Olio, storico accordo di filiera e più controlli anti-truffe
Con il fatturato dell’olio d’oliva salito al valore record di 3 miliardi di euro, una ulteriore spinta al settore arriva ora dallo storico accordo di filiera che ha coinvolto le organizzazioni dei produttori olivicoli, l’industria olearia, il commercio all’ingrosso e del confezionamento dell’olio di oliva e le organizzazioni rappresentative dei frantoiani. A sottolinearlo è la Coldiretti, in occasione della Giornata nazionale dell’extravergine italiano promossa a Bari. L’accordo promosso assieme a Unaprol ha validità triennale a partire dalla campagna di commercializzazione 2015-2016 e sancisce l’impegno dei produttori a garantire specifiche qualità organolettiche del prodotto, tracciato, in linea con i parametri comunitari certificati da laboratori accreditati, ma anche il pagamento di 40 centesimi di euro al chilo in più rispetto ai prezzi di mercato, rilevati sulla Borsa merci di Bari, per partite di oli extra vergine di oliva qualitativamente superiori e con un’acidità massima di 0,4%. Nello specifico vengono definite le caratteristiche dell’olio extra vergine di oliva, standard di qualità elevati, sicurezza alimentare, modalità e tempi di consegna di uno stock di 10mila tonnellate di prodotto che dovrà essere consegnato entro marzo 2016 con scadenza ogni prima settimana del mese e quantitativi variabili tra mille e le tre mila tonnellate a partire dalla firma dell’intesa. A garanzia nell’accordo si stabiliscono altresì i termini di prelievi e campionamenti per analisi; le procedure per dirimere le controversie e i tempi di pagamento. “L’aumento costante del consumo di olio di oliva che nel mondo ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni apre grandi opportunità che il Made in Italy deve saper cogliere”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel precisare che “per farlo deve puntare sull’identità, sulla legalità e sulla trasparenza per recuperare credibilità anche all’estero”. Ma intanto continua l’invasione di olio tunisino, con le importazioni dal Paese africano che sono aumentate del 734 per cento nel 2015, pari ad oltre otto volte le quantità rispetto allo scorso anno. Il paese africano diventa il terzo fornitore dopo la Spagna, la quale perde terreno anche a favore della Grecia, con l’aumento del 517 per cento delle spedizioni elleniche verso l’Italia nello stesso periodo. Il risultato è che nel 2015 l’Italia si conferma il principale importatore mondiale di olio di oliva nonostante l’andamento positivo della produzione nazionale. E intanto, proprio a causa dei recenti scandali sulle truffe dell’olio che hanno aumentato la diffidenza, come pure la diffusione di prodotti di importazione di bassa qualità che disorientano i consumatori, gli italiani hanno tagliato del 25 per cento negli ultimi 10 anni gli acquisti di olio di oliva e i consumi a persona sono scesi a 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. |
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