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Si rafforza il primato italiano di Dop e Igp, prodotti a quota 213

Si rafforza il primato dell’Italia in Europa nelle produzioni alimentari di qualità. Il nostro Paese sale a quota 213 tra Dop e Igp, ma i volumi delle vendite crescono solo grazie alle esportazioni, mentre sul mercato nazionale si registra una flessione della domanda, compensata solo dall’aumento dei prezzi. E’ quanto emerge dalla “Indagine 2010 sulle produzioni Dop e Igp su consumi, fatturato ed export” dell’Ismea.
 
Secondo i dati dell’Istituto la Francia resta ferma a 176 produzioni certificate, la Spagna a 140. E il distacco cresce: il nostro tasso di crescita nel numero di denominazioni è doppio rispetto al dato medio europeo: +15,4% nel 2009 contro il +7,4% del resto dell’Ue, e prospettive ancora migliori per il 2010. Con 20 nuovi entrati da gennaio a oggi il numero di inserimenti ha già superato quello del 2009.
 
Il settore, secondo l’Istat, conta 82.120 operatori tra produttori e trasformatori, 138.900 ettari utilizzati, e 47.300 allevamenti. Alla rilevante crescita dei riconoscimenti, però, sottolinea Ismea, non sembra corrispondere un altrettanto importante incremento di fatturato. Oltre l’80% del giro d’affari rimane concentrato su una decina di grandi marchi, gli stessi prodotti blasonati che varcano i confini nazionali, mentre la gran parte delle produzioni sviluppano fatturati molto limitati, peraltro conseguiti spesso a livello locale.
 
Per mettere in luce questo squilibrio, spiega l’Istituto, è molto efficace il confronto per tipologia merceologica tra peso in termini di numero di denominazioni e fatturato: l’ortofrutta concentra il 38% dei marchi ma la sua incidenza sul fatturato è stimata solo nel 4%; l’olio esprime un peso del 19% sul totale delle denominazioni ma solo del 2% sul fatturato.     
 
Il valore alla produzione di tutto ciò che viene prodotto in Italia tra Dop e Igp, secondo le stime Ismea, vale 5,3 miliardi di euro nel 2009, in crescita del 3% sull’anno precedente grazie all’aumento dei prezzi all’origine. Il valore al mercato finale è stimato invece in 9,4 miliardi, di cui 7,5 in Italia, in calo del 2,8% rispetto allo scorso anno.
 Le vendite oltre frontiera hanno sfiorato nel 2009 il valore di 1,3 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento del 15%. Una vocazione estera che si è consolidata negli ultimi 5 anni, grazie ad un incremento del valore delle esportazioni stimabile attorno al 46% e che trova conferma nel confronto con l’intero settore alimentare. L’incidenza dell’export sul fatturato del comparto Dop e Igp è pari, infatti, al 24% a fronte del 14,2% dell’agroalimentare nel suo complesso.
 
A crescere di più nell’export sono le vendite di formaggi (+11,5%), dei prodotti a base di carne (+21,6%), di quelli ortofrutticoli (+18,3%) e degli oli di oliva (+96,1%). Per gli oli nel 2009 l’incidenza dell’export sul fatturato è stata superiore al 50%, cresciuta via via a partire dal 34% nel 2004. Per i formaggi e’ stata del 27%, contro il 20% del 2004, per gli ortofrutticoli e cereali del 27% a fronte del 15% nel 2004 e per i prodotti a base di carne è passata al 18% dal 16% del 2004.
 
Anche nel caso dell’export, comunque, la parte del leone è di pochi blasonati marchi: i primi 10 prodotti per valore delle esportazioni (5 formaggi, 3 prodotti a base di carne, 1 olio e 1 ortofrutticolo) concentrano quasi il 93% dell’export, quota che raggiunge il 98% se si considerano i primi 15 prodotti (6 formaggi, 5 prodotti a base di carne, 2 oli e 2 ortofrutticoli).

 

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