L`impegno per i contadini: la sostenibilità alimentare nella lotta allo sfruttamento
La lezione che lascia il Papa: «Non si può essere complici basta acquistare prodotti realizzati da chi impiega bambini» di Anna Maria Capparelli, pubblicato su IlMattino del 24 aprile 2025 «Coltivare la terra mentre aumentano le ondate di calore, le piogge torrenziali, le improvvise gelate di freddo, rende il lavoro agricolo un`impresa sempre più difficile da realizzare»: sono le parole di Papa Francesco rivolte ai partecipanti dei Villaggi Coldiretti. Parole che esprimono la vicinanza che il Papa ha sempre manifestato agli agricoltori. Tante volte ha fatto riferimento all’attività agricola denunciando lo sfruttamento della terra e dei lavoratori. Soprattutto in quei Paesi, sud del mondo, dove i contadini sono davvero gli ultimi tra gli ultimi. L’ultimo appello, poco più di un mese fa, lo aveva lanciato in occasione dell`Incontro sui Popoli Indigeni in cui, ancora una volta, aveva sottolineato la necessità dell`autodeterminazione delle popolazioni locali per la sicurezza e la sovranità alimentare, ricordando le giornate di studio sui sistemi alimentari indigeni organizzate dalla Fao. Con un obiettivo preciso: garantire la salvaguardia dei sistemi alimentari delle popolazioni originarie. L’opposto, invece, di quanto finora è accaduto con l’accaparramento delle terre da parte di multinazionali e prevaricazioni di Stati su Stati. Un tema assai caro al Papa che anche qualche anno fa, in un incontro alla Fao con 38 delegati di 31 popoli provenienti da America, Africa e Asia, aveva evocato temi come la sovranità alimentare e l’impegno a non maltrattare la terra. Ma soprattutto per mettere fine allo scippo delle risorse. Una filosofia nuova che è alla base del Piano Africa del Governo Meloni che, almeno per quanto riguarda l’agricoltura e l’alimentare, sta provando a mettere in pratica il principio del sostegno a uno sviluppo di filiere locali. L’impegno è di creare le condizioni per l’emancipazione dei contadini con il supporto di mezzi forniti dall’Italia e con un’assistenza tecnica costante. E la vera rivoluzione è di gestire le terre per un periodo concordato con i governi locali, poi una volta raggiunto il risultato restituirle ai proprietari. In una logica di puro partenariato. L’Italia – ha spiegato in più occasioni il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida – mette know how e innovazione. È quello che BF Spa, in collaborazione con il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale e dei governi locali, ha già avviato in Algeria, con un progetto agricolo integrato di circa 420 milioni, in Ghana, dove il piano industriale prevede la produzione di soia, mais, grano, riso e pomodoro destinata al mercato interno, e in Congo dove si opererà su 10mila ettari. L’Italia vuole valorizzare le grandi potenzialità dei Paesi africani dove nei prossimi anni ci sarà un’impennata della domanda di cibo, mentre il 65% delle terre non è coltivato. Lasciare il valore aggiunto nei territori africani è anche la finalità dei tre mercati degli agricoltori aperti da Campagna Amica-Coldiretti in Africa (l’ultimo di pochi giorni fa in Libano) che vogliono assicurare ai produttori maggiori guadagni con la vendita diretta eliminando così gli intermediari che li taglieggiano. L’Italia ha le carte per diventare il ponte tra Africa ed Europa con un ruolo chiave del Mezzogiorno grazie alla sua posizione strategica e all’importanza che in questa area riveste l’agroalimentare e la formazione. Un radicale cambio di paradigma. Finora, infatti, dalla Russia alla Cina, la “politica” produttiva è stata fondata sull’acquisto a pochi spiccioli di ettari fertili per poi farli lavorare a salari di fame ai “proprietari”. E così le aziende dei Paesi sviluppati si sono arricchite, hanno violentato le campagne mentre i contadini sono diventati sempre più poveri e la fame è aumentata. Un quadro che Papa Francesco aveva ben chiaro. Così come più volte aveva denunciato lo sfruttamento dei bambini sempre nel suo cuore fino agli ultimi momenti della sua vita. E all’inizio del 2025, nell’udienza del 15 gennaio, Papa Francesco era intervenuto duramente sullo sfruttamento dei minori appellandosi a tutti. «Non possiamo essere complici – aveva affermato e la complicità per il Papa si manifesta anche in semplici atti quotidiani, per esempio- aveva denunciato – quando acquistiamo prodotti che impiegano il lavoro dei bambini. Come posso mangiare e vestirmi sapendo che dietro quel cibo e quegli abiti ci sono bambini sfruttati che lavorano invece di andare a scuola? La consapevolezza su quello che acquistiamo è un primo atto per non essere complici. Vedete da dove vengono quei prodotti». E poi un riferimento preciso alla raccolta in Argentina di un frutto simile al mirtillo: «Ci vogliono mani tenere e la fanno fare ai bambini, li schiavizzano». Bergoglio ha saputo con semplicità, come era il suo stile, colpire duro e risvegliare le coscienze. Facendo anche leva su una questione, quella agricola, che non si può archiviare solo come produzione, vendita, mercati, ma che implica connessioni con il rispetto della vita umana, l’eticità, l’immigrazione. E qui si torna alle iniziative del Piano Africa che non solo intendono liberare dalla fame le popolazioni, ma vogliono dare loro un futuro contribuendo così a bloccare quei flussi migratori che portano morte o comunque annientamento di esseri umani. |
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