il Punto Coldiretti

La vittoria dei ventimila del grano, sì del Governo al piano Coldiretti

Dopo la mobilitazione che ha portato 20mila agricoltori Coldiretti in piazza da Nord a Sud contro i trafficanti di grano e per difendere il reddito delle imprese agricole italiane, Coldiretti esprime soddisfazione per l’impegno assunto dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sui temi al centro della protesta. Il ministro questa mattina aveva accolto la richiesta di incontro da parte del presidente e del segretario di Coldiretti Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, che è poi avvenuto a Palazzo Chigi. Durante l’incontro, il ministro si è collegato in diretta con le piazze della protesta confermando ai 20mila agricoltori l’intenzione di accogliere il documento di proposte di Coldiretti. 

Positivo l’annuncio del ministro sulla pubblicazione che sarà fatta lunedì dei costi medi di produzione Ismea, per il Sud e per il centro Nord. Uno strumento essenziale per dare certezze, rafforzare i controlli e applicare in modo pieno la legge contro le pratiche sleali. Ma Coldiretti sottolinea che i costi di produzione non possono essere il prezzo: serve garantire un margine adeguato all’agricoltore, perché produrre sotto costo come sta avvenendo ora mette a rischio il futuro delle aziende e del Made in Italy.
Bene anche l’impegno a istituire la Commissione Unica Nazionale (CUN) sul grano duro, richiesta di Coldiretti per superare le borse merci locali, fermare le speculazioni e costruire un meccanismo trasparente e partecipato di formazione del prezzo. Ma ora bisogna fare presto, perchè tempo dell’attesa è finito.

Coldiretti accoglie, inoltre, con favore l’annuncio di 40 milioni da destinare ai contratti di filiera, che rappresentano oggi lo strumento più concreto per dare stabilità e reddito agli agricoltori, coinvolgendo anche il mondo dei pastai in un impegno condiviso per la qualità e la trasparenza.

LA PROTESTA

Tra cori, striscioni e bandiere gialle, la voce dei 20mila agricoltori Coldiretti scesi in piazza ha attraversato l’Italia, da Bari a Palermo, da Cagliari a Rovigo fino a Firenze, per difendere il grano italiano da chi lo vuole sottopagare, svendere e sostituire con import sleali.

Slogan come “Basta ai trafficanti di grano” “Non svendiamo il grano italiano”, “Giù i prezzi, giù l’agricoltura”, e “Senza agricoltori non c’è cibo” hanno risuonato in tutte le piazze, accompagnati da sacchi di grano vuoti decorati con il tricolore, a simboleggiare la perdita di valore e di dignità a cui è condannato chi lavora la terra, rispetto ai sacchi pieni con la bandiera canadese per lanciare l’allarme dell’arrivo in Italia del grano al glifosate, “veleno” per le nostre tavole. Giovani, famiglie e intere comunità agricole hanno portato in strada la loro rabbia ma anche la loro determinazione a difendere un settore che è presidio di territorio, cultura e sovranità.

Oltre ai punti già citati, la mobilitazione ha rilanciato con forza anche gli altri punti del documento Coldiretti condiviso dal Ministro a partire dalla richiesta di bloccare le importazioni sleali, a tutela della salute e della qualità: inaccettabile che il nostro grano coltivato con regole severe  debba competere con prodotto trattato con glifosate o altri fitosanitari vietati in UE, come quelli provenienti da Canada, Turchia o Russia.

Altro tema centrale è quello della reciprocità delle regole, principio cardine della battaglia Coldiretti: i prodotti che entrano nel mercato europeo devono rispettare gli stessi standard ambientali, sanitari e sociali che valgono per i nostri agricoltori.

È stata ribadita anche la necessità di un obbligo europeo sull’indicazione dell’origine del grano sulla pasta, come già ottenuto in Italia grazie alla pressione di Coldiretti. Trasparenza e tracciabilità sono strumenti fondamentali per tutelare il consumatore e premiare chi produce qualità.
Infine, è emersa con forza la richiesta di investimenti in ricerca, innovazione e stoccaggi strategici, per dare prospettiva alla cerealicoltura italiana, migliorare la gestione dell’acqua e garantire riserve alimentari che mettano al riparo da speculazioni e crisi geopolitiche.



IL PIANO COLDIRETTI PER IL GRANO ITALIANO

Per affrontare la situazione Coldiretti propone un piano con sette richieste chiave, tutte mirate a difendere l’agricoltura italiana da speculazioni, concorrenza sleale e logiche di mercato che penalizzano chi produce cibo.

La prima richiesta è l’istituzione immediata della Commissione Unica Nazionale (CUN) del grano duro, per superare le borse merci locali e fermare il meccanismo opaco che consente quotazioni artificialmente basse, spesso al di sotto dei reali costi sostenuti. Allo stesso tempo è necessario che Ismea pubblichi immediatamente i costi medi di produzione, in trasparenza e dando un riferimento certo per i controlli.

Fondamentale aumentare fino a 40 milioni  di euro il sostegno del Ministero ai contratti di filiera pluriennali, che garantiscano un reddito equo e coprano 400mila ettari su 1,2 milioni di ettari di produzione totale. 

Poi il blocco delle importazioni sleali, a partire da quelle di grano trattato con sostanze vietate in Europa, come il glifosate canadese o i pesticidi e fungicidi impiegati in Turchia e Russia. È inaccettabile che il nostro grano, prodotto nel rispetto delle regole europee, venga penalizzato da una concorrenza tossica che minaccia non solo la redditività ma anche la salute dei consumatori.

La reciprocità delle regole, altro nodo chiave da sciogliere, è una delle battaglie storiche dell’organizzazione. Coldiretti chiede che i prodotti agroalimentari importati da Paesi terzi rispettino gli stessi standard – ambientali, sanitari, di sicurezza e sociali – che valgono per gli agricoltori italiani ed europei. In gioco c’è la credibilità del sistema alimentare comunitario e la sopravvivenza delle nostre aziende. Altro punto importante l’obbligo di indicare l’origine del grano sulle confezioni di pasta in tutta Europa, come già avviene in Italia grazie alle battaglie vinte da Coldiretti. I consumatori hanno il diritto di sapere cosa mettono nel piatto, e solo la trasparenza può tutelare chi produce qualità.

Necessari anche più investimenti in ricerca, innovazione e sostegno alla transizione tecnologica, anche attraverso il coinvolgimento diretto del Crea. L’agricoltura del futuro ha bisogno di strumenti avanzati per migliorare rese, qualità e sostenibilità ambientale, mantenendo viva la competitività.

Infine, ma non meno importante degli altri, un piano nazionale per gli stoccaggi e gli invasi, anche con nuovi contributi a sostegno degli investimenti legati all’irrigazione del settore cerealicolo per garantire riserve strategiche e sicurezza nelle forniture. 

L’Italia, sottolinea la prima organizzazione agricola d’Europa, ha bisogno di politiche concrete per la gestione dell’acqua e delle scorte agricole, a tutela della sovranità alimentare e contro le speculazioni stagionali.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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