il Punto Coldiretti

Nocciole, l’Ue deve pretendere di più dalla Turchia

L’annuale incontro tra Unione Europea e Turchia è stato un momento di confronto tra le due delegazioni sicuramente interessante per quanto riguarda l’analisi dell’approccio turco alle problematiche corilicole, ma purtroppo poco utile per l’individuazione di punti condivisibili in materia di strategie commerciali.

Al di là delle previsioni produttive che lasciano il tempo che trovano (i dati presentati dai turchi sono poco attendibili  perché in difetto per almeno 50-100.000 tonnellate), è emersa la difficoltà della Turchia nell’attuare la politica di espianti delle superfici non vocate o da destinare ad altre produzioni.

Si tratta di circa 200-240.000 ettari, su un totale di 670.000 ettari coltivati; la riduzione, nel corso della 1° campagna di espianto, è stata di soli 354 ettari (con 327 produttori!), segnando un risultato che Coldiretti, intervenuta all’incontro, ha ritenuto essere deludente. La risposta della Turchia è stata che, trattandosi di un programma triennale, i risultati andranno valutati a fine periodo. Ma intanto queste nocciole di scarsa qualità arrivano sul mercato, con conseguenze gravi per l’intero settore.

Si è parlato poi della contrazione dei consumi europei di nocciole, anche se nuovi sbocchi di mercato potrebbero aprirsi sui mercati orientali, Cina e India in primis. La delegazione turca ha chiesto di attivare sinergie con gli operatori dell’Unione Europea per promuovere i consumi di nocciole nel mondo. Una “pubblicità” che gioverebbe solo alla Turchia, che produce eccedenze, mentre la produzione italiana – la più rilevante a livello Ue – non è neppure sufficiente a coprire i consumi nazionali e le esigenze dell’industria in termini di export.

A questo proposito Coldiretti ha rimarcato l’occasione persa dall’Unione con il “Fruit school scheme”, il programma comunitario di promozione dei consumi di ortofrutta nelle scuole: uno strumento che sarebbe stato l’ideale per avvicinare i ragazzi – consumatori di oggi e domani – alla conoscenza di un prodotto dalle notevoli proprietà nutrizionali come la nocciola. Coldiretti ha richiesto che venga rivista la norma, con l’inserimento nei programmi promozionali anche della frutta in guscio.

La discussione si è poi spostata sul tema dei controlli e delle aflatossine. La Commissione Ue ha rimarcato il miglioramento della sanità delle nocciole turche importate in Europa mentre la delegazione turca ha presentato una serie di richieste in merito ai controlli: dall’ulteriore innalzamento del livello di residui di aflatossine previsto dall’Unione (con particolare riferimento all’aflatossina B1, non prevista dal Codex Alimentarius), all’abbassamento della percentuale dei controlli dal 10 al 5%, per finire con  la riduzione dei tempi di sosta in dogana per le verifiche.

Il rappresentante della Dg Sanco (Ue) ha evidenziato come, a fronte dei miglioramenti fotografati da un numero inferiore di segnalazioni a livello di Sistema di allarme rapido comunitario (Rasff), permangano in Turchia problemi per i magazzini e lo stoccaggio, entrambi assolutamente non adeguati.

Sul tema è intervenuta Coldiretti, rimarcando la sua contrarietà alla decisione presa a livello comunitario di innalzare i limiti per le aflatossine, essendo queste sostanze cancerogene e genotossiche. L’accusa è quella di tenere un atteggiamento non coerente: se, per un verso, l’Ue continua nel processo di revisione delle molecole di antiparassitari che possono essere impiegate nella difesa delle coltivazioni (con l’esclusione per centinaia di principi attivi e il continuo abbassamento dei limiti dei residui ammissibili), nel caso delle aflatossine opera in senso opposto.

E il tema è stato affrontato al punto seguente, quando la Turchia ha presentato i propri schemi di difesa antiparassitaria, improntati su oltre 20 principi attivi vietati da anni negli Stati membri dell’Unione, provocando le proteste delle delegazioni italiana e spagnola. Ma i turchi sembrano voler andare per la loro strada, senza farsi condizionare dal fatto di essere candidati ad entrare nell’Unione.

E, da questo punto di vista, è deludente l’atteggiamento comunitario che dovrebbe richiedere un maggiore impegno nell’armonizzare la loro normativa fitosanitaria alla nostra e strumenti di mercato non distorsivi della concorrenza con i (futuri?) partner comunitari.

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