Da Italia, Francia e Spagna no al riconoscimento Igp per l’aglio cinese
Si è svolto a Piacenza l’incontro Italia-Francia-Spagna sulle problematiche della coltivazione dell’aglio. Dopo aver analizzato gli andamenti produttivi e le dinamiche dei prezzi, le delegazioni dei tre paesi si sono confrontate sulla richiesta presentata dalla Cina all’Unione Europea per ottenere il riconoscimento Igp per l’aglio prodotto nella regione dello Jinxiang. L’Ue ha previsto che anche prodotti di territori non comunitari possano avere l’Igp, puntando sul mutuo riconoscimento delle denominazioni come strumento per combattere la contraffazione. I produttori di Italia, Francia e Spagna sono però preoccupati che il marchio comunitario possa essere fuorviante per i consumatori che, trovandolo sulle confezioni, potrebbero pensare che si tratti di un prodotto Ue. Inoltre, i quantitativi di aglio cinese che si potrebbero avvalere della denominazione d’origine sono tali da poter inondare l’Unione, visto che si tratta di oltre 5 volte la produzione comunitaria. Per evidenziare queste ed altre preoccupazioni, i rappresentanti dei produttori di Italia, Francia e Spagna hanno deciso di produrre un documento unitario per spiegare le ragioni della contrarietà al riconoscimento. Il documento verrà poi proposto alle rappresentanze ministeriali dei tre paesi, per dare il via ad un’azione coordinata. In Italia la coltivazione di aglio interessa oltre 3.000 ettari, per una produzione attorno alle 30.000 tonnellate. I consumi sono soddisfatti al 50% dalle importazioni. La Cina è stata spesso al centro di denunce dell’Olaf (l’Ufficio europeo per la lotta antifrode), per le operazioni di triangolazione che modificano l’origine del prodotto cinese in modo da non pagare il dazio, provocando perdite al fisco per milioni di euro e danni ai produttori comunitari di aglio. |
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