Il Vinitaly a Casa Coldiretti
Dall’impatto dei dazi al rischio delle etichette allarmistiche ma anche i record messi a segno nell’export, i nuovi mercati, le tecnologie avanzate, l’innovazione, le grandi capacità imprenditoriali e le prospettive positive che vengono dall’importante presenza di giovani e donne, sono state al centro della partecipazione di successo della Coldiretti al Vinitaly. Il vino Made in Italy è un pilastro dell’economia agroalimentare nazionale, con un fatturato complessivo che ha raggiunto i 14,5 miliardi di euro grazie a 241.000 imprese viticole che lavorano i 681.000 ettari di vigne presenti lungo tutto lo Stivale con l’export che nel 2024 ha toccato 8,1 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2023. I valori del Vigneto Italia sono stati protagonisti di incontri istituzionali, convegni e degustazioni di alto profilo a “Casa Coldiretti” che si è presentata ai visitatori con la raffigurazione di un grande bicchiere e la scritta “Keep calm e bevi vino italiano”. A pochi giorni dall’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 20% annunciati dal presidente Donald Trump (poi portati al 10% e temporaneamente congelati) , si sono registrati al Vinitaly i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi per aiutarli a compensare l’aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite. Applicando la percentuale media di calo del 20% registrata con i dazi del 2019 al vino, si può stimare una potenziale perdita fino a 390 milioni di euro, ma se si considera il precedente del vino francese che a causa dei dazi del 2019 ha perso circa il 45% del valore, gli scenari possono essere molteplici, secondo l’analisi presentata dalla Coldiretti. Le richieste alle aziende italiane di “venirsi incontro” da parte degli importatori restringerebbero i margini di guadagno dei vitivinicoltori, già messi a dura prova dai rincari dei costi di produzione legati alla difficile situazione internazionale. “Occorre che l’Unione Europea metta in campo le risorse necessarie per compensare l’impatto dei dazi americani sul vino come sugli altri prodotti agroalimentari e sostenere le filiere produttive di un settore chiave dell’economia” è emerso dall’incontro a Casa Coldiretti tra il presidente Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, e il Commissario europeo all’Agricoltura Cristophe Hansen. Presenti tra gli altri anche la vicepresidente del Parlamento Europeo Antonella Sberna, il presidente di Terranostra Campagna Amica Dominga Cotarella, il presidente della Consulta Vino di Coldiretti Francesco Ferreri e il professore Felice Adinolfi direttore del Centro Studi Divulga. Coldiretti ha sottolineato come sia necessaria in questo momento un’azione unitaria senza commettere l’errore di rispondere con dazi ai dazi. È necessario che l’Ue investa direttamente sui vari settori produttivi senza gravare sul debito dei singoli Stati, aumenti gli investimenti nell`internalizzazione e cancelli tanta burocrazia che diventa un vero e proprio dazio. “Quella burocrazia, o peggio tecnocrazia, che si traduce in una normatività esasperata e spesso incomprensibile – ha sottolineato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo ad Hansen –, che frena gli insediamenti agricoli specie fra i giovani, che ha un ‘costo’ in termini di investimenti psicologici e in risorse umane tali da frenare e condizionare il desiderio di fare impresa incapace di stare nella realtà. Una burocrazia – ha concluso – incapace, di pensare agli effetti drammatici che provoca sulle vite degli agricoltori, costretti a portare un peso enorme sulle loro spalle”. In tale ottica “Il dialogo strategico sull’agricoltura rappresenta una grande opportunità per rafforzare la cooperazione reciproca tra istituzioni europee e mondo agricolo – ha rilevato Cristophe Hansen –. Siamo orgogliosi di contribuire a questo processo, consapevoli dell’importanza di temi cruciali come la sicurezza e la sovranità alimentare, oggi più che mai al centro dell’agenda politica. Non nominiamo più il Green deal e farm to fork, perché abbiamo aperto una nuova stagione”. “Un altro fronte su cui chiediamo attenzione riguarda i giovani agricoltori – ha evidenziato il presidente Ettore Prandini –. Coldiretti è la prima organizzazione agricola per numero di associati in Italia e in Europa, ma il nostro impegno maggiore è rivolto al ricambio generazionale. Se vogliamo un futuro forte per l’agricoltura europea, dobbiamo investire su chi ha il compito di costruirlo. Così come dobbiamo sostenere chi vive nelle aree rurali e di montagna per il loro ruolo essenziale di presidio dell’ambiente e del paesaggio. Per questo, nella riforma della Pac, chiediamo strumenti specifici e accessibili per i giovani e per chi vive nella aree di montagna e collina”. Sul nuovo Piano vino della Ue e sugli effetti dai dazi è intervenuto Francesco Ferreri “Fondamentale mantenere una visione chiara dei mercati – ha detto – e delle conseguenze che potrebbero derivare da scelte come l’introduzione di dazi. Oltre all’inevitabile aumento dei costi, occorre salvaguardare quindici anni di investimenti che hanno consentito ai nostri prodotti di posizionarsi non solo come vini italiani o europei, ma come simboli di qualità e forte identità territoriale. In merito alle politiche Ue – ha aggiunto – la vera sfida è quindi disporre di un sistema che permetta un utilizzo dell’Ocm Promozione più semplice e dinamico, prevedendo meccanismi meno complessi e più funzionali”. “È importante che il nuovo piano Ue sul vino abbia incluso anche l’enoturismo come motore del turismo e dello sviluppo delle aree interne e rurali – ha rilevato Dominga Cotarella –. Luoghi che, grazie alla consapevolezza e al lavoro dei nostri agricoltori, non sono più solo spazi produttivi, ma diventano territori di accoglienza, di formazione, di esperienza, capaci di trasmettere i valori profondi della nostra identità”. A preoccupare l produttori è anche l’ipotesi di etichette allarmistiche sulle bevande alcoliche come il vino e la birra che la Coldiretti boccia con decisione. Sono praticamente otto su dieci i consumatori italiani che dicono no alle etichette allarmistiche sul vino e birra, giudicando inappropriato apporre scritte di questo tipo sulle bottiglie secondo quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixe’. Non a caso numerosi studi hanno ampiamente dimostrato i benefici del vino sulla salute in soggetti che ne fanno un utilizzo moderato rispetto a soggetti astemi. Alcune ricerche epidemiologiche e cliniche, in particolare, hanno evidenziato che il consumo regolare e moderato di vino (da uno a due bicchieri al giorno) è associato a una ridotta incidenza di malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete fino ad arrivare ad alcuni tipi di tumori. Il Commissario europeo alla Salute Olivér Várhelyi ha condiviso la posizione di Coldiretti sul fatto che l’etichetta allarmistica sul vino non rappresenta uno strumento efficace nell’impegno per promuovere modelli di consumo moderati. L’esponente dell’esecutivo Ue ha incontrato il presidente Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia a Casa Coldiretti al Vinitaly. “Un bicchiere di vino rosso fa bene alla salute e si inserisce nelle abitudini alimentari della Dieta Mediterranea” ha tenuto a precisare nel corso della sua visita, rivolgendo poi un saluto agli oltre cento giovani produttori di vino presenti, ringraziandoli per il loro impegno che contribuisce ad assicurare la sovranità alimentare all’Europa. La visita del Commissario è stata accolta da un flash mob organizzato dai giovani viticoltori della Coldiretti. I ragazzi del vino hanno esposto tanti cartelli con le lettere a formare la scritta “Non nuoce alla salute”, per poi spostarsi e trasformarsi nel messaggio “Alla salute!”. Un invito all’Europa a pronunciarsi con chiarezza rispetto all’ipotesi di apporre scritte allarmistiche sulle etichette, proprio mentre numerosi e recenti studi hanno ampiamente dimostrato i benefici del vino sulla salute in soggetti che ne fanno un utilizzo moderato, anche rispetto alle persone astemie. |
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