analizzato la crisi partendo da due differenze: quella tra G7 e G20 e quella tra ciclo economico e crisi.

“Fino ad alcuni anni fa – ha detto il ministro – il G7 era un apparato politico che controllava l’80% della ricchezza mondiale e che aveva alla sua base tre caratteristiche comuni: la lingua (l’inglese), il sistema monetario (area dollaro) e i sistema della democrazia occidentale. Questo significava che 700 milioni di persone si ponevano, rispetto al resto del mondo, in una situazione di superiorità che derivava dai residui del colonialismo. Il G20 degli ultimi anni – ha proseguito – si poneva ugualmente come rappresentanza dell’80% della ricchezza del mondo, ma in modo asimmetrico”.

Nel G20 secondo il ministro non c’è la coesione politica del G7, in quanto ci sono Paesi che rappresentano la democrazia occidentale, ma anche sistemi politici di democrazia formale e non sostanziale; non c’è un codice linguistico unificato e non c’è un unico codice monetario, ma tre grandi aree, quella del dollaro, l’arcipelago dell’euro e il sistema asiatico, con la moneta cinese e le sue aggregate. Tutto ciò comporta, secondo Tremonti, che le azioni all’interno del G20, al partire dai cambi tra monete, non sono di natura finanziaria, ma politica.

“A partire dalla caduta de muro di Berlino, noi stiamo vivendo – ha affermato Tremonti – i 20 anni che hanno cambiato i rapporti e la struttura del mondo. Era difficile pensare che un così forte cambiamento della velocità e della struttura del mondo non avesse conseguenze e non andasse solo nella direzione del benessere”.

L’altro aspetto da prendere in considerazione  è che la crisi è stata confusa all’inizio con un congiuntura economica. Confusione che ha spinto i Governi a intervenire con stimoli come se si trattasse di un ciclo da superare.

“Nel ’29 – ha ricordato Tremonti – Rooswelt intervenne sostenendo le banche che finanziavano le attività produttive. Oggi sono state salvate le banche nel loro insieme. Sono state salvate, non in Italia per fortuna, le banche in quanto banche del sistema, senza considerare che nelle banche c’era la speculazione e non gli interessi della famiglie. Sicuramente il debito pubblico richiede la massima attenzione, ma non ci devono dire che la causa della crisi sia stato il debito pubblico. La causa della crisi è finanziaria. Nel mondo – ha ricordato Tremonti le banche non regolate (shadow) sono uguali a quelle regolate, solo che operano in un mercato in cui l’unica regola è non avere regole e la crisi è venuta dal mondo delle banche non regolari”.

“Si è confusa una crisi con una congiuntura – ha detto ancora Tremonti – con una grande abilità da parte del mondo della finanza di depistare la politica, che oggi, dopo aver salvato le banche, è accusata da queste di aver fatto esplodere il debito pubblico”. Secondo il ministro questa crisi è l’uscita dal vecchio mondo, dal mondo coloniale, “con i Paesi che un tempo chiamavamo graziosamente Paesi in via di sviluppo, che non hanno nessuna intenzione di farsi considerare così”.

“Siamo tutti convinti – ha proseguito il ministro – che non possiamo andare avanti producendo più debito pubblico che Pil, perché il mondo è cambiato e dobbiamo trovare chi compra quel debito, mentre oggi molti si indirizzano verso Paesi nuovi e più giovani”. Per Tremonti è una questione che va affrontata a livello europeo. “E’ difficile mettere d’accordo 27 Paesi diversi con un storia importante alle spalle. Dopo la crisi greca l’Ue ha reagito facendo quadrato. Ai quattro vertici ci sono la Bce e il Fondo europeo, con una strategia di difesa comune della moneta, la decisione di fare una politica di comune responsabilità per la riduzione dei bilanci pubblici e una sessione di bilancio europeo, con una politica coordinata. In sostanza – ha sintetizzato il ministro – la crisi ha portato una meccanica comune, basata sulla moneta unica. Ogni Paese deve fare un documento basato su due colonne: una di politica di stabilità e l’altra di riforme per lo sviluppo. Se un tempo la politica veniva prima dei numeri, oggi è l’inverso e i numeri non devono essere inventati ma veri”.

L’Italia – ha ricordato Tremonti – ha fatto il piano di stabilità, presentato ieri in Parlamento e si accinge, in ritardo, a fare il piano di sviluppo. “Dobbiamo prima fare un recupero fiscale e poi progettare lo sviluppo. E nel piano di recupero fiscale occorrerà una maggiore corresponsabilità dei Comuni per far fronte all’evasione”.

“L’albero della finanza pubblica – ha detto il ministro – è diventato un albero storto perché è stata eliminata la finanza locale e il governo si è caricato di troppi compiti. Da qui si è generato il debito pubblico. Con il federalismo si cerca di raddrizzare l’albero con una corresponsabilità degli enti locali. Sappiamo che è la via giusta”.

Infine Tremonti ha posto il problema della democrazia: “quando entri in una nuova fase storica si pone inevitabilmente la questione della democrazia. Tutti in occidente stanno riflettendo sulla diffusione dei partiti di estrema destra nei Paesi del Nord Europa, derivati dalla paura dello straniero, dalla paura della crisi. L’Italia – ha concluso – ha la fortuna di un grande contenitore democratico e di corpi sociali, come la stessa Coldiretti, che garantiscono la democrazia nel Paese”.

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