Olio, Coldiretti/Unaprol: “Servono regole più forti per fermare le speculazioni”
“Le frodi si scoprono troppo tardi: servono regole più forti per evitare che le speculazioni inizino. Servono misure di rafforzamento dei sistemi di tracciabilità e controllo, anche in considerazione dei gravi squilibri produttivi e dell’aumento dei prezzi internazionali dell’olio extravergine d’oliva che hanno caratterizzato l’ultimo anno”. È quanto ha affermato David Granieri, presidente di Unaprol e vice presidente nazionale di Coldiretti, intervenendo in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite nel settore agroalimentare con una relazione dedicata alla filiera dell’olio d’oliva. “La drastica riduzione della produzione in Spagna – ha spiegato – ha determinato un rialzo dei prezzi che ha aperto la strada a manovre speculative, come nel caso della cosiddetta speculazione Borges, con olio tunisino rimesso sul mercato come prodotto spagnolo per oltre 200 milioni di euro. L’Italia, pur essendo l’unico Paese dotato di un sistema di tracciabilità completo per l’olio, resta scoperta sul fronte delle olive per le quali non esiste ancora un obbligo di registrazione dei movimenti abbinato al fascicolo aziendale del produttore. Da qui la nostra proposta di estendere il Sian a livello europeo, per garantire controlli omogenei e in tempo reale su tutta la filiera”, ha spiegato. Altro punto critico evidenziato in audizione riguarda il ‘traffico di perfezionamento attivo’, che consente importazioni agevolate di olio proprio durante la raccolta nazionale. “Non capiamo perché si debba importare quando ancora non conosciamo il livello della produzione interna – ha sottolineato Granieri –. Posticipare l’inizio delle importazioni sarebbe una misura di buon senso per evitare distorsioni di mercato. Proponiamo inoltre di introdurre il documento di trasporto elettronico per le olive, come previsto dalla legge 206/2023 sulla tracciabilità, e di ridurre i tempi di classificazione degli oli per garantire maggiore trasparenza”. Granieri ha poi richiamato l’attenzione sul ruolo strategico dell’olivicoltura italiana, che garantisce 50 milioni di giornate lavorative e presidia aree interne e difficili del Paese. “È un settore che vale non solo per il mercato ma per la tenuta sociale dei territori. Dobbiamo proteggerlo da chi vuole sfruttare il marchio Italia senza rispettarne le regole. Pur essendo oggi il terzo produttore mondiale, l’Italia mantiene una leadership qualitativa grazie alle oltre 500 varietà autoctone e a una capacità produttiva che nessun altro Paese può eguagliare senza costi aggiuntivi. Abbiamo una chance unica nel mondo – ha concluso Granieri – ma per difenderla servono controlli europei più stringenti, tracciabilità completa e regole che premino la qualità e non la speculazione”. |
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