Gli interventi al Forum Coldiretti di Cernobbio: i politici
Maurizio Sacconi Molti sono stati i temi toccati a Cernobbio, al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione, dal Ministro del Lavoro Sacconi. Dal problema del neo-colonialismo, con gli acquisti di terreni in Paesi Poveri da parte di Paesi più ricchi, alla diffusione degli organismi geneticamente modificati, dalla volatilità dei prezzi agricoli all’uso improprio delle derrate alimentari per fini energetici. Tutti argomenti – ha detto – che devono essere trattati a livello internazionale, in sede comunitaria e del G20. Sempre a livelli sovranazionali – ha proseguito – vanno affrontati anche temi come quello dell’instabilità economica e della sostenibilità del debito. Di fronte a queste sfide per Sacconi è necessario trovare “stelle polari” che possano dare la giusta direzione. In questo senso per il Ministro è fondamentale la dottrina sociale della Chiesa e il recupero delle tradizioni culturali “perché – ha detto – è un declino di valori che si può arrestare recuperando valori come quello della persona e della famiglia”. “Che nessuno si illuda – ha detto il ministro – che si possa riavviare la crescita per decreto, come quando c’era la possibilità di fare forti iniezioni di denaro pubblico nell’economia. La chiave di volta per la crescita del nostro Paese è una antropologia positiva con una deregulation. Bisogna diffidare dei soggetti politici che promettono soldi, perché non ce ne sono. Invece occorrono meno regole, più semplici e dirette”. Sacconi ha annunciato che in questi giorni il Governo lavorerà sulla deregulation per le comunicazioni informatiche e la semplificazione, anche sul fronte della salute e della sicurezza del lavoro. “Noi possiamo affrontare questi temi anche nel settore dell’agricoltura con la diffusione degli organismi bilaterali per governare insieme i rapporti di lavoro. In agricoltura abbiamo avuto più occupazione, una maggiore presenza di giovani, meno infortuni, ma anche una crescita del sommerso. E’ una situazione che non possiamo più tollerare”. In merito ai terreni di proprietà degli enti pubblici, il ministro ha sostenuto la necessità di “stimolare la messa a reddito di queste terre attraverso l’assegnazione alla proprietà diretto coltivatrice”. Sacconi ha auspicato una diffusione della filiera corta anche attraverso la rete di consorzi agrari. “Mi auguro – ha detto – che l’ignobile vicenda della Federconsorzi si concluda con il riconoscimento della patrimonializzazione della Federconsorzi e che da questo venga una spinta per diminuire la dipendenza dell’agricoltura dalla distribuzione esterna”. Saverio Romano L’idea della Coldiretti di alienare i terreni agricoli è una proposta che raccolgo immediatamente: domani incontrerò il Presidente Berlusconi e la porterò già confezionata. Mi convince e lo faccio subito. E’ quanto ha affermato a Cernobbio il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano. Il nostro sistema agroalimentare – ha aggiunto – ha bisogno di alcune scelte chiare, capaci di garantire al comparto tutto un indiscutibile salto di qualità. Dobbiamo accorciare la filiera, per avere un doppio risultato: maggior reddito per gli agricoltori, prezzi migliori e maggiore qualità per i consumatori. E’ necessario unire gli agricoltori per dar loro più potere contrattuale, sostenere la produzione e incrementarla all’insegna della qualità che contraddistingue i nostri prodotti, potenziare la sicurezza alimentare delle nostre eccellenze contro il fenomeno delle contraffazioni, dire no agli Organismi geneticamente modificati. La nostra agricoltura, infatti – ha concluso – è uno straordinario patrimonio di tradizione e sapienza che dobbiamo tutelare a tutti i costi e che non possiamo permetterci di mettere a rischio. Tutto questo non è praticabile senza una proposta agricola italiana unitaria. Antonio Tajani “Non si può disgiungere il discorso crisi dal discorso politica agricola comunitaria, sarebbe un errore separare i due argomenti perché se vogliamo uscire da questa situazione dobbiamo giocare la doppia partita: quella del debito e quella dello sviluppo”. Ha iniziato così il suo intervento al Forum dell’agricoltura di Cernobbio il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani. “L’Italia ha fatto bene con il testo della manovra che è stato giudicato positivamente dall’Unione Europea – ha proseguito – altrettanto deve fare ora sul fronte dello sviluppo”. Su questo aspetto Tajani si è detto convinto che si possano fare molte cose e ha espresso approvazione per la proposta fatta dalla Coldiretti di vendere agli imprenditori la parte di terreni agricoli in mano pubblica. “Non dobbiamo svendere il nostro patrimonio immobiliare – ha precisato – ma possiamo utilizzarlo per avere crediti da parte di banche extraeuropee”. Secondo Tajani però si devono anche fare altre cose, come agire a livello fiscale spostando la tassazione dalle imprese e dal lavoro piuttosto che sulle vendite e dare maggiore flessibilità al mercato del lavoro creando allo stesso tempo gli incentivi per ridurre la precarietà. Si può agire anche sui salari legandoli ad incrementi di produttività e intervenire sul fronte della internazionalizzazione delle imprese e vendere meglio all’estero i gioielli del nostro Made in Italy, anche quelli del settore agroalimentare. “L’agricoltura è un settore importante dell’economia reale – ha affermato – ecco perché deve essere sostenuta e valorizzata oltre che modernizzata”. Tajani ha evidenziato che per molti anni la Pac ha avuto un ruolo preponderante sul bilancio comunitario e la sua revisione era inevitabile, bisogna però capire qual è il modo migliore per rivederla per far si che l’agricoltura sia sempre più un settore dell’economia reale da promuovere. “Gli aiuti comunitari devono essere dati a chi fa veramente agricoltura, non devono esser dispersi ma essere utilizzati per chi effettivamente svolge l’attività agricola e crea anche occupazione. Parlando del suo impegno in sede comunitaria, Tajani ha detto che nel corso del dibattito relativo alla proposta di riforma della Pac sono state prese alcune importanti decisioni come la cancellazione del termine del 2028 per la introduzione di pagamenti uniformi e questa è una scelta che va a sostegno dell’economia reale”. “Anche sul greening si è discusso molto – ha spiegato -; io sono un convinto sostenitore della lotta al cambiamento climatico e della difesa dell’ambiente ma non si possono chiedere agli imprenditori sacrifici superiori a quelli che possono fare”. Esprimendo apprezzamento per la visione che la Coldiretti ha della filiera e della sua organizzazione, ha concluso sottolineando che l’Europa ha innate risorse per superare le difficoltà, è però necessario fare di più ed essere capaci di mettere in campo una governance dell’economia. “La scelta intergovernativa non è stata sufficiente – ha commentato – servono scelte comunitarie. Nel futuro dell’economia comunitaria l’agricoltura non può stare in panchina o giocare il ruolo di riserva permanente, ma con i necessari aggiustamenti può guardare anche oltre la Pac. Un’agricoltura moderna può guardare con attenzione anche al settore della ricerca applicata e dell’innovazione dove può trovare nuovi finanziamenti”. Roberto Formigoni "Vogliamo stupire i cittadini del mondo che verranno all’Expo del 2015 anche con la bontà e il gusto sopraffino dei nostri cibi e delle nostre bevande, aiutandoli ad apprezzare il prodotto marchiato Italia e Lombardia". Così Roberto Formigoni al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio (Como). Sulla promozione dei prodotti agroalimentari di qualità Regione Lombardia sta portando avanti tre assi di intervento: il primo riguarda gli strumenti e gli eventi di valorizzazione delle tipicità enogastronomiche, della filiera corta e della vendita diretta; il secondo è finalizzato alla promozione sul mercato nazionale ed estero; il terzo asse è relativo all’agricoltura biologica che da sempre riceve una particolare attenzione da parte della Regione. C’è anche l’impegno sul fronte della ricerca: dopo aver inaugurato il Centro vitivinicolo di Riccagioia, "stiamo per aprire – ha annunciato Formigoni – il Polo regionale di Carpaneta a Mantova per la filiera zootecnica energetica ambientale". Sulla partita relativa ai finanziamenti Ue, la Lombardia è vigile per fare in modo che "la nuova Politica agricola comunitaria – ha concluso il Presidente – non penalizzi il tipo di agricoltura intensiva e avanzata che noi pratichiamo. Abbiamo già presentato diversi memorandum: chiediamo al Governo di fare un’azione forte perché, essendo uno dei Paesi fondatori dell’Europa, l’Italia faccia ascoltare la propria voce in maniera decisa". Francesco Rutelli L’enorme difficoltà della nostra situazione economica esigerebbe una convergenza straordinaria del nostro Paese, la tendenza però – ha detto Rutelli – non mi pare questa. Mi auguro che la saggezza delle forze rappresentative dei mondi produttivi dell’agricoltura invece emerga. Mi auguro che nel decreto sviluppo ci siano delle misure che interessano la nostra filiera. Occorre – ha proseguito – dare stabilità a chi lavora e a chi investe nel settore agricolo. Gli ultimi dati ci dicono che stanno calando le imprese e sta calando il reddito per addetto. Anche se nel sud si è rilevato un aumento dell’occupazione nel settore agricolo, a differenza del settore dell’industria. In questa situazione c’e’ bisogno di stabilità e quindi anche di avere un ministro dell’agricoltura che rimanga in carica a lungo. L’agricoltura pesa poco come addetti nel nostro paese, ma non va dimenticato che non c’è possibilità di avere sicurezza alimentare e ambientale senza agricoltura. La sicurezza ambientale e alimentare – ha precisato il Presidente di Alleanza per l’Italia – sono parte della stessa problematica. Nei primi tre mesi di quest’anno le esportazioni di automobili, motocicli, ecc. sono state superate da quelle dell’agroalimentare. Vini e cibo hanno fatto più export dei nostri motori. Tanto di cappello ai produttori agricoli che hanno saputo raggiungere questo risultato. Oggi l’agricoltura subisce due furti: il furto di identità e il furto di reddito. In questa situazione è importante cha la Pac tuteli i produttori e l’agricoltura italiana. E’ anche per questo – ha aggiunto – che serve la stabilita di avere un ministro che si faccia rispettare in Europa. Penso che questo sia un impegno che può accomunare maggioranza e opposizione. Allo stesso tempo noi dobbiamo difendere dell’agricoltura italiana ciò che voi chiedete:trasformare le materie agricole in cibo per aumentare potere contrattuale delle filiera, per ridurre la morsa delle speculazioni sulle materie prime. Costruire un modello di rappresentanza che coinvolga cooperative e consorzi agrari. Trovo molto bella la proposta di Coldiretti di utilizzare i terreni del Demanio per incoraggiare i giovani a lavorare in agricoltura. Penso sia un cosa di inserire, se ci sono le condizioni, nel decreto per lo sviluppo. E’ importante fare una campagna di informazione per far conoscere alle nuove generazioni il valore del lavoro fisico. Bisogna dare – ha concluso Rutelli – il messaggio che lavorare in agricoltura sia qualcosa in più, non in meno e far comprendere ai giovani quanto siano moderni l’agricoltura e l’agroalimentare e quante opportunità possano offrire. Anche l’Expo 2015 deve essere un’occasione per far avvicinare i giovani al settore agricolo. Enrico Letta In molti abbiamo pensato che la fase che stiamo vivendo avrebbe portato cambiamenti, ma non in modo così repentino. Dopo gli scatoloni di Lehman Brothers – ha detto Enrico Letta al Forum Coldiretti – si è pensato che forse i cambiamenti avrebbero interessato i nostri figli, ma dopo aver visto l’affanno di Obama è stato chiaro che le cose sarebbero già cambiate per noi. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a mutamenti epocali dal punto di vista tecnologico e demografico (allungamento vita media),così come è finito l’eurocentrismo e siamo passati alla globalizzazione. Le politiche su cui è stata impostata la seconda repubblica devono cambiare, soprattutto quelle relative al deficit del nostro Paese. Negli ultimi 90 giorni – ha dichiarato Letta – è cambiato il mondo. Oggi non basta più solo tenere sotto controllo il deficit ma bisogna anche intervenire sul debito, facendolo scendere in modo deciso, e innescare un processo di crescita. Noi abbiamo grandi potenzialità. Ad esempio la geografia è ritornata centrale. La nostra collocazione non solo ci ha permesso di non spendere per la difesa ma è interessante dal punto di vista commerciale, perché ci troviamo sulle rotte che compiono molte merci. Un altro punto a nostro vantaggio è – secondo Letta – che noi siamo proprietari e grandi risparmiatori. Inoltre siamo un Paese che ogni giorno ha milioni di persone che alzano le saracinesche, come ad esempio gli imprenditori agricoli, quegli imprenditori agricoli che devono essere al centro della riforma della Pac. Ma cosa deve fare oggi la politica? si è chiesto il vice segretario del Pd. Innanzitutto valorizzare i patrimoni pubblici e privati in modo intelligente. Abbiamo però bisogno soprattutto di una politica credibile e capace di chiedere sacrifici in modo credibile. Per questo proprio la politica deve essere la prima a far sacrifici oltre che ad indicare gli obiettivi. Abbattendo i costi della politica non si appiana il nostro debito, ma si manda un segnale importante. Bisogna poi trovare le risorse per creare occupazione per i giovani e fare scelte intelligenti per quanto riguarda le infrastrutture. Ci troviamo – ha poi affermato – in un’area con 20 milioni di europei ricchi che per le nostre non scelte fanno la fortuna di altri paesi (1000 passeggeri in più, sono 1000 posti di lavoro in più). Per quanto riguarda la riforma fiscale – il tema dei temi – bisogna far sì che aiuti chi ha voglia di investire e penalizzi chi sta fermo. Un altro aspetto importante è quello del costo del lavoro. Molti dei nostri problemi – ha concluso Letta – derivano dal fatto che il lavoro flessibile costa meno del lavoro stabile e ciò ha penalizzato soprattutto i giovani. Deve però essere chiaro che un paese che non ha trentenni nel motore è un paese che non ha futuro. Per questo dobbiamo rilanciare i nostri giovani. Gianni Alemanno Il programma che portiamo avanti tiene conto della differenza tra città e campagna, con l’obiettivo di distinguerne la reciproca influenza. Al Forum Coldiretti di Cernobbio il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha fatto una panoramica sulle politiche di sviluppo dell’agricoltura messe in campo nella Capitale. Area agricola e aree urbane sono confuse, senza distinzione precisa. Si hanno aree urbanizzate e aree agricole confuse con aree urbane. Nelle prossime manovre, le associazioni agricole parteciperanno alle attività di concertazione per valorizzare i terreni agricoli – ha annunciato il primo cittadino – . Intanto, non si può non ribadire un ulteriore no al condono edilizio che provocherebbe problema serio. Ci sono 260mila pratiche di condono non portate a buon fine. La proposta di vendere i terreni alle imprese agricole è un tema forte. La stima di 6miliardi è una previsione in difetto, aggiungere anche quelle detenute da regioni e province. Ogni anno dobbiamo reinvestire per remunerare deficit di bilancio. Tra le iniziative messe in campo c’è l’agricoltura che invade la città – ha ricordato Alemanno -: a San Teodoro è nato il Mercato di Campagna Amica della Coldiretti, che ha un valore anche turistico, ma abbiamo in progetto di farne altri quattro e il prossimo sarà a Corviale, riprendendo un mercato rionale abbandonato. Valorizzeremo anche le Botteghe di Campagna Amica e gli orti urbani e, ancora le fattorie didattiche e sociali. C’è poi l’idea della Fiera di Roma per una grande fiera dell’agricoltura nella Capitale. E’ inoltre pronto il bando per le mense scolastiche con il riferimento al prodotto a km zero. Roma può essere un grande comune agricolo – ha concluso Alemanno -, più grande d’Europa. Sulla crisi, l’Europa ci chiede grande disciplina e forza. Deve esserci scambio, accettiamo discipline di bilancio ma vogliamo politiche che siano in grado di rilanciare puntando sulle distintività competitive (etichettatura e PAC). Bisogna spostare le risorse dalla rendita alla dimensione produttiva. Colomba Mongiello Segretario del Consiglio di Presidenza del Senato della Repubblica Il lavoro è una precondizione della crescita – ha esordito Colomba Mongiello – Voglio ricordare che solamente in Italia ci sono 400mila lavoratori agricoli a nero e dico anche questo problema che non può essere derubricato al sud perché è esteso in tutta Italia. Il lavoro nero, la legalità e le condizioni lavorative sono centrali nella strategia di valorizzazione dell’agricoltura italiana e del Made in Italy. Noi ci occupiamo troppo spesso del prodotto agricolo, ma troppo poco del lavoro umano che è all’origine di questo prodotto. Io sono preoccupata perché nel documento della Pac le prime linee guida privilegiano l’estensione e la superficie sul valore aggiunto, il made in Italy e il lavoro umano. Noi dobbiamo creare – ha aggiunto – un’attività di lobbying per fare in modo che certe linee guida vengano cancellate. Al giorno d’oggi una giovane impresa che punta sul made in Italy, sulla qualità del prodotto, sulle giuste condizioni lavorative, si trova sul mercato in mezzo alle speculazioni e alle truffe agrarie. Quindi è normale che queste imprese rischino di trovarsi in grave difficoltà. La legalità è la premessa, ma non può essere vista come vessazione e iniquità, altrimenti il lavoro delle forze di polizia e dei magistrati è assolutamente inutile. Io penso – ha proseguito il Segretario del Consiglio di Presidenza del Senato – che dobbiamo distribuire il costo del lavoro su tutti i componenti della filiera. Il presidente Paolo Russo ha parlato dei voucher, ma io voglio dire che questi sono un aiuto, ma non possono essere la soluzione. Sono un sistema sostitutivo perché se io decido di fare l’agricoltore e dedico la mia vita e la mia giornata a questo mestiere, devo avere diritto all’indennità di disoccupazione, alla pensione, alle ferie. I voucher servono per chi è uscito dal mercato del lavoro, come i pensionati. Un passo avanti è stato fatto grazie alla legge contro il caporalato, che è una grande legge. Adesso però dobbiamo andare avanti perché non possiamo fermarci alle sanzioni amministrative, ma dobbiamo anche prevedere incentivi e aiuti a quelle imprese che offrono le migliori condizioni di lavoro. Dal lavoro nero – ha concluso la Mongiello – non usciamo solo con le sanzioni, ma con misure che fanno in modo che questo fenomeno emerga e che le aziende ritengano conveniente offrire condizioni di lavoro accettabili. Dario Stefano Per il coordinatore della commissione Politiche agricole della conferenza Stato-Regioni, Dario Stefàno, dalla nuova Pac “si annunciano effetti devastanti, che preoccupano sul piano della tenuta e della sostenibilità del nostro sistema produttivo. Tuttavia non tutto è già scritto e possiamo migliorare anche se partiamo da una posizione svantaggiata”. Secondo Stefàno è necessario che il negoziato sia giocato come sistema Italia, con una posizione comune. A questo può servire il documento delle regioni, presentato a organizzazioni di rappresentanza, Camera, senato, Governo e parlamentari europei. “Siamo disposti come regioni – ha detto Stefàno – a lavorare assieme a due condizioni: far parte della delegazione che va a trattare in sede Ue e essere presenti nel gruppo di contatto con il ministero dell’Economia”. Le priorità da sostenere nei confronti dell’Ue sono per il coordinatore agricolo delle Regioni sono la rivisitazione del peso del Greening, l’aumento della quota degli aiuti accoppiati, una maggiore equità dell’uso dei fondi. “Per noi – ha detto – è necessario che venga posta attenzione agli strumenti per la gestione del mercato e una sburocratizzazione reale, per cui non occorrano 800 euro per ottenere un aiuto di 1.000” secondo Stefàno, lo scarso peso dell’Italia dipende dalla difficoltà di generare alleanze in Italia e in Europa. “Il primo punto è riuscire ad avere autorevolezza – ha concluso – al nostro interno, per averla poi a livello internazionale”. Paolo Scarpa Bonazza Buora L’approccio giusto in una situazione difficile è un approccio unitario, virile, forte, solidale. Impariamo dai francesi ad essere monolitici in Europa. Lo ha detto Paolo Scarpa Bonazza Buora, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato al Forum Coldiretti di Cernobbio. Paolo Russo Dopo la soppressione dell’ICE e il suo recupero è necessario evitare che si verifichino altri casi come quello della Simest denunciato dal Presidente Marini. Lo ha annunciato al Forum Coldiretti di Cernobbio Paolo Russo, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Stiamo attivando iniziativa per sostenere la performance dell’internazionalizzazione delle nostre imprese all’estero. La legalità è centrale sul fronte dello sviluppo; dopo i casi di Castelvolturno e Rosarno abbiamo attivato un’indagine conoscitiva per capire l’entità del fenomeno nel settore agricolo. L’indagine, ancora in corso – ha spiegato Russo -, ha evidenziato che anche a causa della crisi il nostro paese risulta particolarmente esposto su questo fronte. Una debolezza che deriva anche dalla sua impostazione. E’ proprio in primis il fronte del lavoro agricolo che risulta toccato dall’illegalità, per alcuni sue caratteristiche come la stagionalità del lavoro, l’utilizzo della manodopera extracomunitaria e la mancanza di centri per l’impiego. C’è però anche qualche elemento positivo. Nella manovra estiva il governo ha introdotto anche norme che tutelano la legalità del lavoro e prevedono pene severe per chi non la rispetta. Si sta quindi cercando di dare risposte adeguate al grave problema dell’illegalità. Ad esempio è stata estesa anche al settore agricolo la possibilità di avvalersi di lavoratori occasionali tramite i voucher. Tale nuova tipologia – ha ricordato il Presidente della Commissione Agricoltura – è stata però prevalentemente utilizzata nelle regioni settentrionali. L’obiettivo di questo strumento è stato proprio quello di favorire l’emersione del lavoro nero. Non va dimenticato che il settore si confronta anche con alcune difficoltà , come la scarsa competitività e il frazionamento eccessivo delle imprese. Inoltre il ricavato dell’attività agricola risulta penalizzato rispetto al prezzo finale richiesto al consumatore. La criminalità sta assumendo un ruolo sempre più marcato nelle realtà dei mercati all’ingrosso e per quanto riguarda il riciclaggio di capitali. Si sta però facendo molto anche sul fronte dei controlli, in particolare in zone sensibili come i porti. (Es .olio senza indicazioni sequestrato nel porto di Salerno,il falso pomodoro s. Marzano sequestrato nel porto di Napoli). Ma la partita non è ancora vinta. La legalità continua ad esser centrale per lo sviluppo del paese. Purtroppo i dati indicano che l’Italia è ai vertici per questo fenomeno. Bisogna però capire se è perché siamo propensi alla criminalità o perché abbiamo la capacità di contrastarlo. Tra le varie attività di prevenzione messe in campo, è stata presta una grande attenzione alla mozzarella DOP. La prevenzione dell’illegalità in questo comparto ha portato all’aumento dell’export e del prezzo del latte corrisposto al produttore. Bisogna trovare ora un sistema di coordinamento dei diversi controlli per evitare che diventino oppressivi. La partita del decreto di sviluppo dovrà riguardare anche questo. Va rilevato che quando lo stato fa sul serio e c’è un meccanismo di controllo efficace si raggiungono importanti risultati. Una maggior rispetto della legalità – ha concluso Russo – si traduce in una maggiore qualità e sicurezza alimentare peri consumatori e una maggiore certezza di reddito per i produttori. Giovanni Fava Il presidente della commissione sulla contraffazione e pirateria, Giovanni Fava, ha annunciato che dopo otto mesi di lavoro della commissione è già pronto un nuovo testo sul problema, da cui emerge che non servano nuove leggi, ma che vadano applicate quelle esistenti. Le norme in larga parte sono sovranazionali, ma nei Paesi del Nord Europa c’è scarsa interesse sul tema delle denominazioni d’origine. “Noi abbiamo una cultura della contraffazione – ha detto – e quindi c’è attenzione al problema che è invece poco sentito altrove, per cui prodotti contraffatti provenienti dalla Cina possono entrare facilmente in porti del Nord Europa dove i controlli non sono rigorosi come da noi”. Annunciando che martedì prossimo sarà pronto il primo testo sulle contraffazioni agroalimentari, Fava ha ricordato che in Italia il fenomeno di merci contraffate ha un valore di 7 miliardi di euro, di cui 5 riguardano l’alimentare. “E’ un danno non solo per il settore, ma per tutto il sistema Paese. Pensiamo che nel mondo le contraffazioni valgono qualcosa come 200 miliardi di euro”. La situazione delle contraffazioni per il settore agroalimentare, secondo fava, si aggrava se consideriamo l’italian-sounding, che nel mondo ha un valore di 55 miliardi di euro. “E’ un argomento – ha detto – difficile da far comprendere nei paesi dove si sviluppa. Per contrastarlo occorrerebbero accordi bilaterali tra Stati, anche se l’Italia si trova in posizione debole”. Ermete Realacci Il tema della sostenibilità della filiera agricola no food deve essere collocato nelle sfide più generali del paese. E’ una questione importante e deve essere regolata con norme molto chiare”. Lo ha detto il responsabile Green Ecomy del PD Ermete Realacci intervenendo all’XI forum dell’agricoltura di Cernobbio. “In passato- ha detto – l’Unione Europea ha fatto anche delle sciocchezze come quando ha stabilito l’obbligo di addizionare ai carburanti una quota di carburanti vegetali perché non si non si è fatto un ragionamento sulla filiera. Può essere infatti che addizionare carburante vegetali faccia più danni che non addizionarlo. E’ noto a tutti che l’etanolo da mais degli stati uniti richiede più petrolio per essere prodotto rispetto a quanto restituisce in termini energetici”. Realacci ha evidenziato che anche l’Europa deve cambiare rotta e l’Italia deve fissare le regole. Questo perché ci sono un mare di richieste di impianti non collegati a una filiera territoriale. E quando si fanno impianti di grandi dimensioni è chiaro che a quel punto devono essere importate dall’estero le produzioni. Questo è un problema per il food e un motivo di competizione con l’agricoltura. Quindi è importante modulare gli incentivi per evitare che ciò accada. Gli incentivi devono essere molto più bassi di base, tendenzialmente escludere prodotti utilizzabili nella filiera agricola e avere aumenti di incentivi invece per esperienze più virtuose. “Come è noto – ha detto Realacci – esiste un problema di nitrati in pianura Padana. Da anni siamo in procedura di infrazione con l’unione europea che deroghiamo sempre. Affrontiamo invece la questione come è stato fatto con i pannelli fotovoltaici, che hanno avuto incentivi per sostituire per l’amianto. Anche in questo caso il problema centrale è quello delle regole. Questo però non deve mettere in discussione la possibilità di legare l’agricoltura alla produzione dell’energia e della chimica. E’ una nuova frontiera che pone l’agricoltura in una prospettiva molto interessante perché mette in moto nuove economie”. Infine Realacci ha precisato che bisogna collocare queste temi nel panorama della crisi generale, recuperando una visione umanistica dell’economia. “L’Italia c’è la può fare se scommette su se stessa e sulle cose che sa fare. Possiamo competere se difendiamo nostre specificità”. |
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