I flash della relazione del presidente di Coldiretti, Sergio Marini, all’Assemblea nazionale della Coldiretti al Palalottomatica di Roma
“Il futuro deve riaffermare il primato rispetto all’oggi e la strategia deve prevalere sulla tattica di corto respiro. Se il tema della manovra è pagare più o meno tasse, avere più o meno incentivi, fare più o meno tagli non c’è dubbio che la risposta è scontata. Se invece traguardiamo il futuro e il tema diventa se accettiamo che il nostro destino sia quello della Grecia oppure se accettiamo che i nostri figli debbano andare in giro per il mondo a cercare lavoro e vergognarsi di provenire da un Paese in cui i genitori ingordi li hanno caricati di debiti, allora sono sicuro che il popolo italiano sarà disponibile a fare sacrifici. Il punto è però un altro e riguarda la capacità della Politica di proporre soluzioni eque che non generano sospetti e soprattutto di avere il coraggio di prendere provvedimenti che nel breve periodo sono impopolari. La Politica è disposta a fare questa scommessa?”.
Lavoro, solo in agricoltura i giovani non calano
“L’agricoltura è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori agricoli under 30 negli ultimi quindici anni, mentre nell’attività manifatturiera tale percentuale si è più che dimezzata. La presenza di giovani agricoltori è rimasta percentualmente stabile a conferma che il ricambio generazionale in agricoltura è più alto che in altri settori. Il fatto che da decenni si parla di imprese agricole condotte da anziani non solo non è vero, ma laddove accade rappresenta un fatto fisiologico in quanto i non più giovani nelle campagne rimangono in famiglia a dare una mano fino alla fine, magari anche come titolari di azienda. Non c’è dunque una contrapposizione generazionale frutto di un arretramento culturale, ma semplicemente una modernità sociale di cui – ha concluso Marini – siamo ben orgogliosi”.
Crisi, sancire il primato della politica sull’economia
“Bisogna recuperare il ruolo della Politica nell’interpretare i bisogni dei cittadini senza farsi condizionare dall’economia e dalla finanza che spinge verso un modello di sviluppo che ha favorito le speculazione e nuove povertà. Oggi occorre recuperare il primato della Politica capace di interpretare i bisogni dei cittadini e di fare regole per il funzionamento dell’economia reale alla quale la finanza deve porsi a servizio. Le criticità del mercato del cibo, a partire dalla volatilità che danneggia imprese agricole e consumatori, è il prezzo che paghiamo per aver invertito questa gerarchia valoriale. Oggi nel mondo la finanza nella sua forma più spietata della speculazione governa l’economia reale, la politica. per scelta o per necessità, non regolamenta il mercato e la gente paga il prezzo per tutti di questa anomalia. Recenti studi dimostrano che nel mondo abbiamo riserve di cibo sufficienti solo per 116 giorni e che nel 2010 l’arretramento della politica e delle regole ha permesso un nuovo colonialismo attuato dalle multinazionali e dai fondi sovrani che hanno acquistato terreni in Africa per una superficie equivalente alla Francia. Bastano questi due dati per dimostrare che il cibo e l’agricoltura debbono essere riportati dalla politica al centro delle strategie di sviluppo del Paese”.
Etichetta, l’Italia applichi la legge sul made in Italy
“L’Italia deve avere il coraggio di applicare la legge nazionale sull’obbligo di indicare la provenienza in etichetta su tutti gli alimenti approvata dal Parlamento all’unanimità lo scorso anno che si è dimostrata lungimirante come dimostra l’adozione da parte del parlamento Europeo del regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori. All’Unione Europea ci sono voluti quasi sei anni prima di arrivare alle stesse conclusioni dell’Italia sull’obbligo di indicare l’origine del carne di pollo che in Italia è in vigore dal 17 ottobre 2005 a seguito dell’influenza aviaria. Non possiamo attendere ancora due o tre come prevede l’Ue per vedere etichettate con l’origine anche le carni e il latte utilizzati in alimenti trasformati, come prosciutti, salami e formaggi in una situazione in cui la metà delle mozzarelle e tre prosciutti su quattro sono ottenuti da latte e carne di animali allevati all’estero senza alcuna informazione per il consumatore. Il regolamento adottato dal Parlamento Europeo prevede l’estensione dell’obbligo di etichettatura di origine, già in vigore in tutta Europa per la carne bovina, ad altre carni (maiale, pollame, agnello e capra) mentre spetta alla Commissione europea il compito di esaminare l’opportunità di estendere un sistema di etichettatura obbligatoria alle seguenti categorie di alimenti latte, latte impiegato come ingrediente, carne utilizzata come ingrediente, alimenti non trasformati, alimenti mono-ingrediente e ingredienti che rappresentano più del 50% dell’alimento”.
Ogm, la decisione del Parlamento rafforza il no dell’Italia
“La decisione del Parlamento Europeo di consentire agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm) per “motivi ambientali’ rafforza la decisione dell’Italia di chiedere l’applicazione della clausola di salvaguardia a livello comunitario per mantenere il territorio nazionale libero da Ogm, come richiesto dalla maggioranza dei cittadini. L’Italia deve sostenere il voto del Parlamento europeo in plenaria dove una maggioranza schiacciante si è espressa a favore del diritto degli Stati membri (e delle loro regioni) di vietare la coltivazione nel loro territorio di Organismi geneticamente modificati (Ogm), anche se sono autorizzati a livello comunitario. Sulla base dei risultati dell’ultima indagine annuale Coldiretti-Swg "Le opinioni di italiani e europei sull’alimentazione”, il 73 per cento dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali”.
Lavoro facciamo emergere l’Italia del buonsenso
“Dobbiamo fare emergere quell’Italia del buonsenso di cui è ricco il Paese che non merita di essere rappresentato solo dalla crisi etica della vita pubblica. Non ci stiamo a che la rappresentazione del nostro Paese si esaurisca nel deficit di etica nella vita pubblica, esiste un’altra Italia, alla quale ci sentiamo di appartenere, che è tessuto connettivo, intelaiatura del Paese, un’Italia che lavora, si assume responsabilità e ci permette, nonostante tutto, di stare in piedi. Questa Italia dobbiamo farla emergere affinché traghetti il Paese verso un futuro migliore”.