il Punto Coldiretti

Tabacco, quando il valore della filiera sostiene la biodiversità

La filiera tabacchicola italiana rappresenta un modello unico in cui l’innovazione e la sostenibilità ambientale convivono generando benefici che vanno ben oltre la sfera economica, pur sempre rilevante e cruciale. Questo percorso prende forma grazie all’accordo Coldiretti-Philip Morris Italia con impegni di lungo periodo formalizzati nei verbali d’Intesa con il Ministero dell’Agricoltura, anche specificamente rivolti alla tutela della biodiversità. Strumenti contrattuali, ricerca applicata e responsabilità condivisa possano orientare le scelte produttive verso una maggiore resilienza ecologica con degli effetti tangibili e concreti. In questo approfondimento sono riportate una serie di esperienze concrete e progetti che testimoniano come la collaborazione multi-livello tra istituzioni, imprese e agricoltori possa tradurre gli obiettivi di sostenibilità in azioni operative, rafforzando la competitività e la qualità della filiera.

Parco Valle del Menago

Il Parco Valle del Menago è situato nella provincia veronese nel Comune di Bovolone, un’area dove la produzione tabacchicola ha radici storiche profondamente radicate nel territorio e che oggi rappresenta il fulcro della filiera del tabacco in Veneto. Ed è proprio da qui che ha preso avvio un importante intervento di riqualificazione ambientale, pensato per consolidare e proseguire il percorso iniziato trent’anni fa dalle associazioni locali e dall’amministrazione comunale. Il progetto è parte integrante degli impegni assunti con il Ministero dell’Agricoltura per lo sviluppo di progetti di sostenibilità ambientale con l’obiettivo di tutelare la biodiversità e favorire iniziative di recupero degli ecosistemi degradati, al fine di contrastare il rischio idrico, l’inquinamento dell’acqua e limitare le emissioni di CO₂, anche attraverso soluzioni basate sulla natura (nature based solution). La relazione tra il parco e la filiera agricola è circolare: il parco contribuisce a migliorare la qualità dell’ambiente mediante l’assorbimento di CO₂ e restituendo servizi ecosistemici; la filiera, a sua volta, si impegna a pratiche più sostenibili e utilizza in modo responsabile le risorse provenienti dal territorio. Si tratta di un rapporto che si alimenta reciprocamente, trasformando un intervento locale in un modello replicabile. Il tutto nel perimetro del più grande accordo di filiera nel settore del tabacco in Italia e in Europa, quello tra Coldiretti e Philip Morris Italia.

Il progetto BeeLeaf

Il progetto BeeLeaf, parte invece proprio dall’assunto di utilizzare l’ape come bioindicatore per il monitoraggio della salute degli ecosistemi e della qualità ambientale delle coltivazioni in un sistema di produzione integrata come il tabacco. I risultati sono stati sorprendenti nella loro chiarezza: il comportamento delle api vicine ai campi di tabacco non differisce in modo significativo da quello delle api poste in arnie di riferimento in zone più naturali. Il progetto BeeLeaf si trasformerà ulteriormente ed a partire dal 2026 nei campi di tabacco coinvolti nello studio verranno installate barriere floreali: strisce di vegetazione composta da piante nettarifere e specie pollinifere, pensate per aumentare la biodiversità, arricchire le fonti alimentari per le api e facilitare il loro lavoro di impollinazione. Una sorta di corridoio ecologico inserito nel paesaggio agricolo, capace di sostenere tanto le api quanto la qualità complessiva dell’ecosistema.

Lo sguardo della filiera sulla biodiversità

C’è un terzo livello – più tecnico, meno visibile, ma altrettanto determinante – su cui la filiera del tabacco italiana che fa riferimento all’accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris Italia sta lavorando: il monitoraggio sistematico della biodiversità nelle aziende agricole e la sostenibilità dei combustibili utilizzati nella fase di essiccazione. Un aspetto importante su cui la filiera del tabacco sta concentrando i propri sforzi come parte degli impegni presi nell’ambito del verbale di intesa con il Ministero dell’Agricoltura riguarda lo sviluppo di progetti ad hoc volti all’utilizzo di energie alternative/rinnovabili, anche in ambito agro-industriale, per promuovere una maggior integrazione dell’intera filiera e massimizzare i benefici dell’economia circolare. Tra questi progetti in particolare troviamo quello riguardante  i forni, il cuore tecnologico del processo produttivo, quelle strutture dove le foglie appena raccolte vengono fatte essiccare. È qui che entrano in gioco GPL, metano e soprattutto biomassa, combustibili che incidono non solo sui costi di produzione ma anche sul profilo ambientale dell’intera coltura. Per questo la filiera del tabacco italiano non ha solo stimolato la sostituzione dei combustibili fossili con la biomassa, ma ha anche aderito a un programma di monitoraggio che punta alla tracciabilità totale delle fonti energetiche. L’acqua poi è il primo fattore critico per qualsiasi coltura, e il tabacco non fa eccezione. Non è solo una risorsa: è la variabile che determina crescita, resa, qualità del prodotto finale. Per questo, all’interno dell’accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris Italia è stato introdotto il Local Risk Assessment (LRA), uno strumento che analizza in modo sistematico i bacini idrografici in cui ricadono le aziende della filiera e misura il livello di rischio idrico a cui sono esposte. Una sorta di radiografia del territorio, pensata per capire quanto gli equilibri idrici locali possano influenzare la produzione agricola. Un altro tassello decisivo della ricerca agronomica riguarda lo studio dell’utilizzo di molecole alternative più sicure e con un minore impatto sull’ambiente per la gestione integrata delle avversità durante la stagione di crescita. 

Conclusioni

Tutte queste pratiche mostrano in modo evidente la direzione verso cui si sta muovendo la filiera tabacchicola nazionale con un approccio concreto che non punta solo a proteggere il raccolto, ma a costruire un’agricoltura più stabile, resiliente e capace di stabilire un rapporto più equilibrato con l’ambiente circostante. In questo percorso, l’accordo di filiera tra Coldiretti e Philip Morris Italia assume un ruolo determinante, perché consente di trasformare obiettivi strategici in azioni operative, generando valore non solo economico, ma anche ambientale e sociale per i territori coinvolti.

Ciò che emerge è un cambio di paradigma: l’agricoltore non è più solo produttore di materia prima, ma custode attivo del territorio. La filiera non è un semplice meccanismo economico, ma uno strumento capace di generare valore ambientale e sociale per i territori. In un contesto segnato da cambiamenti climatici sempre più evidenti e da una crescente fragilità degli ecosistemi, questa integrazione diventa una condizione necessaria. Tutte le pratiche descritte indicano una direzione: quella di un’agricoltura che misura i propri impatti e investe nel futuro del territorio che la sostiene. È in questa capacità di tenere insieme produzione e biodiversità, memoria e innovazione, che si gioca la credibilità — e la sostenibilità — delle filiere agricole dei prossimi decenni.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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