Riforma Pac, il vino e la nuova Politica agricola
La nuova programmazione dell’Ocm Unica prevede lo smantellamento del sistema delle quote che coinvolgerà anche il sistema dei diritti di impianto dei vigneti. L’abolizione del vecchio ordinamento è prevista dal 31 dicembre 2015. Dal 1° gennaio 2016, i diritti di impianto saranno sostituiti da un regime di autorizzazioni che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2030. Con il nuovo sistema gli impianti e i reimpianti saranno consentiti solo previa autorizzazione, concessa su richiesta dei produttori, espressa in ettari e legata ad una specifica superficie. Le autorizzazioni hanno una durata massima di tre anni e, in caso di non utilizzo da parte dell’agricoltore successivamente al rilascio, è prevista una sanzione. Per evitare un eccesso di offerta lo Stato membro, attraverso l’applicazione della clausola di salvaguardia, concede autorizzazioni fino all’1 per cento annuo della superficie vitata nazionale. L’Italia non ha ancora stabilito la suddetta percentuale che potrebbe essere ridotta in alcuni territori a denominazione. Per il rilascio delle autorizzazione lo Stato membro fissa criteri di ammissibilità basati sulla disponibilità di superfice, sulle conoscenze e competenze professionali e sul rischio di una significativa svalutazione di una denominazione. Se le richieste di autorizzazione ammissibili risultano inferiori alla percentuale fissata nell’ambito della clausola di salvaguardia, queste sono tutte accettate, altrimenti sono concesse in proporzione e/o in base a criteri di priorità (giovani produttori, requisiti ambientali, ricomposizione fondiaria, sostenibilità economica, incremento della competitività aziendale e territoriale, incremento della qualità dei prodotti a denominazione di origine e indicazione geografica e aumento della dimensione dei piccoli vigneti). Il reimpianto nella stessa azienda I diritti in portafoglio Gli impianti non autorizzati: cosa fare Il nuovo regime dei pagamenti diretti: diritti all’aiuto anche ai viticoltori, ma senza greening Il presente articolo rientra nel progetto “La nuova PAC – Tra sostenibilità e innovazione. Impatti sulle aree rurali” cofinanziato dall’Unione Europea – DG AGRI. I pareri in esso espressi impegnano soltanto l’autore e non possono essere considerati come costituenti una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea.
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