Dazi, costo doppio per l’agroalimentare europeo
Non è solo una questione di dazi. L’accordo raggiunto tra Usa e Ue sulle tariffe al 15% su una lunga lista di prodotti europei è solo una faccia della medaglia. Per alcuni l’intesa è liberatoria, perché ha evitato una inesorabile guerra commerciale, per altri è comunque penalizzante soprattutto per alcuni prodotti agroalimentari più sensibili. I conti si stanno ancora facendo. Nomisma ha sostenuto che per Parmigiano Reggiano, Grana Padano e pasta il conto è meno pesante di prima, mentre l’allarme è scattato per vino e Pecorino Romano. Una pessima interpretazione di alcune dogane americane ha aperto un vero e proprio caso con il raddoppio delle “tasse” per Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Segno che l’accordo è ancora da interpretare. Ma c’è la seconda faccia della medaglia, di cui poco si parla se non per gli acquisti di armamenti. E riguarda le esportazioni americane nell’Unione europea dei prodotti alimentari. Modalità e quantità sono tutte da definire, ma il rischio è che i “27” si possano trovare ad apparecchiare una tavola rigorosamente Made in Usa. La dichiarazione congiunta di Ue e Usa recita esattamente così:” L’Unione europea intende eliminare i dazi su tutti i prodotti industriali statunitensi e garantire un accesso preferenziale al mercato per un’ampia gamma di prodotti agricoli e ittici statunitensi, tra cui frutta in guscio, latticini, frutta e verdura fresca e trasformata, alimenti trasformati, semi per piante, olio di soia e carne di maiale e bisonte”. Nel dettaglio la Commissione propone di aprire quote di importazione a dazio zero per diversi settori, dalle carni suine (25mila tonnellate) ai prodotti lattiero caseari come creme yogurt, lattosio e gelati (10mila tonnellate), dai formaggi (10mila tonnellate) alla frutta in guscio (500mila tonnellate), dall’olio di soia (400mila tonnellate) all’amido (11mila tonnellate) fino a biscotti, dolciumi e pasta (50mila tonnellate). E in tempi brevissimi si spalancheranno le frontiere anche all’astice trasformato. Insomma l’agroalimentare europeo è colpito due volte. E anche l’Italia si deve preparare a mettere nel piatto dalla carne suina americana (che i consumatori locali stanno abbandonando), la mozzarella del Wisconsin e la marmellata a stelle e strisce. E c’è chi ancora parla di risultato positivo. All’agricoltura non è stato risparmiato uno scossone. Certo la trattativa resta aperta, ma è difficile in un contesto globale segnato da scenari di guerra sempre più duri e da criticità della politica internazionale a partire dal nuovo ordine economico che si sta profilando con la collaborazione tra Russia, Cina e India, pensare che si possa riavviare la trattativa con la Casa Bianca sull’alimentare. Mentre la debacle con gli Usa ha prodotto un altro effetto che potrebbe ulteriormente aggravare la condizione dell’agricoltura europea e italiana in particolare, l’accelerazione dell’intesa Ue-Mercosur, approvata dal Collegio dei Commissari europei. |
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